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The Red Sea Diving Resort - recensione

Well, Fuckin'shalom!

Il Mossad è l'agenzia dell'Intelligence israeliana, fondata nel 1949, per la raccolta di informazioni segrete, per contrastare il terrorismo e i nemici di Israele, ammirata o detestata dall'opinione pubblica a seconda delle relative inclinazioni ideologiche. Spesso ha mostrato capacità operative e organizzative eccezionali, superiorità tecnologiche capaci di lasciare molto indietro altri corpi.

Dopo che alcune sue imprese sono diventate di dominio pubblico, per cronaca o per narrazione cinematografica, ha talvolta suscitato un infantile senso di ammirazione per la spietata efficienza, per la precisione tattica di tante loro azioni, per il cinismo patriottico necessario per non farsi mai scrupoli nell'adempimento delle missioni. Alcune notissime, la cattura di Eichmann, l'uccisione di diversi criminali nazisti in fuga, l'eliminazione dei responsabili della strage di Monaco e di altri appartenenti a Settembre nero, l'Operazione Entebbe.

Come ci si entusiasmava in tempi più innocenti o ingenui, quando arrivava John Wayne a castigare gli indiani "cattivi", come si ammira talvolta in un film d'azione anche lo schieramento dei "cattivi", pur pensandola diversamente. Oggi che il confine fra buoni e cattivi è confusissimo, la storia ci restituisce anche sotto forma di narrazione cinematografica alcune delle loro imprese più note e alcune tutt'ora destano ammirazione. Questa è la volta di un fatto poco coperto mediaticamente proprio negli anni in cui si verificava, già estesamente narrato, ma dalla parte di una vittima, nel film del 2005 Vai e vivrai.

Chris è sempre disinvolto.

Tempo fa un'inchiesta giornalistica aveva evidenziato come fossero i mass media a decidere di quali eventi si dovesse occupare i lettori, portando alla ribalta ora questa, ora quella notizia, decidendo loro quali fossero le più meritevoli di attenzione. Questo tanto per cercare di capire perché allora, anche persone abitualmente bene informate si siano lasciate sfuggire una storia anomala come quella riguardante i Falasha (gli "esiliati"), etiopi neri ma ebrei, che si dichiaravano discendenti dall'unione fra Re Salomone e la Regina di Saba (972/932 a.C, la leggenda aveva fra i suoi seguaci anche Bob Marley), più ortodossi degli ortodossi in quanto unici ad osservare la Torah originale. I Falasha, in fuga dal regime filo-sovietico del dittatore Mengistu, erano emigrati verso i campi profughi del Sudan, decimati durante il viaggio da malattia, carestia, sfinimento o da assalti da parte di bande di criminali.

Fra il novembre del 1984 e il gennaio dell'85, Israele, insieme agli Stati Uniti, organizzò un'operazione condotta dal Mossad (operazione Mosè), per trasferire in Israele migliaia di questi "fratelli". I quali avevano sempre creduto che un giorno sarebbero tornati nella Terra Santa, poiché così è scritto nella Torah. Il film The Red Sea Diving Resort, distribuito da Netflix, tratto dal libro Mossad Exodus di Gad Shimron, racconta la vicenda fino dai suoi albori, quando già nel 1979 pochi agenti sparsi aiutavano i fuggiaschi dalla guerra civile etiope, facendoli fuggire in piccoli gruppi nel Sudan, per riparare almeno nei campi profughi. Ma il Sudan stava a sua volta precipitando nella guerra civile e l'integralismo islamico stava prendendo il sopravvento. La nostra storia si concentra sull'esecuzione di un piano di salvataggio laterale, meno noto di quello avvenuto in seguito, l'Operazione Mosè vera e propria.

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Un gruppetto di agenti israeliani, animati da una profonda convinzione nel loro incarico, si insedia in un villaggio turistico abbandonato, sulla costa del Sudan sul Mar Rosso, preso in affitto dal Mossad stesso. Come copertura gli agenti si inventano gestori del posto, con tanto di ignari turisti ospiti, finendo perfino sulle copertine di riviste di turismo, per la bontà della loro ospitalità, cucina compresa. Intanto organizzano una serie di trasferimenti di profughi grazie a una nave-appoggio ancorata al largo, salvandone così circa 4000. Il loro capo, Ari Levinson (vero nome Kidron), assediato dalla milizia locale, sarà costretto alla fine a chiedere l'aiuto della CIA, nei panni di un sornione Greg Kinnear, e ricorrerà a un metodo diverso, che nella sua esecuzione ricalca anch'esso quanto realmente accaduto. Per la cronaca, per terminare il lavoro saranno necessarie due altre missioni, l'Operazione Saba nell'85 e Salomone nel 1991.

