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Investire negli esport: stabilire resilienza in un ambiente volubile - articolo

il CEO di New Wave Esports, Daniel Mitre, sul fascino delle squadre in contrapposizione alla sostenibilità delle piattaforme.

Quando si tratta di investimenti negli esport, la parte più ampia dell'imbuto viene riempita di denaro. Secondo l'ultimo report esport di Goldman Sachs, gli investimenti nel settore sono aumentati del 90% nel 2018, arrivando a una cifra di $1,4 miliardi.

Ogni anno il League of Legends World Championship continua a infrangere il suo stesso record, e nonostante un difficile inizio, la scena competitiva di Fortnite ha avuto performance nettamente migliori quest'anno, con grande coinvolgimento e notevoli headline. D'altro canto, gli esport con meno visibilità (come ad esempio la scena mobile) stanno ingranando, visto che i giocatori si impegnano sempre più per competere e contendersi lauti premi in denaro.

Parlando con GamesIndustry.biz all'Esports Insider London, il CEO della compagnia di investimento canadese New Wave Esports, Daniel Mitre, ha discusso dei motivi per cui c'è mancanza di fiducia nel settore, nonostante le vagonate di denaro che stanno convergendo su di esso.

È senza dubbio un settore rischioso al momento, visto che compagnie come Blizzard e Daybreak Games interrompono le loro ambiziose leghe esport con Heroes of the Storm, e H1Z1. Sebbene vittime di alto profilo come queste influenzino in maniera più ampia il settore, Mitre afferma che non hanno necessariamente impattato sulla propensione ad investire negli esport.

"C'è una bolla? Questo è il grande interrogativo... Non penso che scoppierà, nonostante tutti siano preoccupati che succeda. Ci sarà sicuramente un assestamento del mercato però"

"Sta ancora crescendo tanto, specialmente in Nord America," spiega. "C'è un sacco di coinvolgimento in arrivo dal Nord America, dove tutti hanno gli occhi puntati per vedere cosa stanno facendo celebrità e grandi compagnie...Ma quando c'è un fallimento, dobbiamo accettarlo per frenare l'entusiasmo e provare a mitigarlo guardando in faccia alcuni dei rischi a cui si può andare incontro."

E con tutti questi investimenti, attenuare i rischi è una priorità, ma è una proposta rischiosa con gli esport. Un gioco che è popolare potrebbe addirittura anche non essere più online tra un anno. Mentre nel settore sport canonici c'è un sacco di interesse, con squadre vecchie e glorie che investono grandi somme di denaro, è tutto un altro sport (scusate il gioco di parole).

Gli sport tradizionali godono di tradizioni lunghe decadi, o in alcuni casi anche oltre un secolo. I club professionistici hanno lunghe storie di trionfi e tragedie che alimentano la coscienza attorno allo sport, e lo sport stesso rimane largamente intatto nonostante il passare del tempo. Negli sport tradizionali c'è una sensazione di permanenza che gli esport non possono eguagliare. Persino League of Legends è un gioco irriconoscibile a dieci anni dalla sua release.

"Stiamo tutti cercando di prendere spunto dagli sport tradizionali, poiché hanno messo su delle grandiose pratiche di business da cui noi possiamo trarre ingenti guadagni, sia che si tratti di sponsorizzazioni, diritti per i media, vendite di biglietti o merchandising," spiega Mitre. "Ma la differenza è che nessuno possiede la disciplina del calcio, nessuno quella del baseball. Ci sono tonnellate di compagnie che spaziano ampiamente in base al livello di bravura, che entrare in gioco nel giro del business. Sia che si tratti di una lega minore o di una top, o persino della scena dei college. Tutte quante hanno il proprio piccolo ecosistema che prospera e porta talento con questi atleti che possono laurearsi e andare avanti, essendo supportati per entrare nelle leghe pro.

