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Nolan Bushnell: il mito

Intervista all'uomo che ha reso i giochi ciò che sono oggi.

Ci vuole molta fortuna per fare della propria passione un lavoro ma ci vuole tutta la fortuna del mondo per avere l'opportunità di parlare con chi per primo ha spinto te e milioni di altre persone verso quella passione. D'altronde, la bellezza di lavorare in un media giovane come i videogiochi è che puoi ancora parlare con chi c'era all'alba dei tempi, con chi ha dato fuoco alla miccia.

Ed è un'occasione che non puoi farti scappare, perché d'interviste se ne fanno tante, alcune migliori, alcune peggiori, ma intervistare Nolan Bushnell, l'uomo che ha inventato Pong, Atari e ha portato i videogiochi ad essere ciò che sono, capita una volta sola.

Com'è Bushnell? È un signore coi capelli bianchi che parla con un lieve accento della West Coast, pur essendo nato nello Utah, e che mostra tutta la flemma e la tranquillità di chi sa di essere un grande, senza fartelo pesare.

Nolan Bushnell: Eppure una volta ero molto più maleducato, poi mia moglie mi disse che ero uno stronzo, quindi..."

Eurogamer: Quindi anche la fama dei giocatori antisociali e scorbutici nasce da lei?

Nolan Bushnell: Probabilmente sì!

Nolan Bushnell ci ha rivelato dove sono seppellite le cartucce dell'Atari ma non possiamo dirvelo, altrimenti dovremmo uccidervi tutti.

Eurogamer: Scherzi a parte, tutto questo, tutte le fiere, la folla di giocatori, tutto il mercato, tutto nasce da lei: come si sente?

Nolan Bushnell: Mi sento ovviamente molto fiero, anche se i videogiochi non sono nati con me. Tecnicamente erano già possibili ma è stata la mia tecnologia ad anticipare i tempi rispetto ai microprocessori. Il mio merito è stato sicuramente quello di aver trovato il modo per portarli al grande pubblico, di renderli accessibili e di questo vado fiero ogni giorno.

"Il mio merito è stato sicuramente quello di aver trovato il modo per portare i videogiochi al grande pubblico"

Eurogamer: Secondo lei Atari è ancora un marchio forte, un nome su cui puntare, o forse è arrivato il momento di lasciarlo riposare tra le glorie del passato, ricordando ciò che è stato con affetto?

Nolan Bushnell: Io spero continui a vivere. Atari nel corso della propria vita ha affrontato molte fasi di cambiamento, chissà cosa potrebbe diventare. Credo che sia tutt'ora un bellissimo logo, a cui molti si sono affezionati: se inizia a fare cose interessanti, avrà l'attenzione di tutti.

Eurogamer: Anche coloro i quali conoscono Atari solo perché ci giocava il proprio padre?

Nolan Bushnell: Perché no? Alla fine tutto si riduce a un fattore molto semplice: fai bei giochi e sarai apprezzato.

Il momento in cui tutto è cambiato. Peccato però per la cravatta.

Eurogamer: Parlando di bei giochi, pensa che in questo momento ci sia qualcosa di paragonabile a Pong e ad Atari come genialità, innovazione e capacità di rompere con gli schemi del passato?

Nolan Bushnell: Il primo nome che mi viene in mente è Minecraft, un gioco venuto fuori dal nulla...

Eurogamer: E guarda caso con un gusto retrò.

Nolan Bushnell: Esatto, sicuramente la componente visiva è stata uno dei fattori chiave del suo successo. Ma penso anche a Portal e a quanto è interessante, divertente e diverso. Penso inoltre che Oculus Rift ci riserverà delle novità veramente molto interessanti, e lo stesso vale per i Google Glass.

"Credo che molti amino la possibilità di registrare la propria vita e metterla sul palco, e sono troppo narcisisti per pensare che agli altri potrebbe non interessare o dare fastidio"

Eurogamer: Proprio a loro è riservata la nostra prossima domanda: pensa che siano il futuro o solo uno strano gadget?

Nolan Bushnell: Un po' entrambe le cose. L'idea è molto buona ma la risoluzione non lo è per niente. Vanno bene per dei testi ma per quanto riguarda video e immagini, non sono il massimo. Ma in fondo è solo la prima generazione e miglioreranno di sicuro.

Eurogamer: E per quanto riguarda la paura che i Google Glass suscitano? Ovvero quella di essere spiati e magari messi sui social network, a propria insaputa, di una vita sul palcoscenico?

Eccomi in versione fanboy con le stelline negli occhi, al termine dell'intervista.

Nolan Bushnell: Credo che molti amino la possibilità di registrare la propria vita e metterla sul palco, e sono troppo narcisisti per pensare che agli altri potrebbe non interessare o dare fastidio, ormai questo è il fondamento della società moderna. Io non sono molto d'accordo, vorrei solo poter dimenticare tutte le cose stupide che ho fatto nella mia vita.

Eurogamer: Tipo quella volta in cui Jobs le chiese di acquisire un terzo di Apple?

"Ormai non piango più per la storia di Apple da qualche mese, forse un anno!"

