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Marlow Briggs and the Mask of Death - review

E se God of War fosse un Indie ambientato in Amazzonia?

Il protagonista classico dei videogiochi, l'eroe per eccellenza, è un maschio bianco, caucasico, d'età imprecisata e solitamente anglofono. Fa quindi sempre piacere vedere un eroe un po' diverso, fa un po' meno piacere vedere questo stesso eroe cadere in altri cliché. Marlow Briggs and the Mask of Death è proprio questo, un cliché ambulante che si ispira, spesso anche in maniera riuscita, a titoli come God of War e Shadowman, senza osare troppo ma cercando il più possibile di ricalcare gli stilemi a cui i giocatori sono abituati.

Il protagonista ad esempio, tale Marlow Briggs, è un eroe riluttante alla Danny Glover ma che, al contrario delle giungle metropolitane di Predator 2 e Arma Letale, si trova immerso in una vera e propria foresta dal sapore amazzonico, nel tentativo di salvare la propria ragazza, rapita dal cattivissimo gangster di turno.

Dove il gioco si discosta un po' dai canoni, citando a piene mani da classici del passato come Shadowman, è nel fatto che l'eroe muoia durante la prima scena, salvo poi essere resuscitato dalla maschera della morte del titolo, che lo accompagnerà per tutta la vicenda in qualità di spalla comica e aiutante.

L'atmosfera è quindi un mix tra archeologia e voodoo, un "tempio maledetto" dove Indie è però sostituito dal nerboruto Marlow che, armato di una strana falce sacra, dovrà tagliuzzare i nemici, tutti uguali, che gli saranno scagliati contro dall'antagonista del gioco nel tentativo d'impadronirsi a tutti i costi del potere che ha resuscitato lo stesso Marlow all'inizio del gioco.

Gli effetti visivi e le movenze di Marlow sono state create per rispecchiare quelle di Kratos e dei più famosi eroi degli action game moderni.

La trama, non particolarmente originale, serve comunque soltanto a fare da sfondo a un gameplay action molto simile ad una versione ridotta di quello del più noto God of War. A stanze piene di nemici da sconfiggere, si alternano con cadenza irregolare brevi fasi esplorative, corse contro il tempo e scontri (non troppo riusciti a dire il vero) con enormi boss di fine livello.

"L'atmosfera è un mix tra archeologia e voodoo"

I combattimenti, tanto nel sistema di controllo quanto nelle movenze del personaggio, ricordano fin troppo da vicino quelli del capolavoro Sony, ma Marlow non è Kratos e ben presto la differenza appare evidente. Il parco mosse è piuttosto ridotto, così come la gamma d'animazioni su cui può contare il personaggio, inoltre il sistema di controllo, per quanto funzionale, non è particolarmente intuitivo. Spesso il gioco vacilla quando il giocatore tenta una presa o un'esecuzione (le classiche mosse finali) su di un nemico vicino. Anche parata e schivata non sono particolarmente precise e non è raro che si finisca per intrappolarsi da soli negli ostacoli sparsi per lo scenario.

Stesso discorso vale per le fasi esplorative, le improbabili strutture minerarie e gli intricati templi che fanno da sfondo al gioco, pur stilisticamente nella media, non sempre sono ben progettate e siamo stati vittima più d'una volta di piattaforme mal posizionate e di ostacoli frustranti.

Il gioco è pieno di alti e bassi. A buone esplosioni che animano non poco gli scenari si contrappongono nemici tutti uguali e male animati.

Rappresentano una gradita aggiunta al gameplay le sezioni shooter, dove Marlow prende il controllo delle torrette sparse nei livelli per sgominare elicotteri e altri tipi di avversari volanti, e gli enigmi sparsi per i livelli. Questi ultimi in particolare, pur non discostandosi troppo dai classici (sposta quella cassa, premi quell'interruttore) riescono a impreziosire un minimo un gameplay altrimenti un po' troppo piatto e ripetitivo.

"Il parco mosse è piuttosto ridotto"

Fin qui Marlow Briggs and the Mask of Death sembra essere un gioco come tanti altri, coi suoi alti e bassi, spesso dovuti ad un budget più ridotto rispetto alle produzioni tripla A, ma non è proprio così. Il titolo è ben lungi dall'essere ingiocabile, ma non riesce in alcun modo a catturare l'attenzione del giocatore per più di qualche minuto.

Marlow Briggs è quasi del tutto privo di atmosfera e più si va avanti nel gioco, più ci si ritrova a rivivere situazioni trite, che sanno di già visto e che spesso portano a un filmato lento e di scarsa importanza per il procedere della storia.

Altra nota di biasimo è la realizzazione tecnica altalenante che, oltre ai problemi nel sistema di controllo e nel design, presenta numerose imprecisioni. I modelli poligonali dei nemici ad esempio, anche di quelli umani, sono tutti tendenzialmente identici e, se ciò non bastasse, gli stessi nemici sono utilizzati nei filmati come comparse. Non è raro ad esempio vedere l'antagonista del gioco scortato da due guardie del corpo che hanno stesso volto, stesse movenze, stesso vestiario e persino la stessa espressione.

"Marlow Briggs è afflitto da tanti piccoli difetti non gravi ma che nel loro insieme minano il risultato finale"

Abbiamo seri dubbi anche sul character design. Pur appurato che i personaggi siano tutti piuttosto stereotipati, avremmo comunque preferito una cura maggiore nella loro realizzazione. Le animazioni di Marlow sono legnose e imprecise, e ancora peggiori sono quelle dei personaggi secondari, semplici manichini utili a mandare avanti la storia alla meglio.

Nemmeno gli effetti grafici sono all'altezza delle produzioni odierne ed è un vero peccato, un peccato perché talvolta gli sviluppatori hanno osato, cercando di costruire delle ambientazioni che, al passaggio del protagonista tendevano a modificarsi in un turbinio di esplosioni. Si tratta certo di un timido tentativi di imbellire i fondali spesso identici, ma di un tentativo lodevole.

L'originalità non è il punto forte del gioco, anche se il gioco prova in tutti i modi a dare uno stile più “maya” alle tante meccaniche, già viste, che incontreremo.

Tirando le somme Marlow Briggs and the Mask of Death è un gioco che raggiunge la sufficienza senza troppa fatica, ma non riesce in alcun modo a superarla. Il titolo è afflitto da tanti piccoli difetti, tante piccole imperfezioni che, pur non gravi, nel loro insieme finiscono per minare inesorabilmente il risultato finale.

Il gioco riuscirà però senza dubbio a divertire quelli di noi che, approcciandovisi senza pretese, non desiderino altro che un action game puro, senza fronzoli, per spegnere il cervello e svagarsi per qualche ora. Chi cerca un titolo d'azione più originale ed emozionante, in grado di tenerlo incollato allo schermo, può però trovare di meglio allo stesso prezzo, sia su Steam che su Xbox Live.

6 / 10
Avatar di Fabio Davide
Fabio Davide: Giocatore fin dalla più tenera età, fagocita di tutto ma digerisce solo i veri capolavori. Dopo 7 anni nel settore del gaming aveva pensato di trovarsi un lavoro nella ristorazione, ma poi ha ceduto al fascino di Eurogamer.

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