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What Lies in the Multiverse Recensione: Il multiverso può far ridere?

Un'avventura ispirata ma imperfetta.

Di titoli che giocano sulla manipolazione delle dimensioni, delle stagioni e del tempo-spazio ne abbiamo visti a decine. Alcuni sono rimasti memorabili, i primi che ci vengono in mente sono gli splendidi Braid e Monument Valley ma la lista è davvero lunga. Altri si sono persi nell'iperspazio quasi non lasciando traccia di sé. What Lies in the Multiverse tenta in tutti i modi di rientrare nella prima categoria e ce la fa, sebbene non con la stessa, scoppiettante verve dei titoli appena citati.

A svilupparlo sono due team piuttosto giovani, entrambi con sede in Cile: Studio Voyager è al suo esordio mentre i ragazzi di IguanaBee hanno già tre titoli nel loro paniere, incluso il discreto tie-in G.I. Joe: Operation Blackout. What Lies in the Multiverse è la loro prima incursione nel genere puzzle-platform e per l'occasione è stato scelto uno stile grafico in pixel-art minimalista ma che fa sempre la sua figura. Colori a manetta e fantasia senza freni sono gli ingredienti principali di questa esperienza che poggia il suo gameplay sul concetto di multiverso, ovvero dell'esistenza di migliaia, milioni di realtà su piani paralleli.

"Molteplici eventi, molteplici possibilità, molteplici eventi" recita il gioco all'inizio dell'avventura, ma come spesso accade... tutto ha inizio dal molto piccolo. Da una piccola stanza per la precisione, in cui un ragazzo vive una vita del tutto ordinaria spesso confinato tra le quattro mura della sua stanza. Studia, ozia, mangia junk food, consuma avidamente videogiochi e naviga in rete.

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Ma il ragazzo sta lavorando anche a qualcosa di ambizioso, un programma in grado di simulare tutti i possibili sviluppi di ogni evento. Purtroppo (o per fortuna) per lui qualcosa non va come previsto e il virtuale diventa fin troppo reale. Uno strano bug lo risucchia nella sua simulazione e inizia a sballottarlo tra una dimensione e l'altra proprio come in una puntata di Rick e Morty.

Una volta calmatosi il turbine dimensionale, il ragazzo (e voi con lui) dovrà trovare un modo per rimettere le cose a posto e tornare alla sua vita primaria. Facile a dirsi, meno a farsi visto che di ostacoli di fronte ne troverà quanti ne vuole. Ma proprio il guasto che lo ha messo in questo casino gli permetterà di uscirne.

La struttura da classico platform bidimensionale viene in questo caso ampliata dalla possibilità di passare da un mondo all'altro con il semplice tocco di un tasto, per sfruttarne le diverse regole e superarne le restrizioni. Un muro si frappone tra voi e la meta? Potete farlo scomparire. La piattaforma che dovete raggiungere è troppo in alto? Basta invertire la gravità. Ghiaccio scivoloso?

Trasportatevi in un luogo con un terreno più stabile. Ovviamente le possibilità non sono realmente infinite altrimenti il level design di What Lies in the Multiverse sarebbe stato il più rivoluzionario nella storia dei videogiochi, però la quantità di variabili messe in campo è sufficiente a dare al giocatore una discreta libertà di azione.

Non tutti i livelli consentono il dimension-shifting e infatti quelli che ne sono sprovvisti sono decisamente meno divertenti.

Non sempre è possibile switchare da un mondo ad un altro ma quando si può vi consigliamo di farlo, anche solo per godervi i diversi dettagli e magari scoprire uno dei segreti nascosti. I puzzle proposti sono generalmente di buon livello anche se alcuni funzionano inevitabilmente peggio di altri e spesso bloccano un po' troppo bruscamente il ritmo del gioco. Là dove alcuni enigmi risultano piacevolmente intuitivi e genuinamente soddisfacenti da portare a termine, altri si auto-confinano nella categoria "hit or miss".

Mancando totalmente la localizzazione in italiano inoltre, chi non ha dimestichezza con l'inglese potrebbe trovare ostico il nebuloso sistema di indizi nascosto nelle schermate di gioco. Si perderà anche la brillantezza di alcuni dialoghi, proposti attraverso i classici balloon che vengono però vivacizzati da cambi di colore e dimensione per sottolineare i diversi toni con cui le frasi vengono "pronunciate".

A differenza di altri giochi simili che puntano quasi tutto sul gameplay lasciando da parte storytelling e personaggi, What Lies in the Multiverse punta invece molto su questi due aspetti e può vantare un cast piuttosto pittoresco, con alcuni protagonisti che non sfigurerebbero in una riedizione di Alice nel Paese delle Meraviglie.

Co-protagonista della vicenda, ad esempio, è un bizzarro scienziato di nome Everett (omaggio al fisico Hugh Everett che nel 1957 formulò la tesi dell'interpretazione "a molti mondi" della meccanica quantistica) che scoprirete poi essere il responsabile dell'incidente. I due stringeranno una relazione particolare, che li porterà a vivere situazioni con vaghi echi di "Schaferiana" memoria che spesso sfoceranno piacevolmente nel non-sense.

Molti giocatori odiano profondamente gli stage “a base” di ghiaccio. Fortunatamente qui potrete superarli in modo molto più creativo.

Estetica e narrazione sono dannatamente ispirati, al punto da relegare a volte l'elemento ludico in secondo piano. La voglia di andare avanti per vedere cosa accadrà è quasi preponderante rispetto a quella che ruota attorno alla risoluzione degli enigmi. Purtroppo, proprio quando si inizia ad avere voglia che il tutto decolli verso nuove vette di creatività, il gioco finisce.

La scarsa longevità di What Lies in the Multiverse è sicuramente il suo difetto peggiore: quattro ore sono davvero troppo poche per completare la storia principale, nonostante sia possibile giocarlo più volte per completare la sua variopinta lista di Obiettivi. Rimane comunque un titolo consigliato come alternativa ai giochi decisamente più impegnativi usciti in questo periodo.

7 / 10

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.
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