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Bosch s7 - recensione

Un detective e la sua città violenta.

Può ritenersi soddisfatto Michael Connelly, scrittore americano di thriller, anche se è riduttivo relegarlo a questo genere. Perché Bosch, la serie tv di Amazon tratta dai 17 romanzi che hanno come protagonista questo suo amato personaggio, è uno di quei casi non frequenti in cui la trasposizione televisiva di una serie di libri può dirsi più che soddisfacente.

Harry "Hieronymus" Bosch è un personaggio creato nel 1992, detective della Omicidi di una LA mai stata così realisticamente noir, appassionato di jazz, con una casa spettacolare che dalle colline di Hollywood si affaccia solitaria sulla bladerunneriana spianata di luci che va a spegnersi nell'oceano, brulicante di vite e di morti.

Una città dove altri scrittori, da Raymond Chandler a James Ellroy, ci hanno raccontato come avvengano i delitti più atroci, soprusi e violenze che spesso si abbattono sui soggetti più deboli e indifesi, quelli per i quali il Sistema non s'impegna.

La serie riunisce le trame di più romanzi ampliate e articolate dallo showrunner Eric Overmyer, uno con un pedigree di tutto rispetto (Treme, Homicide: Life on the Streets). Vincente è stata la scelta di Titus Welliver per il protagonista, attore qui davvero intenso, relegato a ruoli di villain di qualità in molti film e serie di successo, che qui ha avuto la sua occasione per farsi davvero notare.

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Un fenomeno questo che abbiamo visto accadere in tante serie famose ad altri attori (William Petersen con CSI, Jon Hamm con Mad Men, James Gandolfini con i Sopranos, Bryan Cranston e Bob Odenkirk con Breaking Bad, Michael C. Hall con Dexter, solo per fare qualche esempio). Ottima è stata anche la selezione del resto del cast, permettendo a tanti ottimi attori di uscire dall'anonimato dei ruoli da comprimari finora rivestiti in qualche film o serie di minore successo.

Bosch è un personaggio afflitto da un traumatico passato che, vittima di molte ingiustizie, invece che scegliere una vita criminale ha deciso di combattere in nome della giustizia, anche se sa quanto sia difficile da conseguire. Ex Marine, anarcoide e insofferente alle regole, è spesso in contrasto con alcuni superiori, in rapporti di cauta amicizia con altri e anche con i colleghi mantiene un atteggiamento di distacco che è difficile infrangere.

Ci metterà infatti tempo il suo partner J. Edgar, personaggio anche lui ben tratteggiato, a entrare in sintonia con lui,senza poter mai sperare però di godere di un minimo di indulgenza in caso di umana fallibilità. Perché Bosch è durissimo, soprattutto con sé stesso e sempre con estrema coerenza.

Le trame verticali dei vari casi hanno spaziato fra serial killer, trafficanti di droga e pornografi, poliziotti corrotti, affaristi senza scrupoli, politici assetati di potere, con contorno di avvocati carogna ed FBI e CIA mai leali e collaborative, aggiornandosi in corso d'opera con molti temi di attualità.

Bosch e il suo partner J. Edgar.

Ma la soluzione dei vari casi si lega, senza mai coprirla, alla cosiddetta trama orizzontale, cioè alla vita e gli affetti di Bosch, principalmente l'ex moglie e la figlia, e in genere tutta la sua vita, i suoi principi, le sue ossessioni, su cui domina la ricerca sul suo passato; e sull'omicidio della madre, rimasto insoluto perché si trattava di una povera donna di cui non importava a nessuno.

Intanto ogni personaggio laterale si colora di vita propria come in tanti altri bei romanzi polizieschi, da quelli scritti dalla francese Fred Vargas alla canadese Louise Penny, senza dimenticare il nostro Alessandro Robecchi. E la città assurge essa stessa al ruolo di protagonista, ma trattandosi di Los Angeles non è difficile, perché mai come in questo caso è stato dato a una città un nome che è l'esatto contrario della sua natura.

Bellissima la fotografia, spesso notturna, ottima la colonna sonora di Jesse Voccia, che talvolta ha sfumature jazz, perché quella è la passione di Bosch, che sul suo giradischi fa girare grandi classici. Bella la sigla iniziale (sulle note della canzone Can't Let Go, dei Caught A Ghost), con uno scorrimento di immagini speculari che si sfiorano senza fondersi, perché nelle indagini (nella vita), tutto può essere una cosa e il suo contrario e ogni cosa rimanda a qualche altra. E bello è anche il tema sui titoli di coda, che purtroppo con lo streaming si deve acchiappare al volo prima che parta in automatico l'episodio successivo.

Un gruppo di colleghi, amici sempre leali

Tutte le sette stagioni, tutti gli episodi, sono l'esempio di come dovrebbe essere un poliziesco impeccabile, con rare e volutamente intriganti cadute in un giustizialismo sempre stigmatizzato, anche se ogni tanto impossibile da evitare, sempre però pagato a caro prezzo, mentre il Detective cerca di restare fedele al suo credo: "tutti contano o non conta nessuno".

La settima e ultima stagione, da poco uscita su Amazon Prime, è come sempre ricca di trame e sottotrame, oltre alle due indagini principali che Bosch porta avanti, ancora affiancato da J. Edgar, fra molti alti e bassi nel loro rapporto, così come sono articolati e ben descritti tutti i rapporti fra gli altri personaggi, fra di loro e con il protagonista. Chi stia vivendo la conclusione della serie con il solito senso di lutto, si consoli perché è stato annunciato uno spin-off.

Bosch, nel corso delle sue sette stagioni, si è mantenuta a quell'altissimo livello di serie tv commerciale, che in Italia proprio non riusciamo mai nemmeno lontanamente a sfiorare, occupando così una posizione di classico che resterà nel tempo, passando sempre con la stessa efficacia dallo streaming ai canali delle tv generaliste, senza perdere niente del suo valore.