Daniel Mitre, CEO di New Wave Esports

"La differenza sta nel fatto che non possediamo, e mai possiederemo, le IP. Sta tutto nelle mani di sviluppatori e publisher la volontà di continuare ad aggiornare quei giochi e tenersi stretti i giocatori. Ma quando quei giochi iniziano a perdere colpi, tutti i sistemi di supporto ne risentono. Quindi dobbiamo allestire compagnie che siano resilienti ed agnostiche nei confronti dei giochi, perché quegli stessi giochi vanno e vengono."

Oltre a questo fatto, nessuna somma di denaro potrà mai salvare un esport il cui destino è segnato perché semplicemente al pubblico non interessa, e se il pubblico inizia a svanire, le spese degli esport saranno le prime a finire sul patibolo.

"Con una mancanza di giocatori nell'ecosistema, avete una mancanza di flusso di denaro, e a quel punto è necessario iniziare a fare dei tagli, ed i primi a saltare sono gli esport perché sono parecchio instabili al momento", dice Mitre. "È complicato fare soldi con gli esport, e le compagnie che ci sono non guadagnano necessariamente milioni di dollari."

"Gli esport sono come una piramide: sulla sommità ci stanno i grandi team...ma che ne è del 99% del resto del mondo che vuole giocare in maniera competitiva?"

Combinando l'inconsistenza degli eSports con le ingenti somme di denaro che ci girano attorno, è difficile non pensare che si tratti di una bolla pronta a scoppiare. Gli sviluppatori stanno spingendo sempre più i loro giochi nel territorio degli esport, ingolositi dal prospetto di un ciclo vitale più lungo e di un alto tasso di engadgment da parte dei fan; ma competono anche per un'audience volubile, e non è detto che un investimento veda necessariamente un ritorno da un pubblico così numeroso.

"C'è una bolla? Questa è la grande domande", dice Mitre. "È quello che tutti si domandano....Io non penso che scoppierà, nonostante tutti temano sia così. Ci sarà sicuramente un assestamento del mercato. Le compagnie stanno agendo con buoni risultati, e quelle che hanno ottimi dirigenti e sanno come mettere su compagnie resilienti si posizioneranno in cima alla piramide".

La resilienza è un tema che viene fuori tantissimo quando si parla di investimenti negli esport. Ripetiamo che la volubilità del settore la richiede. Mitre suggerisce che i franchise che mettono su team che competono in più esport sono più resilienti, poiché incassano meglio il potenziale collasso di un gioco, anche se di altissimo profilo. E ha l'effetto aggiunto di aiutare a costruire una fanbase comparabile a quella degli sport tradizionali, in cui i fan seguono il brand a prescindere da quale gioco sia in ballo.

"Non investire mai in un team che supporta un unico gioco", spiega Mitre. "Che succederebbe se quel gioco implode? Che succederebbe se il publisher stacca la spina? È sempre bene diversificare".

Tuttavia, i franchise hanno spese iniziali enormi. Lo scorso anno è stato riportato che le quote di buy-in per la Overwatch League si aggirano tra i 30 ed i 60 milioni di dollari, e Mitre stima che la League of Legends European Championships si aggiri attorno agli 8 milioni di dollari.

"I team sono interessanti perché vi mettono sotto i riflettori", aggiunge Mitre. "Ma vedo modelli di business di alto profilo più sostenibili e convenienti nel networking e nelle piattaforme. Gli esport sono una piramide: in cima ci sono le grandi squadre e le leghe professionistiche. Ed il resto del mondo equivalente al 99% della scena che vuole giocare in maniera competitiva o gli enthusiast o gli spettatori occasionali? È proprio qui che piattaforme e network entrano in gioco.

"Se non posso monetizzare 25 centesimi su una transazione da un sistema di microtransazioni su una user base di due milioni di utenti, sicuramente andrò per un premio veloce alla Fortnite World Cup. Io guardo alle piattaforme, quelle che sono più scalabili e un po' più resilienti, perché puoi sviluppare qualcosa di differente in base alle esigenze dell'industria degli esport... C'è molta più flessibilità nelle piattaforme".