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Geoffroy Sardin

Ubisoft tra presente e futuro.

Eurogamer: Il nostro settore è sempre più selettivo e competitivo e ormai, se un gioco non è un tripla A, quasi non ha più senso svilupparlo. Di fronte a un Riccitiello che ha annunciato di volere mettere sul piatto 300 milioni di dollari per insidiare Call of Duty con Battlefield 3, lei come reagisce?

Ovvero, nella sua veste di direttore marketing e vendite crede che Ubisoft, che è pur sempre il terzo publisher al mondo, abbia le armi per combattere alla pari contro colossi come Activision Blizzard ed EA?

Geoffroy Sardin: Quella che lei ha indicato non è la nostra battaglia. Il nostro obiettivo non sono le vendite ma i consumatori, che cerchiamo di includere in qualsiasi fase della realizzazione dei nostri prodotti.

Trecento milioni di dollari sono una cifra altisonante che però di per sé non vuol dire nulla: se si ha modo di gettare un ponte sin dall’inizio coi propri consumatori, si sta creando un volano che ha un valore altissimo. Questo è quindi il cuore della nostra strategia, che trova nel servizio Uplay il migliore esempio. Conosce questo servizio, sì?

Uplay è un servizio sul quale Ubisoft punta molto per fidelizzare l'utenza ai propri prodotti.

Eurogamer: Sì, sono registrato a Uplay…

Geoffroy Sardin: Ecco, allora mi capirà quando affermo che non vogliamo parlare di milioni di dollari ma di esperienze di gioco, che insieme al coinvolgimento degli appassionati sono i due punti cardine della nostra strategia.

Eurogamer: Questa però è una strategia rivolta a chi è già un gamer. Il mass market dei giornali e delle televisioni, invece, come lo andate a prendere?

Geoffroy Sardin: Beh, questo però è un altro discorso. Nel senso, mi pareva si parlasse di titoli core come Battlefield 3…

Eurogamer: Senz’altro, ma i trecento milioni di Riccitiello verranno poi spesi a pioggia su tutti i media per toccare ogni fascia di utenza, così come fa d’altronde Activision con Modern Warfare…

Geoffroy Sardin: Allora ti faccio l’esempio di Just Dance… a proposito, posso darti del tu?

Eurogamer: Certo, ci mancherebbe.

Geoffroy Sardin: Ok, quando abbiamo lanciato questa licenza abbiamo dovuto spendere un po’, perché si trattava di far conoscere un marchio che nessuno aveva mai sentito nominare prima. Per Just Dance 2 invece non dovremo spendere altrettanto, perché ormai si è creata una rete “sociale” che è poi la leva sulla quale intendiamo agire.

"Se si ha modo di gettare un ponte sin dall’inizio coi consumatori, si sta creando un volano che ha un valore altissimo "

La nostra strada non è tanto investire per andare in televisione, quanto il restare in contatto diretto coi giocatori. Relativamente ai prodotti mass market, quindi, il primo budget per noi consiste nell’investire in tempo e uomini che vadano su tutti i forum, social network e YouTube a fare conoscere i nostri prodotti. Ti posso garantire che il ritorno sugli investimenti è decisamente alto.

La nostra strategia, quindi, più che passare attraverso i media classici come la televisione, è rivolta maggiormente all’online. Ecco la nostra differenza rispetto agli altri.

Eurogamer: E lavorando io nell’online, non posso che rallegrarmi di questa vostra decisione! Ma battute a parte, passiamo a un altro tema. Qualche tempo fa il vostro presidente, Yves Guillemot, ha annunciato che per produrre un tripla A per la prossima generazione di console saranno richiesti budget attorno ai 100 milioni di dollari, cioè circa tre volte l’importo attuale. Poiché non potete aspettarvi né di triplicare la base utenti né di portare il prezzo dei giochi a 210 euro, quanto sarà più complicato il suo lavoro di direttore vendite? Insomma, come farete a far tornare i conti?

La casa di Yves Guillemot ha già da qualche imboccato la strada del cinema per sfruttare le sinergie col proprio catalogo.

Geoffroy Sardin: Un gioco non è solo un disco ma un trans-media, ovvero un mondo che include libri, fumetti, film, televisione, anime, eccetera. Con questa rete di prodotti puoi permetterti di investire budget molto più elevati. Questa è la ragione per cui abbiamo deciso di selezionare alcuni nostri marchi, come Assassin’s Creed o Ravid Rabbids, che siamo sicuri essere delle IP che si prestino a essere declinate anche in altri media.

Eurogamer: È in quest’ottica che possiamo inquadrare il vostro interesse per il mondo del cinema?

Geoffroy Sardin: Non posso sbilanciarmi troppo in proposito ma posso dire con certezza che per quanto riguarda il cinema abbiamo deciso di provarci perché crediamo di avere le competenze per farlo. Siamo noi che produciamo i videogiochi e noi che sappiamo come sfruttare al meglio i nostri stessi marchi.

Oggi come oggi non ci sono più troppe differenze tra lo sviluppare un gioco e girare un film, sia sotto il profilo della sceneggiatura che delle tecnologie da usare, nonché della coerenza tra i due diversi media. Per questa ragione abbiamo deciso di creare una divisione all'interno della compagnia dedicata al cinema.