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Hunters - recensione

Vendetta? Giustizia?

Sarà vero che se usiamo i metodi dei nostri nemici, diventiamo come loro? Che se massacriamo i barbari ci imbarbariamo? Il castigo legale è accettato ma che accade se la legge non è capace di somministrarlo?

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, come è noto, molti criminali nazisti erano riusciti a fuggire alla giusta punizione, grazie a complicità varie, molto stratificate e spesso inattese. Gli interessi dietro queste fughe erano molteplici e complessi, come avremmo appreso molti anni dopo.

Cosa fare quindi per riuscire a sottoporre alla giustizia umana criminali che avevano compiuto azioni disumane? Non restava che andarseli a prendere, là dove si erano nascosti. E chi poteva essere più motivato nel farlo degli stessi ebrei, in una perfetta applicazione del biblico principio "occhio per occhio, dente per dente"?

Ma nella serie tv Hunters, che sarà distribuita da Amazon Prime dal 21 febbraio (10 episodi da circa un'ora), non pensiamo a Mossad, a Simon Wiesenthal, a film come Il labirinto del silenzio, Lo stato contro Fritz Bauer o il tragico Remember. E nemmeno ai molti classici film d'azione come Dossier Odessa o I ragazzi venuti dal Brasile (o tutti quelli dedicati alle imprese del Mossad).

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Non dobbiamo proprio perché con Hunters, scritta da David Weil, ex attore al suo esordio come sceneggiatore, siamo nella New York del 1977 e a dare la caccia ai transfughi del Terzo Reich, misteriosamente approdati incolumi nella libera America, è un gruppo di personaggi assai improbabili capitanati da un vecchio ebreo dall'aspetto innocuo, ricco ed eccentrico.

Tutto però comincia sulle strade del povero quartiere dove vive il ragazzo Jonah (Logan Lerman), che vendendo erba contribuisce al magro bilancio della sua minuscola famiglia, lui e l'amata nonna Beth, sopravvissuta ai campi di sterminio. Ma la sua sconvolgente uccisione cambierà tutto per lui.

Durante il funerale viene avvicinato da Meyer Offerman, un anziano signore dall'aspetto facoltoso, che lo invita a ricorrere a lui in caso di necessità. Jonah scoprirà presto quale sia il movente dietro l'uccisione della nonna e questo lo farà entrare bruscamente nel bizzarro mondo di Meyer, quello degli Hunters, un gruppetto di personaggi sopra le righe, del cui vissuto attendiamo di venire a conoscenza nel corso dei prossimi episodi.

Sono la dura Sister Harriet (Kate Mulvany), Roxy Jones, un'esile fanciulla stile Foxy Brown (Tiffany Boone), la stramba coppia composta da due specialisti in comunicazione ed esplosivi composta dall'anziano Murray Markowitz (Saul Rubinek) e dalla sua caratteriale compagna Mindy (Carol Kane), l'attore mancato Lonny Flash (Josh Radnor), e l'orientale reduce dal Vietnam Joe Torrence (Louis Ozawa).

I Cacciatori al completo.

Da lontano intanto prende le mosse un altro personaggio destinato a incrociare la sua strada con quella degli Hunters, Millie Morris (Jerrika Hinton), un'agente FBI nera e lesbica, doppiamente discriminata in un mondo di uomini.

Dopo il Processo di Norimberga solo dodici nazisti sono stati condannati a morte (e, aggiungiamo noi, al di fuori erano stati catturati solo Adolf Eichmann, giustiziato nel '61, e Herbert Cukurs, il macellaio di Riga, ammazzato in Uruguay nel '65). E le autorità americane, FBI in testa, in modo assai sospetto sembrano disinteressarsi dell'argomento. Meyer e i suoi Cacciatori decidono allora di scovare con i loro metodi, ben organizzati anche se dilettanteschi, alcuni dei nazisti che hanno scoperto essersi rifugiati in diverse parti degli States.

Nel corso della narrazione, prenderanno coscienza dell'esistenza di una vasta macchinazione che tende a instaurare un Quarto Reich proprio nella nazione che più li ha combattuti circa 30 anni prima. Grazie a omicidi e ricatti, infatti, si sta insinuando nel cuore della democrazia un gruppo di transfughi, capitanati dalla spietata Colonnella Lena Olin, con il suo glaciale killer ariano Travis Leich (Greg Austin).

Mentre l'azione procede, le anime più politicamente corrette s'interrogheranno. Si tratta di giustizia o di vendetta? Per gente che ha subito tali torti, le due cose possono anche coincidere. Come Inglourious Basterds era la versione enhanced dei veri Bastardi senza gloria, le cui imprese sono narrate nel film The Real Inglorious Bastards, così possiamo dire che questi Hunters sembrano la loro versione dimessa, in abiti civili e privi del fascino virile degli eroi di quel memorabile film.

L'amabile Capo squadra.

Sono dimessi ma letali perché animati da una fede nella propria missione pari se non superiore a quella dei malvagi cui danno la caccia. E così si riaffaccia l'interrogativo iniziale. A dare la caccia ai cattivi, adeguandosi ai loro metodi, si diventa a propria volta cattivi? Chiaramente il loro operato non tarderà a essere notato dalle loro prede, che inevitabilmente si scateneranno nella reazione. E visto di che gente si tratta, ci sarà di che preoccuparsi.

Il tono complessivo, pur nella drammaticità dei ricordi atroci, delle violenze subite nei campi (e qui messe in scena con sadica fantasia), degli orribili soprusi inflitti a persone indifese, è molto colorito, inevitabile definirlo "tarantiniano", specie nella grafica delle presentazioni dei singoli appartenenti al folle squadrone.

Questo è dichiarato fin dall'incipit, con la scoperta della vera identità addirittura del Sottosegretario di Stato americano (il solito sublime Dylan Baker) e della successiva mattanza. Perfetta è l'ambientazione negli anni '70, con il parallelismo con la tristemente nota "Summer of Sam", l'estate caldissima in cui NY era scossa dai delitti del misterioso serial killer e la Polizia era completamente impegnata nella sua caccia. Figurarsi quindi se c'era tempo per cercare il colpevole dell'assassinio di una vecchia ebrea povera.

Lampeggia sullo sfondo la "blackploitation" e alcuni personaggi sembrano dei figli dei fiori ormai appassiti, a ridosso della fine di una guerra assurda come quella in Vietnam (nella figura dell'attore fallito, nella sua giacca di pelle, sembra di intravedere qualcosa del Rick Dalton di Di Caprio). Hunters, di cui abbiamo visto in anteprima solo i primi due episodi (il primo dura quanto un film), promette bene a patto di accettare il tono surreale, il mix rischioso fra farsa e dramma che non mancherà di suscitare discussioni. Del resto a produrre c'è uno agguerrito sul tema, il Jordan Peele di Get Out e Noi.

Stile anni '70.

Bisogna democraticamente concedere a chi propugna idee tanto lontane dalla civile convivenza, per combattere le quali si è messo il mondo a ferro e fuoco con milioni di vittime, di continuare pervicacemente a cercare di rimetterle in atto, mentendo e sapendo di mentire per fare più proseliti? O non è forse meglio bloccarli prima che sia troppo tardi, prima che il danno sia fatto, di nuovo?

Dice Meyer: il presente non esiste, è il passato che si ripresenta di continuo, con circostanze mutate e personaggi diversi.