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Goodbye Kinect - editoriale

L'ultima retromarcia di Microsoft è il fallimento di Xbox One o il primo passo verso un nuovo inizio?

Anche se nessuno poteva dirlo con certezza e Microsoft fino all'ultimo s'è ostinata a negare l'evidenza, ormai s'era capito da un pezzo: il matrimonio forzato tra Xbox One e il suo sensore di movimento Kinect non poteva durare. Ieri è arrivata la conferma ufficiale: a partire dal prossimo 9 giugno verrà distribuita in tutto il mondo una versione "liscia" di Xbox One, che escluderà la discussa telecamera e sarà venduta a 399 euro, lo stesso prezzo di PlayStation 4.

In sostanza, nel giro di neanche un anno Microsoft ha stravolto radicalmente tutti quelli che erano gli aspetti considerati strategici e identificativi della sua console next-gen. Prima c'è stato il ritiro delle famigerate politiche di restrizione dei giochi usati e dei DRM "always online", e adesso viene a mancare anche l'altra colonna portante del progetto Xbox One originale, quel sensore che l'azienda ha sempre proposto come un'aggiunta fondamentale all'esperienza della sua console next-gen, senza tuttavia riuscire a mostrare in maniera chiara al pubblico quali fossero le sue indispensabili qualità.

Con i suoi (ipotetici) 100 euro di costo, Kinect era ormai diventato l'elefante nella stanza, il primo indiziato come responsabile dell'evidente svantaggio competitivo di Microsoft nei confronti della rivale Sony. L'unica soluzione logica era liberarsene e renderlo quello che probabilmente avrebbe dovuto essere sin dal principio: un accessorio da comprare a parte, per chi desidera quel tipo di esperienza.

La visione originaria di Xbox One era una creatura di Don Mattrick, ma la nuova dirigenza ha provveduto a smontarla pezzo per pezzo. Il tempo dirà chi ha ragione.

Quella che Microsoft ha appena compiuto è dunque una mossa saggia ma sofferta. Rappresenta infatti l'ultimo chiodo sulla bara dell'ambizioso progetto originale immaginato da Don Mattrick (ora CEO di Zynga), ossia trasformare Xbox One in qualcosa di più di una "semplice" console da gioco: un sistema che potesse sedurre da subito il grande pubblico dell'intrattenimento in generale, a colpi di TV e sport ma anche attraverso le futuristiche interazioni basate sul riconoscimento vocale e delle gesture.

"Dopo una partenza disastrosa, Microsoft sta correggendo tutti gli aspetti più critici della sua console next-gen"

La scommessa, seppure azzardata, era mossa da una giusta intuizione: il mercato globale dei media digitali in streaming sarà sicuramente uno dei piatti più ricchi dell'industria nei prossimi 10 o 20 anni. I fatti, però, hanno dimostrato che tentare di torcere il collo ad una console, distogliendola dal proprio core business per spingerla su un settore che non è il suo, non è un'idea saggia. La nuova dirigenza di Phil Spencer sembra aver capito e fatto proprio il messaggio, tornando a picchiare con convinzione sul tasto del gaming puro.

Ma cosa resta allora di Xbox One, dopo il naufragio della sua visione originaria? Per alcuni, la rimozione di Kinect cancella il principale elemento di differenziazione tra la console Microsoft e la rivale PS4. È vero, ma va detto che essere semplicemente diversi non basta per avere successo. Quando si chiede ai giocatori di pagare un sovrapprezzo per l'inclusione di una periferica, bisogna avere le idee molto chiare su quello che si sta offrendo loro in cambio, altrimenti l'operazione può rivelarsi rischiosa: ne sa qualcosa Nintendo con il suo paddone per Wii U, tanto costoso quanto sottoutilizzato.

Kinect non ha mai vinto i cuori degli hardcore gamer, anche perché non ha mai mantenuto fede alle promesse dal punto di vista dei giochi.

Xbox One l'ha imparato a sue spese e abbandonati i fronzoli torna ad essere "solo" una console, ma appare oggi come una macchina più agile, competitiva e in grado di confrontarsi ad armi pari sull'unico terreno che effettivamente conta nell'ambito dei videogame: i giochi, i servizi e la qualità dell'esperienza complessiva.

"Xbox One, abbandonati i fronzoli, torna ad essere "solo" una console"

Non è un caso se, insieme all'annuncio dell'abbandono di Kinect, Microsoft ha anche reso noto che smetterà di richiedere un account Gold (a pagamento) per consentire l'accesso a Netflix ed altre popolari app: un'altra politica illogica e spesso criticata ma rimasta in forza fino ad oggi. Sono queste le barriere che hanno minato finora il successo di Xbox One, non l'inferiorità tecnica nei confronti di PS4 (presunta o dimostrata che sia), ed è soltanto un bene che vadano a scomparire.

Potremmo dire: meglio tardi che mai. Dopo una partenza senza mezzi termini disastrosa, l'azienda di Redmond sta piano piano correggendo tutti gli aspetti più critici della sua console next-gen. Se questa è la nuova marcia di Microsoft, non dubitiamo che l'imminente E3 sarà uno dei più interessanti degli ultimi anni, e pensiamo che anche la risposta del pubblico non tarderà a farsi sentire in termini di vendite.

Uscendo dalla confezione di Xbox One, Kinect è destinato con ogni probabilità all'irrilevanza, e con esso l'intero fenomeno del motion gaming.

Ovviamente, permangono degli interrogativi. Il primo è di natura tecnica: davvero è così facile "sradicare" Kinect da Xbox One? La console è stata concepita per integrare il sensore, e secondo le informazioni circolate negli ultimi mesi riserverebbe una certa percentuale delle sue risorse hardware (si dice il 10%) proprio per gestirne le funzioni. Un update software probabilmente sarà sufficiente per "sbloccare" queste risorse e metterle a disposizione degli sviluppatori, ma non è chiaro se a livello di architettura permarranno altri vincoli simili, e quanto in caso potranno lasciare segni tangibili di questo traumatico divorzio.

L'altra riflessione da fare è relativa al fenomeno del "motion gaming": inventato da Nintendo tra le irrisioni di Sony e Microsoft, poi da queste ultime copiato e infine glorificato fino a diventare parte integrante della nuova Xbox, con l'allontanamento ufficiale di Kinect dalla confezione della console possiamo dire che abbia definitivamente imboccato il viale del tramonto.

Da oggi, nessuno sviluppatore potrà più dare per scontato che ad ogni Xbox corrisponda un sensore di movimento, quindi è facile immaginare che la quantità di titoli che integrano funzioni di motion sensing tracollerà. Non so voi, ma io non ne sentirò la mancanza.

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Luca Signorini

Contributor

Luca gioca e scrive da quando ha scoperto le meraviglie del pollice opponibile. È giornalista ma soprattutto appassionato; non gli toccate Metroid, Stallone, i Black Sabbath e la carbonara e sarete suoi amici per sempre.

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