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Cos’è Anonymous?

Paladini o criminali? Un panoramica sul collettivo di hacker più famoso del mondo.

Si tratta di una lunga serie di attacchi informatici contro Scientology, culminati in alcune manifestazioni vere e proprie, in cui la maggior parte dei manifestanti indossava uno dei logo più famosi dell'organizzazione, la maschera del fumetto V per Vendetta, ispirata a Guy Fawkes.

Potremmo riempire pagine e pagine citando tutte le varie operazioni che il gruppo ha portato contro ogni organizzazione o individuo che abbia promosso, appoggiato o supportato azioni volte a salvaguardare il diritto d'autore e i regimi dittatoriali, o reprimere la libertà di stampa o di libera circolazione di contenuti attraverso la rete. Ci sono state persino azioni di aiuto agli insorti delle recenti rivoluzioni scoppiate in molti paesi arabi.

A vederli così, questi ragazzi sembrano dei santi, ma allora come mai godono di questa pessima reputazione?

Anonymous ha più volte aiutato Julian Assange attaccando i siti di chi cercava di boicottarlo.

Innanzitutto ricordiamoci che stiamo parlando di un fenomeno nato su internet e arrivato al grande pubblico attraverso la stampa generalista, che considera la rete un luogo pieno di gente strana e di cui parlare senza il minimo approfondimento. Ma la colpa è anche di una serie di atti "vandalici" compiuti sotto il vessillo di Anonymous, che ovviamente hanno fatto più rumore dei gesti virtuosi.

A questo punto, qualunque giornalista comincerebbe a citarvi un elenco più o meno lungo di malefatte, come l'inondare un sito per epilettici di immagini che possono causare una crisi, ragazzini in lacrime perché la loro pagina su MySpace è stata riempita di foto porno e così via, ma non sarebbe corretto da parte nostra.

Scavando qualche centimetro sotto la superficie delle notizie è abbastanza semplice notare un fatto. Mentre le azioni di hacktivism di Anonymous sono sempre state chiaramente riconoscibili, la stessa cosa non si può dire per le malefatte. Solo alcuni degli atti di "internet trolling" più famosi, tipo riempire YouTube di video porno taggati come video per famiglie, sono stati in qualche modo "rivendicati", negli altri casi la provenienza degli attacchi non era chiara.

Una pagina di 4chan, l'imageboard da cui partono le iniziative di Anonymous.

D'altronde questo è il prezzo dell'anonimato: le persone appaiono così come sono veramente quando possono agire indisturbate, prive di vincoli morali o sociali. Quindi, come spesso accade nelle manifestazioni, c'è chi protesta pacificamente ma c'è anche chi cerca una copertura per spaccare le vetrine, dare sfogo ai suoi istinti più bassi e, magari, fuggire con un televisore LCD sotto braccio.

Ed ecco che un'associazione di anarchici che sfruttano i meccanismi della rete si trova a fare i conti con l'altra faccia della medaglia, il cyberbullismo. Adolescenti che si ritengono i più giusti di internet, e che possono risalire alle password o ai dati personali altrui, per modificare la pagina Facebook, fare scherzi crudeli o telefonate minatorie, soltanto perché si è fatto qualcosa che a loro non piace, o "for the lulz", ovvero tanto per farsi quattro risate.

D'altronde chi può impedire a queste persone di farsi belle spendendo il nome Anonymous, uno dei più temuti e apprezzati gruppi della rete? Non potremo mai sapere, o almeno, noi non ne abbiamo i mezzi, se si tratti di imitatori, di membri effettivi del collettivo o, secondo gli amanti delle dietrologie, di azioni volte a far ricadere la colpa sul gruppo per impedirgli la sua lotta virtuosa.