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Il futuro del Free2Play

Eurogamer.it a colloquio con i big del settore.

Eurogamer Come immaginate il futuro dei giochi online? Pensiate sia Facebook la prossima "piattaforma killer"?
Christian Sauer (Gamigo)

Facebook è sicuramente una piattaforma appetibile per chiunque, ciononostante i Free2Play possono anche prescindere da questo social network e avere ugualmente successo. Al momento non ci sono reali vantaggi nell'avere il client del proprio gioco su Facebook... e questo anche alla luce del fatto che in Europa i browser game sono molto più popolari, specialmente in Germania.

Michael Mueller (PaySafeCard)

Credo che l'evoluzione dei Free2Play prescinda da Facebook e che nei prossimi anni questo settore possa diventare una parte davvero significativa del mercato.

Frank Cartwright (GamersFirst)

Il punto è che bisogna eliminare alcuni preconcetti che caratterizzano questo settore. Molti pensano che la qualità faccia rima con "client game", ma in realtà i browser game possono proporre esperienze ben più ricche rispetto a un qualsiasi Farmville. Il maggior interesse dell'industry verso il settore ha permesso grandi passi avanti in quanto a tecnologia.

Compagnie come Unity sono una parte integrante di questa evoluzione. La proposta più interessante è senza dubbio quella di realizzare un MMO e proporlo attraverso un normale client: così si potrebbe avere grande accessibilità e allo stesso tempo diversi gigabyte di contenuti. Speriamo che si possano raggiungere presto questi standard.

Sword 2 - GamersFirst.
Eurogamer I titoli Free2Play sono giocati prevalentemente su PC al momento. Quante e quali possibilità ci sono che il mercato si estenda anche al mercato delle console, raggiungendo magari PlayStation Network e Xbox Live?
Frank Cartwright (GamersFirst)

Il Free2Play è un business model perfetto per le console, ma tutto dipenderà ovviamente da Sony, Microsoft e Nintendo.

Christian Sauer (Gamigo)

Al momento non abbiamo pianificato nulla del genere e ho i miei dubbi sull'effettiva bontà di tale possibilità.

Eurogamer Compagnie come EA, THQ e Ubisoft stanno cercando di farsi strada nel mercato Free2Play. Non vi sorprende che pur essendo compagnie più affermate e con più risorse economiche, non riescano ad ottenere risultati pari ai vostri? Che cosa sbagliano secondo voi?
Frank Cartwright (GamersFirst)

GamersFirst è leader del settore da oltre 8 anni. Certo, ci sono compagnie con grandi capitali a disposizione, ma spesso non hanno ottenuto risultati paragonabili ai nostri. Vi siete mai chiesti il perché? Sono società abituate a investire milioni e milioni nello sviluppo di prodotti la cui realizzazione richiede anche 2-3 anni, ma in ambito Free2Play tutto è diverso.

Inizialmente si spende infatti pochissimo e ci si concentra solo sulla longevità dell'esperienza e sulla creazione di una community; in un secondo momento si passa poi a tutto il resto, aumentando gli investimenti. Il ciclo vitale di un titolo Free2Play può andare dai 3 ai 7 anni. KOL, ad esempio, è disponibile da 8 anni e testimonia l'effettiva differenza della cultura Free2Play rispetto ad altri settori dell'industry.

King of Kings III - Gamigo.
Christian Sauer (Gamigo)

Adattarsi alle caratteristiche di un nuovo settore non è mai semplice e richiede diverso tempo ma è auspicabile che col tempo anche queste grandi compagnie imparino a barcamenarsi per poi ottenere grandi risultati.

Eurogamer In passato era difficile che la stampa mostrasse interesse o addirittura trattasse argomenti relativi al mercato dei Free2Play, principalmente per la loro scarsa qualità grafica. Ora però le cose stanno cambiando. Attualmente vi sentite più considerati o pensate di avere ancora un po' di strada da fare in questo senso?
Christian Sauer (Gamigo)

Negli ultimi anni l'interesse dei media verso questo settore di mercato è cresciuto notevolmente e credo sia una cosa positiva per tutti. Ci vorrà comunque del tempo per ottenere una copertura mediatica pari a quella dei videogiochi più tradizionali.

Rahul Sandil (GamersFirst)

Credo che la colpa sia tanto dei media quanto degli stessi publisher. Le compagnie che operano in campo Free2Play non hanno mai potuto contare su budget paragonabili alle società più affermate nell'industry e, purtroppo, non sono state in grado di trovare metodi realmente vincenti per pubblicizzare il proprio lavoro. Ma ora, con la crescita dell'online gaming e del social gaming, tutto sta cambiando e molte persone mostrano più interesse verso i Free2Play.