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Kingdom - recensione

Per costruire un regno basta un tasto.

Costruire un regno partendo da zero e difenderlo non è impresa da poco, soprattutto nella terra senza nome di Kingdom. In questo gestionale in pixel art tanto evocativo quanto immediato, siamo chiamati a vestire i panni di un re o di una regina (scelta puramente estetica) e naturalmente la sua corona, che pur non asservendo ad alcuna funzione particolare va mantenuta ben salda sulla testa pena il game over.

Kingdom si basa su un sistema di controllo semplicissimo, che prevede solamente il movimento a destra o sinistra e l'interazione gestita sempre tramite lo stesso tasto. Il tutorial è ugualmente immediato, e dopo una breve intro in cui viene spiegato come reclutare sudditi e convertirli in arcieri o operai, ci lascia alle prese con la costruzione del nostro pixelloso impero.

Per riuscire nell'impresa dovremo costantemente reclutare i sudditi di cui sopra, ordinare la costruzione di difese e postazioni per gli arcieri, upgradare il nostro castello o costruire fattorie. Nonostante i nostri regali panni, in Kingdom dovremo fare spesso le cose in prima persona, correndo qua e là per il reame in cerca di sudditi da reclutare o punti d'interesse da scoprire.

Al calar della notte i mostri si ammassano alle porte, diventando particolarmente numerosi e agguerriti quando la luna è rossa.

L'unica arma a nostra disposizione sono delle monete, ottenibili dai sudditi tramite la caccia o altre attività avanzate come il lavoro nelle fattorie. Durante la fase diurna è quasi sempre sicuro spostarsi oltre i confini protetti del reame, e in questo lasso di tempo i sudditi si dedicano autonomamente alle attività più adatte a loro: gli arcieri cacciano, i contadini curano le fattorie e via di seguito.

Ogni abitante raccoglie diligentemente le monete che incontra, e le tira fuori al nostro passaggio: la borsa ha comunque una capienza limitata, e le monete in eccesso cadono al di fuori di essa, finendo a terra (da dove possono essere raccolte nuovamente) o in acqua, andando perse per sempre. Le monete vengono utilizzate sia per reclutare sudditi che per potenziare le strutture, o segnare alberi da abbattere.

Al calar della notte, le truppe si ritirano dietro le strutture di difesa più esterne (su ambo i lati) e reagiscono quanto meglio possono agli attacchi dei mostri vomitati da quattro portali, due per lato della mappa. Col passare dei giorni gli attacchi si fanno sempre più massicci ed entrano in gioco mostri di diverso tipo; inoltre, ogni 5 giorni si passa per una fase di "luna insanguinata" in cui i portali riversano nel territorio orde particolarmente dure e agguerrite.

Bisogna quindi faticare per tenere il passo di quest'escalation, ampliando le difese del regno e convertendo i sudditi in arcieri. Altre monete vanno anche investite nell'upgrade di un tempietto nascosto nella foresta in posizione casuale a ogni partita, che permette di costruire strutture in pietra invece che in legno. Sempre nei meandri della mappa, non difficili da scovare ma spesso laboriose da raggiungere, si trovano due statue che elargiscono potenziamenti (a tempo) di arcieri e difese, previo l'esborso delle solite monete.

La semplicità di Kingdom facilita il compito di tenere il passo con il regno, che si fa via via sempre più esteso, e la necessità di rifornire costantemente le truppe. Visto che i sudditi raccolgono automaticamente archi, martelli e falci per diventare rispettivamente arcieri, operai o contadini, e che quando colpiti dal nemico perdono i loro attrezzi, è necessario mantenere la produzione di oggetti sempre adeguata al ripristino delle forze e mettere in conto che più il regno è ampio, più il viaggio degli uomini verso il castello e gli attrezzi diventa lungo.

Anche gli spostamenti del nostro monarca vanno gestiti con una certa cautela: il destriero che montiamo può reggere al galoppo solo per un certo tempo, dopodiché deve riposare prima di potersi nuovamente muovere con velocità. A volte non è facile farsi un'idea precisa del tempo che resta prima del calar della notte, e alcune strutture utili si trovano spesso al di là del primo dei due portali nemici.

Nonostante l'ampliamento e la gestione del regno diventino nelle fasi avanzate una corsa forsennata contro il tempo, Kingdom riesce a regalare momenti pacati in cui lo scenario evocativo e il buon accompagnamento sonoro creano un quadro affascinante, anche se la pixel art sembra virare un po' troppo alla variante sgranata del genere e parte dello schermo è occupata da un semplice riflesso sull'acqua della porzione principale.

La semplicità del sistema di controllo e delle meccaniche in generale, però, favorisce sì l'apprendimento senza bisogno di tutorial o spiegazioni, ma nel lungo termine si rivela anche il punto debole del gioco. Dopo qualche partita di normale sperimentazione è facile trovare la formula giusta viste le poche componenti in gioco. Ci sono alcune varianti come catapulte e cavalieri, ma il loro numero massimo è molto basso e ne limita l'incidenza; allo stesso modo, i mostri volanti o quelli più resistenti in grado di lanciare massi sono facilmente abbattibili una volta che si capisce come approntare la difesa ideale, che tra l'altro è molto semplice come concetto.

Come potete vedere, una volta superate le prime fasi il flusso di monete non è un problema.

Una volta reso praticamente inespugnabile il regno, e costruito anche una sola fattoria per garantirsi un corposo afflusso di monete, espandere il regno e attaccare i portali diventa abbastanza facile, e il fascino pur ipnotico di Kingdom soccombe alla mancanza di stimoli. Dopo una prima fase molto interessante le novità finiscono, e superato lo scoglio più difficile non resta che espandere il regno fino a poter attaccare da distanza utile gli ultimi portali, un compito che richiede solo tempo e non impegno.

È un peccato che Kingdom entri in fase calante così presto, perché l'ambientazione e la formula di gioco sono attraenti e una volta catturati è difficile staccarsi dal gioco. Inoltre vi sono tocchi carini, come la possibilità di far abbeverare il cavallo in alcuni punti per far ripristinare più velocemente l'energia, o meandri evocativi che danno vita a quadretti molto belli. Il design grafico e il semplice schema di controllo sono un binomio molto valido, e la tensione generata dai tempi sempre ristretti in cui occuparsi del regno mantiene incollati allo schermo fino alla fine, che purtroppo giunge troppo presto.

Se fosse stato possibile ottenere più upgrade invece che il solo passaggio dal legno alla pietra, o qualche tipo di truppa in più, probabilmente le varianti strategiche si sarebbero moltiplicate. Allo stato attuale, è abbastanza facile trovare i limiti della formula e girarli a proprio vantaggio: non è detto che in futuro il team non ampli le meccaniche tramite degli aggiornamenti, ma al momento Kingdom riesce sì a rapire totalmente, ma per una quantità di ore molto inferiore a quanto potrebbe fare con appena qualche ritocco.

7 / 10