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Ash of Gods: Redemption - recensione

L'ultima Mietitura arriva su console.

Con oltre 1700 persone a supportare il progetto, Ash of Gods: Redemption è un Kickstarter nato dalla passione di AurumDust, piccolo studio russo composto da appassionati di videogiochi costretti a lavorare prevalentemente a distanza, ma uniti da un grande sogno.

Si tratta di un GDR tattico a turni, visivamente ispirato dai lavori di Ralph Bakshi e dello studio d'animazione sovietico Soyuzmultfilm, entrambi attivi tra gli anni '50 e la fine degli anni '70.

A filmati e design vintage si accompagnano tecniche di animazione 3D moderne, come il motion capture, che hanno reso vivi e credibili le azioni delle unità schierate sul campo di battaglia, cogliendone anche i movimenti più impercettibili.

Il comparto audio di Ash of Gods: Redemption non è da meno e riesce a rimanere impresso anche dopo aver smesso di giocare, merito di un piacevole doppiaggio (per quanto solo i dialoghi principali abbiano il voiceover) e di una colonna sonora realizzata in collaborazione con Adam Skorupa, Krzysztof Wierzynkiewicz e Michal Cielecki, quest'ultimo compositore assai apprezzato grazie alle sue creazioni per titoli quali The Witcher, Shadow Warrior, Eve Online e Painkiller.

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I punti di forza di Ash of Gods: Redemption, purtroppo, finiscono qui. La narrativa del gioco è stata curata da Sergey Malitsky, autore russo/polacco di serie fantasy di buon successo e vincitore di diversi premi letterari in patria. Nonostante l'indubbia competenza dello sceneggiatore, il risultato finale non convince appieno: i personaggi a schermo hanno tutti un carattere e un passato definiti e coinvolgono il giocatore nelle loro avventure e disavventure, ma ad accompagnarli vi è sempre la tendenza alla stesura di conversazioni didascaliche, artefatte, a volte persino fastidiose e fuori luogo.

Menu e testi del gioco sono stati localizzati in Italiano e, a giudicare dai diversi errori d'ortografia di alcune parole, è probabile che il lavoro non sia stato portato a termine nel migliore dei modi, ma a meno d'aver completamente stravolto le conversazioni fra i protagonisti, le spiacevoli sensazioni appena elencate sono troppo frequenti per non far parte dello stile originale del gioco. Il che è un vero peccato, vista l'invece ottima capacità descrittiva di ambienti e situazioni, alcune pregne di violenza e presentate con encomiabile accuratezza visiva.

Il senso di alienazione che colpisce il giocatore finisce solo che esaltato quando le risposte tanto attese dietro il mistero dell'ultima Mietitura e il ruolo giocato dai tre protagonisti in questo apocalittico evento, non portano ad altro che ulteriori domande, molte nascoste tra le pieghe delle scelte multiple e ramificate del gioco, altre semplicemente, inutilmente criptiche.

Prima di cominciare, il giocatore può scegliere una delle tre modalità in cui affrontare la propria avventura.

Fin dai primi minuti il mondo di Terminum appare tanto magico quanto credibile, variegato per culture, tradizioni, civiltà. La gestione di quello che è un inopinabile lavoro di build-up ambientale non viene purtroppo esaltato dalla presenza di un archivio, limitato alla descrizione dei personaggi della storia ma scevro d'approfondimenti storici, sociali e folkloristici. Si nota comunque una forte influenza delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. R. Martin, almeno per quanto riguarda la caratterizzazione dei terrificanti Mietitori.

Le pesanti ispirazioni malgestite non finiscono qui: Stoic Studio e i suoi tre Banner Saga hanno avuto un ruolo palese per la concettualizzazione di Ash of Gods: Redemption. Il taglio delle inquadrature dei banter e del movimento delle carovane, svariate meccaniche del sistema di combattimento e persino l'HUD: numerosi menu del titolo pescano a piene mani dai lavori dello studio Texano, senza però raggiungere alcuno dei suoi standard qualitativi.

Abbiamo già esaminato la parte narrativa, piacevole ma mai troppo originale e piagata da decine di linee di dialogo a dir poco aberranti; parliamo quindi di un altro dei pilastri di titoli di questo genere, ovvero il puro e semplice gameplay. Abbiamo già abbondantemente discusso in passato le meccaniche di gioco, che sono rimaste invariate da quell'ormai lontano agosto 2018 che vide l'originale pubblicazione del titolo in versione PC.

La mappa di gioco è molto grande e sarà percorsa da tre protagonisti diversi. Scegliere con saggezza la strada da imboccare potrà cambiare radicalmente il corso degli eventi.

L'edizione console del gioco, però, rischia di fare un ulteriore passo indietro: anche su una versione Pro della console Sony, il software soffre di scatti fastidiosi tanto all'interno dei menu, quanto sul campo di battaglia, arrivando a veri e propri freeze dell'immagine di una manciata di secondi.

A questo (e all'input lag) si aggiunge un binding dei comandi al controller non sempre efficace, probabilmente frutto di un lavoro pigro e inesperto in parti uguali; trattandosi di un videogioco in cui una singola scelta sbagliata può portare alla morte definitiva di un personaggio chiave della storia e all'interruzione di un intero arco narrativo (i tre protagonisti possono perdere la vita esattamente come chiunque altro, interrompendo prematuramente il loro viaggio), è evidente che un cursore che scatta all'interno di un'arena a scacchiera non sia un fulgido esempio di quality of life videoludica.

Rimangono dunque tutti i pro e i contro dell'esperienza regalata dall'originale Ash of Gods: Redemption: tanti dialoghi opzionali per conoscere meglio i comprimari della storia, scelte morali e di squadra che possono portare alla decimazione dei nostri gruppi, l'inesorabile scorrere del tempo che cambierà il mondo intorno ai protagonisti e potrebbe condannarli al fallimento della propria missione, un sistema di equipaggiamento d'oggetti e carte magiche con vari effetti sul campo di battaglia e difficoltà modulabile, per rendere l'esperienza di gioco accessibile a videogiocatori di qualunque esperienza e competenza nel genere RPG tattico a turni.

Le arene in cui si affronteranno i combattenti e le animazioni di questi ultimi sono molto curate, peccato quindi per una riproposizione a tratti vicina al plagio degli HUD di The Banner Saga.

Ash of Gods: Redemption è un progetto che gronda passione ed entusiasmo ma a cui manca il coraggio e l'esperienza per osare per davvero e creare qualcosa di nuovo: costruito su un gameplay fin troppo ispirato a titoli ben più rinomati e a una narrazione che oscilla tra il fantasy classico e un'evitabile cripticità misterica, il gioco del piccolo studio russo merita una pacca sulla spalla d'incoraggiamento ma rimane un prodotto ben lontano dal poter lasciare a bocca aperta, anche e soprattutto in questo porting console che aggiunge problemi, invece di risolverli.

6 / 10
Avatar di Lara Arlotta
Lara Arlotta: Scrive, blatera e videogioca, spesso contemporaneamente e da oltre due decenni. L'unico modo per fermarla è darle da mangiare, ma l'effetto è solo temporaneo. Sono ancora in corso delle indagini confidenziali per comprendere se si tratti di un essere umano o di una credibile riproduzione, inviata nell'era contemporanea da una civiltà eternauta.

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