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Cos’è Anonymous?

Paladini o criminali? Un panoramica sul collettivo di hacker più famoso del mondo.

Tuttavia è certo che al collettivo non manchi una componente scherzosa. Oltre ad aver creato un'infinita di internet meme, il gruppo è noto per una serie di burle informatiche, ovviamente nate sfruttando ai meccanismi della rete.

La più bella è probabilmente quella del 2008, quando, durante gli MTV Awards, fecero vincere il titolo di "miglior artista di sempre" a Rick Astley, utilizzando il famigerato metodo del "Rickrolling". Agli hacker è bastato reindirizzare tutti gli utenti che provavano a visualizzare un filmato sul video "Never Gonna Give You Up", garantendogli così la vittoria.

E come si collega tutto questo con l'attacco a PSN? Stando alla versione "ufficiale" di Anonymous, tutto sarebbe partito per dare una lezione a Sony, rea di essersi accanita così tanto con l'hacker Geohot da costringerlo a non tentare più alcuna modifica sul suo hardware. Anonymous ha deciso quindi di iniziare Operation Sony, con lo scopo di mettere offline i siti web e le mail dei siti ufficiali Sony, che sono puntualmente capitolati.

C'è anche una sezione italiana del gruppo, che ha più volte attaccato siti governativi.

A quel punto è partita la fase due, che aveva come obiettivo il PSN, anche questo caduto in poco tempo ma senza mettere in atto alcun furto di dati. Quando la notizia si è diffusa, i curiosi o i semplici videogiocatori che non riuscivano a collegarsi a PSN, si sono recati nelle chat del gruppo, chiedendo spiegazioni.

Dopo aver visto quante persone "normali" erano state danneggiate dall'azione dimostrativa, gli hacker hanno deciso di cessare l'attacco, ma nel frattempo qualcuno se n'era scappato con un bottino di oltre 77 milioni di dati personali.

Dopo l'attacco, Sony ha dichiarato di aver trovato sui proprio server un file chiamato Anonymous che conteneva la frase "We Are Legion", il che costituirebbe una sorta di prova schiacciante contro il gruppo. Alcuni però affermano che questa prova ricordi certi polizieschi in cui lo sbirro mette una pistola vicino al cadavere per poter invocare la legittima difesa. E d'altronde perché smentire un atto del genere quando se ne sono fatti di peggiori?

Ecco il logo con cui Anonymous e Pirate Bay hanno supportato la rivolta in Iran.

Anonymous dal canto suo ha vita difficile nel provare a smentire le sue responsabilità, con tanto di comunicato ufficiale. Troppo bello sfruttare il fascino dell'anonimato e del collettivo quando si è dalla parte dei "buoni", e dire che non si hanno responsabilità quando si vieni additati come i cattivi di turno.

Come più volte ammesso da alcuni membri del gruppo "se dici di essere Anonymous e fai qualcosa come Anonymous, allora Anonymous è responsabile". È il prezzo dell'anonimato e della quasi totale impossibilità di controllare una realtà fatta di svariati di individui.

Concludendo, pare evidente quanto sia fondamentale guardare al fenomeno Anonymous con una mentalità aperta e priva dei classici preconcetti che accompagnano gli hacker. La "parte sana" del gruppo è senza dubbio animata da ottimi intenti. Non sono criminali, non sono rompiscatole privi di scopo e non sono neppure anarchici, visto che hanno delle regole e un loro senso dell'etica. Il problema sorge quando il nome del collettivo viene speso per il divertimento di persone con molto tempo a disposizione e poco senso dell'etica.

Purtroppo non tutti hanno la maturità necessaria per gestire questo tipo di libertà ma d'altronde eliminare Anonymous non eliminerebbe i "cyber bulli". Non resta quindi se chiedersi se il prezzo da pagare per una rete libera e per il risveglio delle coscienze sia proprio questo. Un quesito cui ognuno, in cuor proprio, darà una risposta in base alla sua coscienza.