Nel cast del film troviamo come protagonista (e nome di richiamo) Chris Evans, l'Eroe che "non lascia nessuno indietro", che recupera ragazzini incautamente ritardatari a rischio della vita, ostinatamente dedito alle sue missioni a costo di perdere la sua famiglia. Lodevolmente come attore, al di fuori di Marvel, sta cercando una carriera non monotematica, non disdegnando qualche regia. Suo grillo parlante è il medico del gruppo (Alessandro Nivola), già scottato in precedenza dalla sua incosciente testardaggine. Michiel Huisman è il bell'uomo che nasconde il suo mestiere sotto un'apparenza frivola. Haley Bennett (I magnifici 7) è la ragazza bionda capace di stendere un nero cattivo senza fare una piega. Michael Kenneth Williams (Hap and Leonard, Boardwalk Empire, The Night Of) fa l'eroico partigiano, che rifiuta di salvarsi prima dell'ultimo profugo. Ben Kingsley è il superiore di Ari, sempre leale e très chic. Chris Chalk intepreta il capo della milizia criminale, un villain che fa sempre una figura da cretino (mentre fuma sigari con la faccia da "cattivo"). Molte altre facce note nel resto del cast. Scrive e dirige Gideon Raff il "padre" di Homeland, e ci aspettavamo di meglio, produce Alexandra Milchan, dalla lunga carriera ricca di titoli prestigiosi, forte e dichiarata sostenitrice dello Stato di Israele (e non potevamo aspettarci altro). Le musiche sono di Mychael Danna e fra le canzoni aggiunte ci sono delle imprecisioni, per scene ambientate nel 1980 ci sono Just an Illusion e Hungry Like the Wolf, entrambe dell'82.

Alleanza black & white.

Come spesso accade con il film che narrano un evento storico con intento agiografico oltre che narrativo, anche The Red Sea Diving Resort, che come titolo internazionale ha anche Operation Brothers, soffre di quella retorica un po' ganassa da Expendables, anche se qui i protagonisti sono giovani e in forma. Fra il puro documentario e questo genere di ricostruzione romanzata ci sono molte vie intermedie, da Munich ad Argo tanto per fare un esempio. Tutta la storia è trattata con una certa faciloneria, nella falsariga di un film d'azione alla Bruce Willis, pur se la sostanza è vera. Ma anche all'interno dell'inevitabile retorica di genere, il film si lascia guardare e informa su eventi poco noti. Ricordarci che ci sono circa 65 milioni di profughi in giro per il mondo, può far riflettere su molte cose: sulla nostra informazione, sui pregiudizi, sulla religione, sulla politica, sull'umanità e sulla storia, che, come diceva anche Sting, sembra non insegnarci mai niente. Confermiamo che però in generale i film Netflix sono spesso dignitosi prodotti commerciali, pur diretti da noti registi e con validi cast, mai capaci però di raggiungere, almeno finora, livelli eccelsi.

Il film si chiude sulle immagini dei veri protagonisti e dell'ultimo reale salvataggio. A parte il comportamento degli eroi "bianchi", non per questo meno eroici (si cita la frase della Torah resa celeberrima da Spielberg, ovviamente), va detto che poi, una volta portati a Tel Aviv e sparsi nel resto del paese, questi profughi (l'intera comunità conta circa 90.000 persone) non hanno avuto vita facile, a loro volta discriminati proprio dagli ebrei, i Grandi Discriminati della Storia, guardati con diffidenza e messi ai margini, fratelli di fede ma dalla pelle diversa e dalle troppo diverse usanze. "Non è l'intero Stato che si accusa di razzismo, ma alcuni suoi abitanti. Spesso si richiede a Israele di essere eccezionale, una Terra Santa, dimenticando il fatto che è popolato di esseri umani con qualità e difetti proprio come il resto del mondo". Appunto, non si impara mai niente.