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Lost in Random - recensione

Un mondo a sei facce con molto stile.

American McGee sta disperatamente cercando un publisher che accontenti la sua voglia di realizzare un nuovo capitolo di Alice. Nel frattempo Zoink Games "prende in prestito" il suo stile ultra-gotico e ci aggiunge il fattore casualità per creare Lost In Random, fiaba dark che fin dal suo primo annuncio ha attirato su di sé l'attenzione di una folta schiera di giocatori.

Narra la storia di un regno dominato dal caso, in cui un gioco apparentemente innocuo può determinare il fato di un essere umano. Un lancio di dadi è la scintilla che dà il via alla storia di Even e Odd ("Pari e Dispari" in italiano), sorelle unite da un amore profondo che vengono separate da un crudele destino.

In tutto il regno è la Regina Nera a decidere il destino degli abitanti, bambini compresi, che una volta compiuto il dodicesimo anno di età sono costretti a lanciare il dado nero per essere assegnati ad uno dei reami di Alea. Odd lancia un sei, risultato che la porta direttamente nel palazzo oscuro della Regina.

Anche dopo un anno Even non riesce a credere che la sorella maggiore viva felice e spensierata nel castello. Sente che qualcosa non va e una notte decide di partire alla ricerca di Odd, incurante dei pericoli che si annidano nei tetri meandri del regno.

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Inizia così Lost In Random, di cui avete sicuramente letto la nostra recente anteprima, nella quale Virginia auspicava per questo gioco il salto di qualità che gli sviluppatori Zoink Games meritano dopo l'ottima carriera costruita su titoli come Stick It To The Man, Flipping Death e soprattutto Fe, pieni di inventiva ma mai pienamente convincenti. Per questo nuovo prodotto il piccolo team svedese ha deciso di virare verso il dark "alla Tim Burton", creando un mondo pieno di suggestioni e personaggi che non sfigurerebbero in un sequel de La Sposa Cadavere.

L'atmosfera è centrata in pieno e avvolge fin da subito il giocatore in un universo distorto e fiocamente illuminato da poche finestre giallognole e lanterne tremolanti. Tutto ha dimensioni enormi e sembra incombere su Even fino ad inghiottirla, ma la piccola è coriacea e pronta a tutto pur di conoscere la verità.

Al suo fianco arriverà presto uno strano essere a forma di dado, che parla una lingua molto simile a quella di Yoda. Lei sembra capirlo alla perfezione e i due instaureranno da subito un rapporto di reciproca fiducia. Even lo terrà al sicuro sulle sue spalle come uno zainetto e lui la ricompenserà mettendo al suo servizio un potere davvero unico.

Dicey (questo è il nome che gli viene dato) è in grado di inglobare delle speciali carte-potere, che all'occorrenza verranno tirate fuori e utilizzate in combattimento. Per farlo è necessario che Even raccolga delle piccole schegge luminose che andranno a comporre i puntini sulle facce del suo cubico amico.

Una volta messo in pausa il gioco con un lancio di Dicey avrete tutto il tempo che volete per decidere quali carte usare... forse anche troppo!

Esse vengono rilasciate dai nemici quando vengono colpiti dalla fionda della protagonista in determinati punti. Dopo averne accumulate a sufficienza si può attivare il potere di Dicey con la pressione di un tasto, che mette il combattimento in pausa e fa apparire su schermo le carte disponibili. Queste sono divise in varie categorie inizialmente sono piuttosto scarse, con il procedere del gioco però ne accumulerete sempre di più e il mazzo a vostra disposizione si amplierà a dismisura concedendovi molte più opzioni di attacco, difesa, cura e via dicendo.

Il combat system è particolare e ha bisogno di un po' di tempo per ingranare; alla lunga frammenta un po' troppo il ritmo degli scontri, soprattutto perché una volta lanciato il vostro dado senziente non avrete un tempo limite per scegliere quali carte usare.

La casualità sbandierata nel titolo poi non è in realtà così vitale nell'economia del gioco. Il lancio di Dicey (che con il tempo guadagnerà sempre più "puntini" e quindi opzioni di attacco) determina il valore totale delle carte che si possono utilizzare, ma la loro quantità e varietà fa sì che raramente ci si ritrova ad affrontare situazioni particolarmente sfortunate.

Anche gli eventi del gioco hanno poco o niente di randomico: l'incedere dell'avventura è nella sua prima metà decisamente lineare e punteggiato solo occasionalmente da missioni secondarie abbastanza brevi e poco impegnative.

Zoink Games ha popolato i reami di Alea con una miriade di personaggi spettacolarmente caratterizzati... ma di quali vi potrete fidare?

Una volta superati i primi tre distretti le cose si fanno più interessanti e la difficoltà si alza un po'. In campo scendono scagnozzi della Regina molto più coriacei, che vi costringeranno a cambiare tattica sul campo, utilizzando Dicey con molta più saggezza. Le carte "buff" diventeranno più importanti e la barra dell'energia di Even si ridurrà molto più spesso e velocemente. Rimane invece intatta la linearità narrativa e ludica di Lost In Random, che quindi continua ad andare decisamente contro il proprio titolo.

Ecco, da questo punto di vista ci saremmo aspettati qualche trovata in più. Sembra invece che i ragazzi di Zoink Games abbiano esaurito la loro carica creativa dopo aver plasmato l'artisticamente sublime mondo di gioco e aver creato un combat system a metà tra action e deck-building. Sarebbe stato interessante inserire la possibilità di utilizzare Dicey anche al di fuori degli scontri, magari per modificare il livello di difficoltà di alcune missioni o per rendere più o meno ostici alcuni enigmi... che per inciso, praticamente non esistono.

Lost In Random, come la maggior parte dei titoli sviluppati da Zoink Games, è un gioco stilisticamente quasi impeccabile, contraddistinto da un'ottima verve creativa e da un costrutto narrativo interessante anche se, in questo caso, non particolarmente originale. Ancora una volta però gli manca quel guizzo finale in grado di fargli scavalcare la barriera che divide i giochi buoni da quelli indimenticabili.

I dialoghi del gioco, ottimamente tradotti nei sottotitoli italiani, sono stati scritti da Ryan North, autore tra le altre cose di Adventure Time.

Gli fanno buona compagnia gli stessi giochi di American McGee, anche loro mai troppo vicini all'eccellenza e il più recente Pumpkin Jack. Lo stile gotico evidentemente è in netto ribasso ma vi consigliamo di tenere comunque questo titolo nella lista desideri: in un futuro periodo di scarse uscite, potrebbe diventare un discreto passatempo.

7 / 10