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WWE 2K16 - recensione

La rivincita di Yuke's e Visual Concepts.

Tempismo, studio dell'avversario, strategia. Fa quasi strano dirlo, ma sono questi gli ingredienti imprescindibili per avere la meglio sul ring di WWE 2K16. Il chiassoso carrozzone americano fatto di botte da orbi e improbabili trame degne di una soap opera sudamericana, che potremmo definire come il punto d'incontro tra sport e teatro, nella sua controparte digitale si scopre insospettabilmente materia più elaborata del previsto.

Del resto, dopo l'esplosione mediatica nei primi anni duemila, i tempi di Rey Mysterio ed Eddie Guerrero, il wrestiling è tornato ad essere una disciplina seguita dagli irriducibili che ormai conoscono a memoria entrate e finisher dei propri beniamini. Da picchiaduro in cui abbandonarsi quasi indiscriminatamente al button mashing, unica strategia nota a giocatori occasionali e fidanzate/i in cerca di rocambolesche rivincite, da quando il brand è gestito da 2K Games abbiamo assistito ad un lento, ma progressivo ispessimento del combat system a tutto vantaggio di realismo e profondità. Un processo per nulla lineare, beninteso, che ha conosciuto con WWE 2K15, primo episodio next-gen della serie, una sonora e drammatica battuta d'arresto.

L'iterazione di quest'anno recupera le buone intenzioni, riuscendo là dove la stretta collaborazione tra Visual Concepts e Yuke's aveva fallito: WWE 2K16 è quanto di meglio possa desiderare un amante di questo sport, nonostante qualche inevitabile sbavatura.

Le sottomissioni introducono a un mini-gioco purtroppo mal bilanciato: chi si difende avrà vita fin troppo facile nel districarsi dalla presa nemica.

Se il discriminante di una buona esibizione continua ad essere il tempismo con cui districarsi dalle mosse avversarie, due piccole novità rendono ogni scontro una lotta tra cervelli, ancor prima che tra muscoli e parametri di forza, velocità e resistenza. Per chi non avesse mai visto in vita sua un incontro di wrestling, al contrario del pugilato, pugni schiaffi e calci rappresentano solo la punta dell'iceberg del duello. Sul ring dominano le prese e, soprattutto, i contrattacchi, denominati reversal nel linguaggio tecnico. Nelle edizioni passate si poteva assistere a prolungati, quanto insipidi, balletti di reversal e contro-reversal virtualmente infiniti.

Nulla di tutto ciò accadrà in quest'iterazione, visto che sarà una barra a decretare quante volte potrete districarvi dall'offensiva nemica. Ricaricandosi automaticamente, questo indicatore di fatto costringerà a scegliere con attenzione se e quando interrompere la sfuriata dell'avversario a patto, naturalmente, di premere con il giusto tempismo il pulsante richiesto: prassi tutt'altro che scontata e di facile esecuzione, ben più abbordabile una volta prese le misure con le varie animazioni che anticipano le mosse di ogni lottatore.

L'altra grande novità che regala profondità al gameplay è la divisione della barra della resistenza in segmenti che, a causa dei troppi danni subiti o di un consumo eccessivo, smetteranno di ricaricarsi. Questa semplice feature è in grado di donare più realismo ad ogni confronto, dal momento che la freschezza con cui gli atleti eseguiranno le mosse e si muoveranno sul ring andrà scemando progressivamente, rendendo sempre più evidenti e percepibili stanchezza e peso dei wrestler con il passare del tempo.

Il risvolto della medaglia è naturalmente un ritmo di gioco compassato, lento, costantemente interrotto da mosse, prese e finisher che impiegano diversi secondi per essere portate a termine. Da questo punto di vista, WWE 2K16 è quanto di più inaccessibile ci si possa immaginare. Offrire il pad ad un neofita, per una "rapida" partita senza pretese, può rivelarsi un'esperienza meno piacevole di quanto preventivato, vista la difficoltà a digerire un combat system che pretende una seria applicazione prima di essere padroneggiato.

Una volta schienati partirà il conteggio dell'arbitro: avrete tre tentativi per fermare l'indicatore nella zona evidenziata ed evitare così di perdere l'incontro.

In questo senso, l'assenza di un tutorial che introduca alle basi del gameplay non facilita di certo le cose. Solo chi è esperto della saga riuscirà a evitare cocenti débâcle durante le prime ore in compagnia del titolo. Gli altri dovranno rassegnarsi a inanellare una serie di inevitabili sconfitte.

