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From Dust

Sei ore da Dio.

L'anno scorso, quando durante una delle tante fiere di settore vidi per la prima volta in azione From Dust, rimasi letteralmente affascinato dall'ultima fatica di Eric Chahi, game designer poco prolifico ma sempre dannatamente ispirato.

Nella dimostrazione non solo veniva presentata l'incredibile gestione dei fluidi da parte dell'ottimo motore fisico, ma il cuore del gameplay veniva messo in luce e raccontato dalla voce ispirata di Chahi stesso.

A un anno di distanza From Dust è finalmente pronto a farsi conoscere dal grande pubblico, forte di un gameplay squisitamente equilibrato e di una struttura capace di garantire ai giocatori più riflessivi un'esperienza memorabile.

Come già fece Populous di Peter Molyneux decine di anni fa, anche From Dust mette i giocatori nei panni di una divinità capace di plasmare la Terra e di guidare gli esseri umani verso la sopravvivenza... o la morte. L'obiettivo finale è di far nascere, crescere e sopravvivere una serie di piccole tribù di esseri umani, incarnando una guida giusta e onnipotente che merita di essere adorata e glorificata.

A volte il comportamento degli indigeni non è certo dei più svegli, ma in generale l'azione scorre via che è un piacere.
Diffondendo adeguatamente la vegetazione attraverso i livelli, si richiamano animali dalle forme più assurde.

Manie di onnipotenza a parte, ciò che questo squisito titolo di Ubisoft è in grado di offrire è un gameplay basato sul rapporto di bilanciato equilibrio che regola i processi naturali.

Nei panni dell'Anelito, una sorta di verme luminescente capace di raccogliere ingenti quantità di elementi solidi o liquidi per poi spostarli a proprio piacimento, il giocatore deve plasmare le ambientazioni proposte dalle varie mappe in modo da indicare ai propri seguaci la strada verso una serie di obiettivi sensibili.

Guidando cinque uomini verso i totem alti e bianchi si dà il via alla costruzione dei villaggi, mentre inviando un singolo individuo presso alcune pietre miliari più piccole si sbloccano memorie e conoscenze particolari legate alla geologia e alle regole che muovono la natura. Una volta popolati tutti i villaggi e raggiunti gli obiettivi proposti dai livelli, si apre il portale verso la nuova missione.

L'offerta di From Dust, dal punto di vista della sfida finisce qui, ma attorno a un concetto tanto semplice si sviluppa un universo di scelte e possibilità capace di stuzzicare i giocatori più creativi e di far emergere i veri esploratori e gli artisti della sperimentazione, un po' come accade quando ai bambini sulla spiaggia vengono dati un secchiello e una paletta.

Una volta capite le dinamiche che regolano i rapporti fra la sabbia, gli alberi, l'acqua e la lava, infatti, interagire con la natura proposta da From Dust diventa un piacere incredibile. Scaricando grosse quantità di sabbia su una fonte di dimensioni importanti, per esempio, è possibile creare un delta sul mare composto di fango limaccioso.

Se la sorgente è troppo piccola, al contrario, è possibile soffocarla in modo da arrestare il flusso dell'acqua, creando in questo modo nuove strade per gli indigeni. Il magma, dal canto suo, oltre ad appiccare incendi là dove ci sono alberi e vegetazione, può esser fatto solidificare per creare muraglie o veri e propri ponti sul mare.

A queste dinamiche si vanno ad affiancare i disastri naturali, spesso scanditi da conti alla rovescia ben precisi entro i quali è necessario correre ai ripari e prendere le contromisure necessarie. Uno tsunami o l'eruzione di un vulcano, per esempio, possono spazzare via un villaggio in un battito di ciglia, quindi è fondamentale agire in modo da proteggere gli indigeni che confidano nell'Anelito.

Il trailer di lancio di From Dust.

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From Dust

PS3, Xbox 360, PC

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Filippo Facchetti

Contributor

Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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