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Sol: Exodus - review

Nostalgia, nostalgia canaglia…

Molti di voi non erano neppure nati quando, da bravo bamboccio joystick-munito, passavo le nottate a scappare da pirati e polizia davanti alla grafica vettoriale di quel capolavoro assoluto rispondente al nome di Elite. E quanti anni sono passati dalle emozioni che uno sparatutto spaziale come Wing Commander aveva saputo regalarci?

Il genere degli shooter spaziali ha conosciuto gloria imperitura con i titoli citati ma fatte salve alcune eccezioni di qualità, negli ultimi anni è stato chiaro che nonostante l'arrivo di un 3D sempre più sofisticato, i titoli più arcade privi di ogni componente gestionale o simulativa (serie X, I-War) erano destinati all'oblio. Dopo parecchio tempo è arrivato su Steam un gioco intitolato Sol: Exodus, con cui lo sviluppatore indipendente Seamless Entertainment ha puntato a rinverdire i fasti di un passato in apparenza irraggiungibile.

Le fregate sono clienti tosti da gestire. Se al posto del minigioco di hacking avessimo avuto la possibilità di affrontarle con navi di pari livello.

La trama è semplice: come unico pilota di valore scampato alla distruzione della propria flotta da parte dei figli dell'alba (una razza di psicopatici convertiti a un credo di sterminio da chissà quale agente mutageno alieno) dovrete combattere attraverso otto missioni in solitario per portare in salvo i membri di varie installazioni spaziali. Una volta compiuta questa missione, dovrete farveli alleati e schierarli al vostro fianco nella battaglia finale che vi metterà in rotta di collisione con il grosso delle forze aliene.

La trama è insulsa, questo lo abbiamo capito subito: gli eventi preparatori alle missioni e gli sviluppi di quello che accade in gioco sono visualizzati con tavole statiche o semplici fumetti accompagnati da dialoghi audio mentre siamo in volo. Per una produzione di questo genere la forma è chiaramente un dettaglio, ma non ci vuole molto ad accorgersi che siamo oltre il semplice pretesto di una trama che non ha niente da dire, nonostante la recitazione accorata dei dialoghi rigorosamente in Inglese.

"Dovrete combattere attraverso otto missioni in solitario"

E la sostanza? Fortunamente in questo senso il primo impatto è positivo, visto che prendere in mano i comandi del caccia, imparare a gestire l'armamento e l'inerzia è questione di pochi minuti usando mouse e tastiera. L'interfaccia è poi volutamente scarna, ad uso e consumo di un pubblico casual che avrà a che fare solo con laser, missili e cannoncini. Manca persino la gestione energetica del caccia con la classica ripartizione tra armi e scudi, e questo la dice lunga sulla tipologia di pubblico cui Sol: Exodus si rivolge.

Un missile lock è quello che ci vuole nelle sparatorie più intense. Nel 95% dei casi il confetto va a segno.

I combattimenti sono in genere di due tipi: vere e proprie risse da soli contro un nugolo di avversari in cui occorre alternare missili e raffiche di laser, e occasionali incontri con incrociatori e navi madre che minacciano di disintegrare la nostra ammiraglia o i trasporti dei coloni che dobbiamo proteggere.

I filmati che trovate a corredo di questo articolo sintetizzano molto bene il gameplay di base del gioco: le sparatorie sono tutto sommato divertenti ma alla lunga stancano, visto che non c'è molta varietà tattica nel gestirle se non quella di usare tutti i missili a ricerca che si hanno a disposizione, rifornirsi nell'hangar e uscire di nuovo a fare sfracelli.

L'unico elemento di una certa varietà è introdotto nelle battaglie con le capital ship; si tratta di un gioco mnemonico che obbliga ad arrivare all'hacking di motori, armi e protezioni del nemico per disattivarli e mitigare la costante inferiorità numerica in cui di solito ci troviamo. Il sistema non convince del tutto, per quanto nei momenti più concitati tenda a diventare abbastanza impegnativo.

Alla debolezza di fondo del gameplay si sommano altri difetti di una certa importanza: la monotonia delle missioni è notevole nonostante i cambi d'ambientazione (lo spazio è sempre lo spazio ma tra asteroidi, nebulose e costellazioni, almeno lo sfondo cambia spesso) e la ripetitività di certi schemi di attacco e difesa dopo qualche ora si fa sentire. La conclusione repentina del gioco è tutto sommato benvenuta, visto che dopo solo otto missioni, per un totale di non più di sei o sette ore di tempo, la scritta fine campeggerà a caratteri cubitali sui vostri monitor.

"Alla debolezza di fondo del gameplay si sommano altri difetti di una certa importanza"

L'hacking delle navi nemiche è un gioco mnemonico non facile, ma del tutto fuori contesto per un gioco di questo genere.

A conti fatti, si può dire che Sol: Exodus sia un gioco del tutto trascurabile; alla ripetitività di fondo appena menzionata si aggiunge una grafica funzionale ma ormai sorpassata e una scelta di gameplay figlia della brevità che non prevede alcun salvataggio o checkpoint durante le missioni. Verso la fine, quando il livello difficoltà si alza parecchio, la frustrazione può arrivare ben oltre la soglia d'allarme, insieme alla tentazione di mollare tutto.

Alla luce di tutto ciò, l'assenza del multiplayer è la classica ciliegina su una torta mal riuscita che solo un prezzo stracciato potrebbe invogliare a comprare. Sfortunatamente, però, il costo di dieci Euro pone Sol: Exodus al di fuori di questa casistica.

5 / 10