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The Book of Unwritten Tales - recensione

Classico è bello.

Ci eravamo lasciati qualche settimana fa con un'anteprima quantomeno particolare. Del resto si parlava di un'avventura uscita più di un anno fa sul suolo teutonico ma ancora sconosciuta al di là dei confini natii per tutta una serie di motivazioni che sarebbe troppo noioso raccontarvi.

Quello che conta è che alla fine di tutto questo tourbillon di eventi, al cui confronto una qualsiasi soap opera potrebbe sembrare un racconto da poppanti, il più è stato fatto e finalmente i giocatori di tutto il mondo possono mettere le mani sopra The Book of Unwritten Tales, una delle avventure grafiche più interessanti dell'anno.

L'opera di King Art Games ha infatti il pregio di uscire dal novero dei giochi belli ma senz'anima per entrare direttamente nella ristretta cerchia di quei titoli capaci di dare un perché alla loro esistenza, riuscendo ad accarezzare alcune corde che sono sicuro toccheranno tutti coloro che vorranno farsi catturare dal suo fascino.

Il male in tutto il suo tentacoloso splendore…

Quanti fra voi si sono ritrovati a sognare ad occhi aperti un destino diverso, un destino dove loro stessi avrebbero potuto essere protagonisti di imprese e avventure, di gesti coraggiosi o di scelte difficili? E quando il momento è finalmente giunto, ecco che si viene colti alla sprovvista, increduli davanti alla realtà che si compie e incerti su quale strada intraprendere.

Sono esattamente questi i sentimenti che accompagnano lo gnomo Wilbur, uno dei tre fantastici protagonisti di TBOUT assieme alla principessa Ivo e al pirata Nate, personaggi che imparerete a considerare quasi come amici, tanta l'empatia che vi susciterà la loro lotta per portare il bene a vincere sull'asse del male.

Capiamoci, non stiamo parlando del nuovo Signore Degli Anelli in formato digitale, ma lo svolgersi delle vicende e il continuo ammiccare degli autori al giocatore, che si trova via via ad affrontare uno dopo l'altro gli (in)aspettati risvolti della trama alla ricerca di un manufatto mistico, è quel tipo di dinamica che vorrei sempre vedere in un'avventura che voglia definirsi tale.

E tutto questo senza comprendere il fantastico lavoro svolto a livello di caratterizzazione di un mondo capace di prendere amorevolmente per i fondelli capostipiti fantasy e pietre miliari videoludiche come Monkey Island e Indiana Jones, il tutto con un'arguzia che sono sicuro sfiderà ben più di un appassionato a scoprire i vari richiami sparsi qua e là per le varie locazioni.

Ogni avventura che rispetti porta l'eroe nelle fogne di qualche città.

Ogni tassello di questa avventura, lungo i cinque capitoli e le oltre quindici ore necessarie per giungere al suo termine, sembra così essere stato scolpito e levigato per dare vita a un mosaico di raro fascino pur all'interno di una struttura classica che più classica non si può. Gli sviluppatori hanno infatti scelto di non uscire da binari ormai consolidati in anni di sviluppo del genere, ma piuttosto di portare all'estremo ogni suo elemento alla ricerca dell'incastro perfetto.

Troverete così decine di personaggi ognuno con un suo modo di essere, centinaia di oggetti da vedere e analizzare con un loro perché all'interno del mondo di gioco, e infinite linee di dialogo capaci di pungere o di far sorridere il giocatore. Sì, per una volta il detto "più grosso più bello" ha davvero ragion d'essere.

Se quello che si può criticare in una struttura di questo genere è forse proprio la sua incapacità di saper andare al di là dello schema "prendi oggetto-usa oggetto", oppure il forzare il giocatore a parlare con alcuni personaggi per proseguire nell'avventura quando questa necessità non è effettivamente palesata a livello di trama o di enigmi, beh, stiamo parlando del classico pelo nell'uovo visto il contesto in cui questi nei sono inseriti.

Sono infatti difetti nativi di una tipologia di avventura grafica "classica" e che comunque non vanno a scalfire quella che è la valutazione finale, seppur sia consapevole che stiamo parlando di fattori di cui tener conto soprattutto quando globalmente la tendenza sembra essere quella di diversificare il più possibile al fine di non annoiare il giocatore.

La morte potrebbe essere un nuovo inizio.

Spese ottime parole sul lato narrativo e di gameplay puro, bisogna però ricordarsi che non di solo "amore" vive l'avventura ed è quindi buona cosa spendere due parole anche sul lato più tecnico di Unwritten Tales, giusto per capire se anche da queste parti si possono continuare gli applausi o se invece ci siano alcuni fischi in sottofondo.

Dal punto di vista grafico non posso che confermare quanto di buono già riscontrato in sede di anteprima, con scenari, sfondi e personaggi che beneficiano della buona verve creativa dei ragazzi di King Art Games, tanto rigorosi nel creare un universo fantasy "standard" quanto capaci di pennellare per ogni angolo piccole perle di originalità cariche di ironia.

Epica ad esempio la scena che vede degli avventori di una taverna giocare a un MMORPG dove lo scopo è diventare un esattore delle tasse, semplice ma precisa parodia di un WoW qualunque. Castelli, paludi e taverne sono così resi in un ottimo 2d, soluzione che continuo a ritenere la migliore per le avventure grafiche fatti salvi alcuni sporadici esempi, mentre i personaggi nelle loro tridimensionalità permettono di leggere espressioni e movimenti ben al di là delle semplici parole.

Anche il sonoro fa poi la sua parte, sia nel doppiaggio puramente in lingua britannica, sia nelle colonna musicale che accompagnerà le vostre vicende, con una tecnica che ricorda l'Imuse di Lucas Arts. Peccato solo per l'assenza della lingua Italiana in questa prima edizione europea, ma l'Inglese proposto è comunque facilmente comprensibile anche a chi abbia una conoscenza solo scolastica dello stesso.

The Book of Unwritten Tales è quindi un'avventura di quelle che si ricordano, capace di veicolare un messaggio che va ben al di là di un semplice racconto fantasy dove il bene trionfa sempre sul male, ponendosi come sottile metafora della vita e del suo incedere.

Ma anche qualora voleste fermarvi unicamente alle soglie di questo viaggio, valutando la polpa di quella che rimane pur sempre un'ottima avventura grafica, credo che difficilmente ne rimarrete delusi, grazie a un lavoro che riflette l'amore e l'esperienza degli autori per un genere mai domo, nonostante i numerosi annunci di decesso oramai imminente.

Scegliere se giocare o vivere questa avventura dipenderà solo da voi, perché alla fine ognuno è padrone del proprio racconto...

8 / 10

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Roberto Bertoni

Contributor

Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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