Per questo è sconsigliato cominciare ad impratichirsi con WWE 2K16 sperimentando con La Mia Carriera e 2K Showcase, le modalità principali del gioco, che sin dall'inizio propongono un livello di sfida mediamente alto. La prima vi permetterà di dare forma al lottatore dei vostri sogni e di plasmarne la carriera a suon di vittorie o sconfitte dalla lega NXT, sino alla vittoria di Wrestlemania.

Tra il dire e il fare ci saranno ovviamente rivalità, match in tag team con gli alleati e le immancabili interviste che serviranno a farvi guadagnare ulteriore fama e apprezzamento tra i tifosi. Completa in ogni suo aspetto, questa modalità vi terrà impegnati per lunghissimo tempo: quindici stagioni virtuali in cui spendere denaro e punti esperienza accumulati per rendere sempre più eccentrico e forte l'avatar.

2K Showcase, dal canto suo, quest'anno è totalmente incentrato sulla carriera di Stone Cold Steve Austin. Saltandone a piè pari gli esordi, ne seguirete passo dopo passo l'ascesa, rivivendo buona parte degli incontri storici. Ogni match vi imporrà alcune condizioni che, se soddisfatte, sbloccheranno nuovi lottatori, costumi e collezionabili di varia natura.

L'editor con cui creare il proprio lottatore soffre di un fastidiosissimo difetto: tempi di caricamento fin troppo lunghi.

A proposito: sul fronte dei contenuti, WWE 2K16 umilia il suo diretto predecessore. Il disco che vi porterete a casa propone un roster di ben 120 lottatori tra wrestler attuali, leggende e divas, numero destinato a moltiplicarsi non appena verranno rilasciati futuri DLC gratuiti e a pagamento. Considerando poi la possibilità di personalizzare tornei, cinture, entrate nel ring, intere arene e non dimenticando la quantità spropositata di obiettivi e sbloccabili ottenibili, avrete un'idea delle dimensioni di un gioco sconfinato che, potenzialmente, vi terrà incollati allo schermo per decine e decine di ore.

Come se non bastasse, quando vi sarete annoiati di sfidare la CPU, potrete cercare gloria sfidando i videogiocatori di tutto il mondo. L'online si ripresenta qualche problema al netcode, qualche partita si interrompe senza preavviso e in altre non manca un pizzico di lag, ma anche da questo punto di vista la situazione è sensibilmente migliorata rispetto all'anno scorso.

WWE 2K16, in definitiva, è un titolo di nicchia non solo perché si rifà a un contesto sportivo poco seguito e supportato soprattutto dalle nostre parti. Proponendo un combat system ragionato ed estremamente tattico, veicola ritmi e approcci offensivi che in molti potrebbero etichettare come soporiferi e poco esaltanti.

In realtà il titolo sviluppato da Visual Concepts in collaborazione con Yuke's nasconde un gameplay profondissimo, difficile da apprendere e apprezzare nell'immediato. Serve costanza e passione, un po' come per NBA 2K16, altro gioco poco immediato ma generoso di soddisfazioni, anch'esso pubblicato da 2K Games.

Il limite maggiore dell'editor dei lottatori riguarda le fattezze del viso: a meno che non decidiate di inviare ai server di 2K Games una vostra foto, potrete scegliere solo tra una manciata di modelli preimpostati.

Non mancano limiti e difetti naturalmente. Pur ammaliando per il livello di fotorealismo raggiunto, il motore grafico propone ancora animazioni poco convincenti. Inoltre si continuano a lamentare numerosi casi di collisioni imprecise, e come detto le partite online sono funestate da qualche problema tecnico di troppo.

Piccole imperfezioni che tuttavia non scalfiscono più di tanto le indubbie qualità di un episodio che, dopo un'edizione 2015 da dimenticare, rimette in carreggiata la serie.

8 / 10

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WWE 2K16

PS4, Xbox One, PS3, Xbox 360, PC

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A proposito dell'autore
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Lorenzo Fazio

Contributor

Lorenzo Fazio non ha mai smesso di giocare sin dai tempi del Master System. Ha così cercato di unire l’utile al dilettevole, inventandosi giornalista videoludico. Qualcuno ci è cascato: scrive per importanti testate del settore da quasi una decina di anni.
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