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King's Bounty: The Legend

Una gradita sorpresa fantasy.

Molti di voi, soprattutto i più giovani, non possono ricordare il primo King’s Bounty, uno strategico fantasy a turni disegnato da Jon Van Caneghem, sviluppato e rilasciato nel lontano 1990 dalla software house New World Computing. Fu molto apprezzato dalla critica e dai videogiocatori di tutto il mondo, dando vita ad una formula di gioco divertente e coinvolgente a tal punto da ispirare successivamente l’intera celebre serie di Heroes of Might & Magic. I russi di 1C Company, acquistati i diritti necessari, si sono rimboccati le maniche per riproporre nuovamente il primo leggendario titolo, rilasciato finalmente alla fine dell’anno appena trascorso con il nome di King’s Bounty: The Legend.

Purtroppo la prima cosa che salta all’occhio è che il team di sviluppo non si è certo impegnatio troppo nella realizzazione della trama, che risulta abbastanza scontata e banale. Nella più classica delle ambientazioni fantasy, in un mondo popolato da umani, nani, elfi, non morti e chi più ne ha più ne metta, il regno di Darion vede divenire sovrano il giovane e saggio Mark, un’ottima guida per il regno, ma con un unico difetto: l’impossibilità di avere dei figli.

Mark, deciso a tutti i costi ad avere un erede, chiede aiuto a scienza ed alchimia, senza però ricevere riscontri positivi. Ormai rassegnatosi ad un triste epilogo, decide imprudentemente di chiedere aiuto agli dei: da loro riesce finalmente ad ottenere un erede, una bambina, ma ad un prezzo troppo alto: la trasformazione di Darion e del mondo di Endoria in un luogo pieno di malvagità. Persi i contatti con elfi e nani e ritrovando i vecchi amici come nemici, Mark decide dunque di erigere un tempio dove reclutare veri eroi dando loro il compito di difendere il regno dalle forze del male e riportare la pace sulla terra. E tutto questo verrà ovviamente affidato a voi.

Cominciando una nuova partita vi sarà data la possibilità di scegliere una fra tre classi per intraprendere la vostra avventura: un po’ poco a dir la verità, un altro paio non avrebbero certamente guastato. Il guerriero è come sempre il più semplice da utilizzare, avendo una forza maggiore rispetto alle altre due classi ma soprattutto sviluppando l’accrescere del proprio comando più velocemente degli altri così da poter arruolare più truppe durante le fasi iniziali del gioco.

Il paladino invece sviluppa le sue caratteristiche di forza e magia alla pari: trattasi di una classe intermedia tra guerriero e mago, senza la completezza dei due. Il suo punto di forza è dato sicuramente dall’enorme vantaggio che ha quando combatte contro i non morti, nemici molto “popolari” in King’s Bounty. Il mago non ha bisogno certo di presentazioni: difficile nelle fasi iniziali ma sicuramente devastante nell’end-game se ben utilizzato.

La campagna principale è completabile in 30 ore circa, rese appassionanti dalle tante side quest disponibili.

Per i neofiti del genere, ma anche per chi cerca continuamente sfide nuove e sempre più incalzanti, è possibile scegliere uno tra quattro livelli di difficoltà. In particolare, il livello “impossibile” (l’ultimo per grado di difficoltà), c’è sembrato davvero impegnativo, una vera e propria sfida finale, a patto ovviamente di conoscere alla perfezione ogni aspetto del gioco. Per cominciare vi sarà data la possibilità di effettuare un breve tutorial, camuffato per l’occasione da “prove” da affrontare con successo per diventare cavaliere del regno. Durante il tutorial ci si rende immediatamente conto di due cose fondamentali: l’estrema semplicità ed immediatezza del titolo e soprattutto la cura con la quale sono stati diretti tutti i dialoghi con i vostri interlocutori.

I dialoghi con i personaggi non giocanti non annoiano mai ed anzi risultano essere molto curati e divertenti, con un sistema di risposte a scelta multipla, per rendere più interessante la nostra avventura e sopperire in parte al difetto di trama sottolineato in apertura

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David Vulpetti

Contributor

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