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Memento Mori

L’evoluzione della specie.

È però nella gestione dell’inventario, con la numerosa schiera di oggetti con cui avrete a che fare e la loro manipolazione, che è possibile cogliere i primi segnali di virtuosismo degli sviluppatori, con la vostra capacità di analisi che dovrà essere portata ai massimi livelli al fine di cogliere il particolare corretto per proseguire nelle vicende.

Se non siamo di fronte all'innovazione più sfrenata, gli sviluppatori non hanno di certo lesinato nel cogliere alcuni spunti interessanti provenienti dal passato recente: ecco quindi i finali multipli che era dai tempi del mitico Blade Runner che non tornavano in tale pompa magna e i dialoghi ‘multi approccio’, che vi permetteranno di decidere con che tono rivolgervi ai vostri interlocutori, un po’ sulla falsariga di quanto visto con Mass Effect sebbene ovviamente non in maniera così elaborata.

Entrambe queste implementazioni funzionano bene, elevando la rigiocabilità di un titolo che altrimenti non risulta eccessivamente longevo a causa di una difficoltà non particolarmente spinta. Peccato però che questi aspetti pur raggiungendo risultati più che discreti, non sappiano arrivare all’ottimo.

Il simpatico sistema di dialogo in azione... diciamo che sorridere non guasta mai.

Il sistema a più finali infatti è penalizzato dal non mostrare lungo il corso delle avventure quali siano le discriminanti che permettano di giungere ad una scena conclusiva rispetto che un’altra, nonostante sia possibile cogliere qualche indizio al riguardo procedendo a tentativi. Il sistema di dialogo invece strizza l’occhio ai novellini del genere, permettendo spesso di poter provare tutte le alternative del caso. Niente di male ovviamente, ma così si perde un poco di quel senso di immersione che altrimenti il taglio cinematografico riesce a infondere in modo intenso lungo tutto il corso del gioco.

Questa volta siamo infatti di fronte a un reparto tecnico certamente da encomio, cosa che non succede spesso con le avventure grafiche spesso bollate come piacevoli, ma mai supportate adeguatamente a livello visivo. Completamente in 3D in ogni suo aspetto, Memento Mori presenta una gestione dei modelli e degli ambienti ben strutturata, così che anche i vostri occhi affaticati da anni di sudata carriera videoludica possano affermare di non essere stati trascurati.

Un aspetto che ho inoltre apprezzato in maniera particolare e che ha contribuito ulteriormente a immergermi con sagacia, è la capacità del gioco di rappresentare quasi ogni singolo passaggio e movimento che avviene su schermo: niente più “tagli” ma quando ad esempio prenderete l'ascensore, dovrete fisicamente chiamarlo, per poi salirci. Sono particolari come questi che possono fare la differenza.

Anche l'illuminazione gioca la sua parte per creare la giusta atmosfera.

Anche il parlato, rigorosamente in Inglese, fa la sua parte permettendo di godere di una recitazione curata, diretta a cercare di fornire ambienti e personalità il più realistici possibili: sicuramente gli sforzi non sono stati vani ma in questo campo, complice anche un sincronismo labiale non impeccabile, si può fare ancora molto. Peccato infine anche per la sottotitolatura in Italiano che ogni tanto pecca in qualche evitabile imprecisione: nel complesso non pregiudica il proseguire delle avventure, risultando un valido aiuto per i non aglofoni, però qualche neo rimane.

La sensazione che si prova una volta terminato Memento Mori è quella di aver fatto parte di un intrigo di alto livello, capace di smuovere quella voglia di complotti che c'è in ognuno di noi. Certo, il debito verso Dan Brown e soci è notevole, ma saper presentare un gioco così coinvolgente non è sicuramente cosa da poco e devo ammettere che era parecchio che non trovavo un gioco capace di stimolarmi in tal senso e a tal punto. Se nel farlo poi si viene stuzzicati ad utilizzare qualche neurone in più rispetto alla media, non si può certo affermare che sia un delitto…

8 / 10