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The Legend of Spyro: L'Alba del Drago

E il tramonto di una saga.

Anche in questo primo episodio di nuova generazione si avverte la mancanza della giusta personalità e del carisma per il piccolo drago, nonostante alla vigilia del lancio la robusta campagna promozionale, forte dei numerosi doppiatori hollywoodiani, volesse far credere il contrario. L’apporto di interpreti quali Gary Oldman (Harry Potter, Batman), Mark Hamill (Star Wars), Elijah Wood (Il Signore degli Anelli) e Cristina Ricci (Casper, Monster), non riesce comunque ad elevare il character design che suo malgrado rimane ancorato a standard sorpassati per il livello odierno. Sparx, la piccola libellula logorroica che accompagna Spyro per buona parte della storia, cerca di essere una degna spalla dell’eroe ma, come già accaduto in passato, finisce per fallire miseramente, specie se confrontato ad un Daxter o allo stesso Clank, guarda caso creato dal medesimo team al quale il giovane drago deve i suoi natali.

La sceneggiatura soffre delle identiche problematiche, non è altro che un generico e poco convincente intreccio fantasy che non resterà a lungo impresso nella memoria di chi lo giocherà fino alla fine. Una componente a favore rimane la cooperativa per due giocatori, che propone di assumere il controllo di Cinerea. Le frequenti missioni da svolgere in collaborazione diventano soddisfacenti se percorse in compagnia di un amico, in maniera tale da escludere gli evidenti difetti che solitamente affliggevano l’IA del personaggio di supporto. L’opportunità di passare rapidamente da un personaggio all’altro nella modalità singolo giocatore non rimane altro che un palliativo, incapace di appagare adeguatamente.

Il counter delle combo è un incentivo per le battaglie ma non è sufficiente a salvare il gameplay.

Nondimeno l’Alba del Drago rimane un titolo di una certa difficoltà e le stesse battaglie con i boss possono essere particolarmente dure e accese. Uno di essi in particolare, oltre ad essere uno spudorato clone tratto da God of War, sa spingere la frustrazione a livelli poco accettabili, e invoglia ad abbandonare la propria partita. Rimanendo sempre in tema di “libere ispirazioni”, c’è un’intera sezione del gioco che ricorda moltissimo uno spezzone de”Il Signore degli Anelli”. D’accordo che ci sia Elijah Wood nel team dei doppiatori (e relativa voce italiana), ma onestamente non ci sembra positivo prendere di sana pianta situazioni già presenti altrove e trasportarle identiche in un altro progetto.

Come avrete compreso, l’Alba del Drago lascia l'amaro in bocca per chi aveva fiducia in una possibile rinascita per la serie. Sembravano esserci i presupposti, non certo per un grande titolo, ma almeno per una produzione discreta. Purtroppo Estranges Libellules non ha saputo correggere l’innumerevole quantità di difetti presente negli scorsi episodi: il risultato è un platform con poche idee e scarso carisma, che potrà piacere esclusivamente agli utenti più casual, meno attenti ai difetti, o agli strenui appassionati della serie.

4 / 10