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Aion

Da qui all'eternità?

Aion tuttavia ha delle carte a suo favore: è un gioco immediato che con poco apprendimento ci permette di vivere subito una sensazione di controllo e feedback niente male. Sin dall'inizio anche le skill di base si tramutano in animazioni soddisfacenti, armoniose e ben realizzate, che faranno la gioia del giocatore.

Alcune abilità oltretutto permettono di essere concatenate, il che garantisce una variante interessante anche se non sconvolgente in fase di combattimento.

Le classi in cui lanciarsi sono le classiche quattro: mago, guerriero, ladro e chierico, che al decimo livello si biforcano dando la possibilità di affrontare due sentieri specifici per ogni classe intrapresa.

Non saremo mai di fronte a delle scelte veramente innovative, anche se va rimarcata l'aggiunta delle Stigma, che ci permetteranno di acquisire ed equipaggiare nel senso stretto del termine certe skill da altre classi, come se fossero dei loot.

Aggiunta distintiva di Aion sono sicuramente il bel paio di ali che ci verranno donate al 10 livello quando "ascenderemo", ovvero quando ricorderemo che non siamo dei comuni mortali come tutti gli altri abitanti ma dei Deva, ovvero delle semi-divinità immortali impegnate nell'eterna battaglia contro i rivali. Tutto sommato ci sono stati risvegli peggiori…

Il motore del gioco, una versione modificata del CryEngine, è una vera bellezza: la grafica è dettagliata e di ottima qualità e richiede meno risorse ai nostri PC di quanto sarebbe lecito attendere.

Come Deva ci sarà permesso di usare le ali per svolazzare felici in alcune zone, oppure di fluttuare verso il basso in praticamente tutte le altre.

Un'altra caratteristica del diventare Deva è l'accesso a una super-abilità che cresce lentamente durante la singola sessione di gioco e che ci permette, spesa a dovere, di trarci d'impaccio dalla maggior parte delle situazioni. Chiaramente i Deva Point necessari per attivare questo potere si accumulano con oculata lentezza durante la sessione di gioco per impedire a questi super-poteri di sbilanciare il gameplay.

Morire in Aion, dopo World of Warcraft, recupera un po’ di "dolore" ma neanche tanto: si perdono un po’ di punti esperienza che è però possibile recuperare spendendo una modica cifra di denaro dallo Spirit Healer di turno.

La possibilità di creare un proprio negozio personale (impostando il nostro personaggio come un venditore automatico agli angoli delle strade), rappresenta un'interessante alternativa alle case d'asta.

A compensare questa perdita di pecunia vi è l'assenza della meccanica relativa al degrado delle armature: morire non comporterà infatti il dover riparare il nostro amato equipaggiamento.

In definitiva per trarre il meglio da Aion dovremo obbligatoriamente arrivare fin nel cuore dell'Abisso (in senso letterale), in modo da entrare nel triangolo formato dalla lotta contro l'environment e dagli scontri fra l'altra fazione e una terza fazione, i draconici Balaur, per il controllo di questa oscura terra di mezzo.

La dinamica PvPvE è particolarmente accentuata in Aion e si estrinseca tramite il controllo di artefatti, le battaglie lampo, i raid organizzati e veri e propri assedi alle fortezze (a cui lo scrittore non ha ancora avuto modo di partecipare ma sui quali si è documentato a dovere).

Agli alti livelli ci sarà invece modo di incontrare delle istanze vere e proprie per tornare a un’esperienza PvE decisamente più intrigante.

Cosa dire dunque di Aion? Bisogna faticare un po’ prima di poterlo apprezzare veramente, cosa che raggiunti certi livelli accade sul serio. Non sarà un'esperienza esaltante e di certo non convertirà al genere MMORPG gli scettici, ma per quelli che amano vestire panni bizzarri e sfoderare imponenti quanto improbabili armi a due mani, Aion rappresenta sicuramente una spesa da fare. Un unico grande disclaimer è però rivolto a coloro che non temono particolarmente il grind: Aion lo rende bellissimo, ciononostante ce ne sarà davvero tanto fra voi e l'Abisso!

7 / 10

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A proposito dell'autore

Alessandro Marchetti

Contributor

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