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Grasshopper Manufacture

La casa di Shadow of the Damned apre le sue porte a Eurogamer.it!

John Davis: Molto poca per fortuna. Suda, essendo un personaggio sopra le righe, oltre che un game designer di talento, è riuscito a mantenere un equilibrio tra libertà e business facendo sì che i vari publisher non si intromettessero in maniera vincolante nello sviluppo dei nostri progetti.

Per altro, caratteristica unica della GhM è che una parte dei dipendenti non è giapponese; ad esempio io stesso sono americano, questo perché Suda è sempre alla ricerca di qualcosa di diverso e di nuovo che possa essere utile alla realizzazione di nuovi giochi, dalla fase del game concept sino al suo materiale sviluppo su PC. Lui crede molto nella “contaminazione”di idee, ed è questo a mio avviso il motivo per cui i giochi del nostro studio hanno una marcia in più.

Eurogamer: Indubbiamente una realtà rara in Giappone: nel corso degli anni ho avuto modo di visitare molti studi (Bandai, Sega, Cyber Connect, Taito, ecc.) ed è la prima volta che sento una cosa del genere. La domanda più logica che sorge spontanea, avendo vissuto in Giappone, è come gran parte dello staff straniero possa aver comunicato con quello giapponese, visto che molti programmatori provenienti da tutto il mondo non conoscono la vostra lingua.

Solo negli uffici di Grasshopper Manufacture potevamo trovare Snake contro gli Zombie!

John Davis: Diciamo che nei vari meeting abbiamo sempre traduttori, poi alcune volte ci si spiega anche a gesti o con disegni!

Eurogamer: Ritornando al discorso dei publisher, come vi siete trovati a dialogare con realtà molto più grandi di voi?

John Davis: Diciamo che in Occidente, dopo Killer 7, Suda è riconosciuto come un game designer di punta nel panorama nipponico, e questo è stato un punto fondamentale per portare avanti le nostre idee. Poi il suo carattere e i suoi modi di fare negli incontri decisivi hanno fatto il resto.

Eurogamer: Kojima, in una recente intervista, si è lamentato dalla mancanza di libertà nello sviluppo di nuovi titoli, perché ormai il settore si è standardizzato un po’ come il cinema hollywoodiano: cosa ne pensi?

John Davis: Sicuramente fare il game designer e al tempo stesso il vice presidente di una holding come Konami che ha palestre e centri in tutto il Giappone, non deve essere facile specie in relazione ai tempi dilatati per lo sviluppo di un nuovo titolo. Non lo invidio certamente! (Konami, in Giappone, oltre che essere un’acclamata software house, è nota anche per i suoi centri benessere, la produzione di cartoni animati e gadget, ndR).

Eurogamer: Si vocifera di una vostra possibile futura collaborazione con Kojima Productions: che cosa ci puoi dire in merito?

John Davis: Non posso dire niente!

Eurogamer: Ma io quando ero al Tokyo Game show vi ho visti scambiarvi bigliettini e strette di mano proprio allo stand della Konami...

John Davis: Non posso dire niente (e ride ndR)!

Bene, per ora possiamo fermarci qui. Proseguiremo a breve con l'intervista al Development Director di Shadow of the Damned: stay tuned!