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Shovel Knight: King of Cards - recensione

È tutto oro quel che luccica.

A distanza di ben cinque anni, il mondo di Shovel Knight continua ad espandersi. Si ha quasi l'impressione che Yacht Club abbia voluto scavare fino in fondo, prima di dire addio al suo progetto prediletto e dedicarsi all'annunciato sequel: Shovel Knight Dig, in collaborazione con Nitrome. Nell'attesa, ci delizia col suo spin-off più convincente, ricco e profondo: King of Cards, in cui vestendo i panni dorati del King Knight vivremo la sua goffa ascesa al potere, prima degli eventi di Shovel of Hope.

L'intero capitolo è una luccicante ricerca di seguaci per spodestare i tre regnanti del Joustus, un gioco di carte che va in voga nel regno e per il quale tutti vanno inspiegabilmente matti. Incluso qualche vecchio amico. Fuor di spoiler: la spedizione del sedicente re è leggera e autoironica, con battute simpatiche sulla megalomania del protagonista, in una brillante traduzione in italiano. Qualcosa però si annida nell'ombra.

Insomma: par proprio che dietro l'armatura decorata e di facciata ci sia una struttura ludica inaspettatamente solida. Si confermano infatti le qualità di Shovel of Hope. Il game design ha un'ottima scala di difficoltà, si comincia dalle meccaniche del singolo livello, quasi sempre diverse, per finire con i precipizi dove dovremo far sfoggio dei nostri migliori trick acrobatici. Ci sono livelli tematici ispirati ai classici del platform (Super Mario, Ducktales e soprattutto Megaman).

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C'è la solita, fluida e colorata pixel art. Inoltre, per essere un add-on gratuito per chiunque possedesse già la versione Treasure Trove, ci stupisce una longevità soddisfacente: circa dodici ore per una run base che includa la raccolta dei collezionabili e un'esplorazione a setaccio. Qualcuna in più per i completisti e chi vorrà cimentarsi nel New Game+ (meno cuori e sfide più complesse). Ci sono eventi opzionali, molteplici Power Up, percorsi alternativi, boss secondari e parecchi passaggi segreti. Si ha l'impressione di trovarsi di fronte a un gioco completo e a sè stante. Di fatto, al contrario dei precedenti DLC e al di là del riutilizzo degli asset grafici, mappe, ambienti e "quadri" sono stati ripensati più in profondità.

Questo significa che il senso di déjà-vu che dava l'avventura di Plague Knight (precedente DLC), per esempio, è nettamente diminuito. Ma attenzione: l'aggiunta di 20 achievement, qualche nuovo boss e una quarantina di livelli (più sfide extra), non cancellano la presenza delle solite aree tematiche, delle solite colonne sonore e di molti avversari con gli stessi moveset già incontrati in passato. Che il tutto sia di qualità però non ci piove: ricordiamo, per esempio, che la colonna sonora è stata composta da Jake "virt" Kaufman (compositore, tra gli altri, di Contra 4). Riascoltarla è sempre un piacere.

Nello specifico delle meccaniche del King Knight, siamo di nuovo di fronte a un gameplay simile a quello del cavaliere blu: gli attacchi principali avvengono infatti dall'alto verso il basso, con la differenza che prima sarà necessario un dash in avanti, spesso contro i nemici. L'impressione complessiva è quella di un gioco aperto alle elucubrazioni degli speedgamer: certe sezioni sono tanto frenetiche quanto strategiche, e non mancano gli inviti a completare l'avventura con la route più rapida possibile.

Le case di Joustus pullulano di sfidanti e segreti.

Diversi i potenziamenti, che permettono approcci di gioco differenti. Con i decreti si avranno bonus momentanei, tra cui evocazioni di alleati o rigenerazione. Le armature forniscono una protezione non indifferente da determinate meccaniche, per esempio dai burroni. I Power Up veri e propri, invece, potenziano per lo più gli attacchi svolti in determinate condizioni o garantiscono movimenti speciali come il galleggiamento in aria. I bonus si comprano con i tesori, che in caso di morte sono l'unica cosa che perderemo e dovranno essere recuperati prima della successiva morte. Non è presente un sistema di vite, come avveniva nei classici retro di riferimento, e questo conferma l'accessibilità del titolo.

Oltre alla ricchezza di eventi opzionali, una novità da segnalare è il Joustus già accennato. Giocare a questo particolare minigioco di carte strategico è necessario per godere appieno il DLC. Ci saranno diverse case, piene di NPC da sfidare e carte segrete. Ciò dà a King of Cards un ritmo particolare e per molti aspetti rilassato, considerata anche la presenza di un Hub di riferimento alla quale tornare di missione in missione.

Le regole sono apparentemente semplici: bisogna far sì che le proprie carte nella "griglia" di gioco si trovino sopra delle gemme. Vince chi possiede più gemme quando tutta la plancia è stata riempita. Ogni carta ha delle frecce direzionali che indica verso quale zona può spingere e verso quale zona non può essere spinta. Andando avanti con il gioco, subentrano però plance particolari, con trappole e zone inaccessibili. Le stesse carte di livello più alto hanno degli effetti secondari.

La mappa, ispirata a Super Mario, è stata migliorata notevolmente.

Ci sono anche sfide speciali, in cui dovremmo vincere in una sola mossa, o ancora boss con poteri unici capaci di piegare a proprio piacimento le regole del gioco. Spendendo tesori, però, potremmo comprare delle carte speciali che contrasteranno questi effetti: sarà - in un certo senso - come barare. Ma in fondo King Knight non è il più onorevole dei personaggi del reame.

Il Joustus è divertente e ben realizzato, con molte carte e un sistema per accelerare le animazioni, così che le partite non siano troppo lunghe. È anche particolarmente divertente, ma per chi cercasse il platform assoluto diventano un male necessario per il platino. A maggior ragione perché manca la componente multiplayer per cimentarsi in sfide logiche contro i propri amici appassionati della saga. Certo, per gli appassionati, è un card game fatto e finito dedicato ai propri personaggi preferiti.

Ricordiamo infine che insieme a King of Cards è uscito Shovel Knight: Showdown, il piacchiaduro del quale vi invitiamo a leggere la nostra recensione, per avere un quadro completo delle ultime novità. In sintesi, confermiamo che questo è la migliore (e pare ultima) campagna aggiuntiva di Shovel Knight. Se guardiamo quantità e qualità delle meccaniche, è anche quella che regge meglio come stand-alone.

8 / 10
Avatar di Antonino Fiore
Antonino Fiore: Classe 1993, in squadra dal 2018. Ha scoperto i videogiochi con i floppy dell’Amiga e da allora vive, sbalzato temporalmente, una generazione indietro. Dalle avventure grafiche agli horror, è un accanito retrogamer e un vorace escapista. Con gli anni ha realizzato d’essere, più che altro, un semplice Homo Ludens. Megaman e Suikoden sono i suoi punti deboli.

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