Nolan Bushnell: Ormai non piango più per quella storia da qualche mese, forse un anno! (ride) ma comunque, quando hai 14 anni, è ovvio che farai cose stupide, che forse non vuoi che siano viste dai tuoi futuri insegnanti o datori di lavoro. E neppure devi per forza volere che in rete ci sia una tua foto di quando hai solo un anno e giri nudo per casa.

Credo che dovremmo veramente capire il perché di questa voglia di essere "pubblici". Io twitto ma non twitto di me stesso, twitto ciò che sto pensando. M'interessa essere un opinion leader, non oggetto di stalking.

Eurogamer: Pensa che succederà questo se finalmente uscirà il sui biopic con Di Caprio?

Nolan Bushnell: Beh non lo so, ma in questo di sicuro ho battuto Steve (Jobs): Di Caprio è uno dei migliori attori in circolazione!

Bushnell ha anche intrapreso una fiorente carriera nella ristorazione, con la catena di fast-food Chuck E. Cheese.

Eurogamer: Se avesse tutte le possibilità del settore, se potesse unire tutti i migliori studi di produzione e le loro risorse, che tipo di gioco farebbe?

"Vorrei creare un videogame che potesse essere giocato da milioni di persone contemporaneamente ma non sto parlando di un MMO"

Nolan Bushnell: Vorrei creare un videogame che potesse essere giocato da milioni di persone contemporaneamente ma non sto parlando di un MMO, per me non è mai stata una questione del gioco in sé, ma d'interazione. Immagina un gioco in cui la Costa Est e la Costa Ovest degli Stati Uniti giocano una contro l'altra in un'enorme partita a Capture the Flag. Un gioco che inizia, diciamo, il venerdì sera e va avanti finché non si trova la bandiera, e nessuno sa dov'è, con un paio di canali TV che riprendono la scena in diretta e la commentano.

Qualcosa di simile a ciò che Molyneux ha fatto con Curiosity oppure un gioco di guerra in cui tutti partono allo stesso livello, quando si viene colpiti non si muore ma si torna al punto di partenza, e più si va avanti più si sale di grado e si possono acquistare carri armati, aerei e così via. Sempre con milioni di persone.

Eurogamer: Quando stava sviluppando l'Atari era consapevole di cosa sarebbe diventato? Pensava che avrebbe cambiato l'industria dell'intrattenimento o ha stupito anche lei?

Nolan Bushnell: Sì, ero sicuro che i videogiochi sarebbero diventati sempre più importanti e più belli e realistici, grazie agli avanzamenti della tecnologia. Sapevo che i videogiochi erano qui per restare.

La console da cui è partito tutto: quanti ne hanno una ancora in casa?

Eurogamer: E cosa pensa dell'industria di oggi? Della sua mescolanza di grandi blockbuster, social game e mobile game?

Nolan Bushnell: È tutto molto prevedibile, è tutto così pieno di sequel! Ed era chiaro che sarebbe diventato un panorama sempre più frammentato. Dal momento in cui capisci che puoi mettere Super Mario in un telefono, vuoi farlo. E non ho problemi con social o mobile game: finché c'è da giocare è bello che possa farlo ogni persona che vuole farlo.

"Tutto ciò di cui hai bisogno ora è un'idea: detta così sembra semplice, eh?"

Eurogamer: E i titoli indie?

Nolan Bushnell: È un panorama che migliora e che continuerà a migliorare grazie alla diffusione di mezzi di sviluppo sempre più semplici da usare, come Unity, che permettono di fare in qualche mese cose che prima richiedevano anni.

Finalmente, dopo anni di predominio dei grandi marchi, anche questi si sono accorti del potere degli sviluppatori indipendenti, che stanno prendendo sempre più piede. Mi ricorda molto i primi tempi del settore. Forse è un'epoca che non era scomparsa, semplicemente eravamo troppo occupati a guardare i titoli Tripla A. Tutto ciò di cui hai bisogno ora è un'idea: detta così sembra semplice, eh?

Eurogamer: E adesso che si è lanciato nel settore educativo quali sono i suoi progetti? Quali obiettivi si è prefissato?

Il Topo era una specie di robot programmabile, che ovviamente si rivelò un fallimento ai limiti dell'utopia.

Nolan Bushnell: Brainrush (un sistema che unisce educazione e gioco per migliorare l'apprendimento) sta crescendo sempre di più. Ormai, in termini d'apprendimento e consolidamento delle informazioni apprese, siamo 10 volte più forti e veloci di qualche anno fa, e presto lo saremo 20 volte di più.

Io credo che, fondamentalmente, stiamo cambiando il modo in cui le persone imparano e ci riusciremo. Ci sono bambini che conoscono i videogiochi a memoria ma non sanno la storia: noi cambieremo tutto questo, proprio grazie ai videogiochi.

Eurogamer: Nessuna voglia di tornare ai giochi puri e semplici? Magari con un progetto che porti il suo nome e faccia tornare grande Atari?

Nolan Bushnell: Beh, in tanti mi tirano per la giacca chiedendomi di fare qualcosa del genere, e penso proprio che dovrei farlo! Quando i miei pieni sull'educazione potranno sostenersi da soli, credo proprio che lo farò: amo troppo i videogiochi per staccarmene definitivamente.