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Starhawk - hands on

Un nuovo sparatutto nel firmamento Sony.

Forte di recensioni tutto sommato soddisfacenti, anche Warhawk, titolo di lancio per la neonata PS3 del 2007, potrà presto vantare un sequel o meglio un successore spirituale.

Starhawk, nato dalla collaborazione tra gli studi Lightbox Interactive e Sony Santa Monica, eredita pressoché in toto le modalità e il gameplay che avevano costituito l'ossatura del precedente episodio, aggiungendovi tuttavia un'interessante funzionalità di costruzione on-the-fly che abbiamo provato in fase di beta chiusa.

Un'ossatura, quella di Warhawk, studiata per focalizzare l'attenzione sulle doti all'epoca acerbe del Playstation Network, che pertanto si limitava a collegare in rete un massimo di 32 giocatori per match in Zone (spicchi di mappa da conquistare e difendere ad ogni costo), Deathmatch e Cattura la Bandiera. Le critiche più feroci su quella produzione lungimirante riguardarono l'assenza del single-player ma, a fronte delle poche modalità disponibili, i developer avevano garantito un'uscita a prezzo budget, sia digitale che retail, e la varietà di un gameplay a base di scontri terrestri e aerei.

Quattro anni dopo il sistema build 'n' battle è la prima novità a cui si accede dopo una bella introduzione e un matchmaking sinora in affanno. La sua introduzione permette di costruire muri, garage, stazioni per la ricarica dei jetpack e tanto altro, grazie ai punti acquisiti sul campo.

Se da un lato l'idea di inserire una componente strategica nel più elementare dei TPS precorre un tantino i tempi, dall'altro non tardano a venire a galla le degenerazioni cui tale componente può portare: le dimensioni delle mappe "Acid Sea" e "Space", non eccessivamente grandi ma al momento desolate, ci hanno spinto a sfruttare il sistema solo per mettere in piedi semplicissimi garage, con cui ottenere una sorta di Warthog e raggiungere quanto prima i nemici.

In caso di buon popolamento della partita, invece, è stato tutt'altro che raro vedere giocatori intenti ad ergere muri per barricare la bandiera del proprio team nel classico Cattura la Bandiera. Per fortuna, gli sviluppatori hanno sopperito al problema rendendo queste costruzioni distruttibili, differentemente da quelle "nate" con le mappe, una scelta che insieme alle impolverate location ci ha portato alla mente l'acclamato Red Faction: Guerrilla.

Con la corposa patch 1.1.2 da circa 100MB, sono state poi lanciate nella mischia anche le modalità Deathmatch e Team Deathmatch, in cui abbiamo potuto "apprezzare" al meglio alcuni limiti della produzione. Uno di questi riguarda l'armamentario, che, non senza un discreto dispendio di energie, è possibile far crescere durante la partita fino a un massimo di otto pezzi.

Per quanto questo sia grande, la miglior soluzione per effettuare delle kill istantanee rimane l'attacco melee: mentre decine e decine di proiettili esplosi da un buon mitragliatore non sono sufficienti a mietere vittime, in una bolgia di colori spenti e frame-rate sottotono, l'immancabile spallata fa stragi di uomini e alieni. Una questione di bilanciamento, certo, che speriamo Lightbox voglia seriamente prendere in considerazione prima della release finale.

Passando a una prospettiva squisitamente tecnica, la build di Starhawk su cui abbiamo messo le mani sembra una buona base di partenza. Nonostante un inizio da dimenticare, col titolo reso praticamente ingiocabile a causa di un frame-rate ballerino nelle (poche) fasi concitate, per merito del buon cerottone digitale a cui accennavamo, la nostra esperienza di gioco è stata in genere visivamente appagante.

Soprattutto nel caso di "Acid Sea", una mappa desertica e ricca di effetti d'illuminazione sullo sfondo, lo schermo si trasforma in tavolozza di polvere e sangue, con queste improvvisate costruzioni futuristiche a dare un'impressione di incombente della minaccia che ritroveremo nel single-player.

"Space" fa molto Halo, ambientata com'è su una stazione orbitante. Si presta meno ai mezzi di terra e lascia spazio a qualche riflessione di natura grafica: con i suoi colori più scuri, infatti, riesce a mettere in ombra l'altra mappa, ma anche ad evidenziare che, dopotutto, la risoluzione del gioco non è proprio full HD nativa. Un problemino che, pur emergendo solo in caso di forte illuminazione degli ambienti, rimane piuttosto deludente soprattutto alla luce (scusate il gioco di parole) della scarsa fluidità delle immagini.

Nell'attesa di capire se ci siano ulteriori margini di miglioramento, dunque, Starhawk rimane al pari del predecessore un titolo discreto, che sembra ancora rivolto principalmente al multiplayer. Siamo curiosi di testarne l'avventura solitaria e di vedere come questa, per la prima volta nella storia della serie, possa amalgamarsi con le qualità del prodotto.

Avatar di Paolo Sirio
Paolo Sirio: Boxaro ma non troppo, sonaro a tratti con un occhio di riguardo per Nintendo, comprende ben presto che il mestiere del giornalista, filtrato per la passione dei videogiochi, ha tutto un altro sapore.
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Starhawk

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