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Call of Duty: Black Ops

Preview e intervista: che volere di più?

Eurogamer Michael Pachter recentemente ha affermato che Black Ops potrebbe essere uno dei primi titoli a fare pagare gli utenti per giocare online. È una supposizione che vi sentite di commentare?
Josh Olin

Non accadrà mai. Il multiplayer di Call of Duty: Black Ops sarà completamente gratuito per chiunque abbia acquistato il gioco, così come lo è sempre stato. Aggiungo che non stiamo pensando neanche a un Online Pass per chi acquisti il prodotto di seconda mano. Al momento non abbiamo piani in proposito, nonostante sia un’iniziativa che di fondo comprendiamo, in quanto il mercato dell’usato dei videogame è un serio problema poiché non riconosce agli artisti la giusta ricompensa per il loro lavoro.

Eurogamer Come vi sentite a essere diventati il team di punta della serie Call of Duty?
Josh Olin

Non è qualcosa che sia accaduta per nostra volontà, né alla quale abbiamo avuto il tempo di pensare. Siamo al lavoro su questo gioco da 18 mesi e tutti i nostri sforzi sono rivolti all’ottenimento del migliore risultato possibile. Prima di Black Ops il nostro organico è sempre stato suddiviso su più fronti: solo negli ultimi anni abbiamo realizzato Spider-Man: il Regno delle Ombre, Quantum of Solace e Call of Duty: World ad War. Ora invece tutto il nostro personale è al lavoro su un solo titolo.

Questo per noi è un grande vantaggio, perché grazie all’ampiezza del nostro organico possiamo concentrarci sia sul single player che sul multiplayer, laddove invece gli altri si affidano a team dedicati (il riferimento è ovviamente rivolto alla concorrenza, ndR).

Eurogamer Quante persone sono dunque al lavoro su Black Ops?
Josh Olin

Oltre 250.

Eurogamer Durante la conferenza di Sony, quando è stato presentato Medal of Honor, ho notato che molte persone scuotevano la testa in segno di disapprovazione durante la scena in cui un elicottero cannoneggiava un villaggio afghano. Non avete paura di stare realizzando giochi adatti al pubblico americano ma meno per gli europei, che dimostrano una sensibilità diversa verso i conflitti che infiammano il mondo tempo?
Josh Olin

Capisco il problema e questa è la ragione per la quale non vogliamo raccontare la Guerra Fredda ma prenderla semplicemente a pretesto per narrare di una squadra elite di nome Black Ops che deve portare a termine una serie di missioni frutto della pura fantasia.

La Guerra Fredda è stata un evento globale che offre lo spunto per narrare le storie più disparate nella nostra campagna single player. Il fatto che i Black Ops portino a termine missioni segrete ci permette molta liberta creativa.

Per cui, rispondendo alla tua domanda, credo che fino a quando racconteremo storie immaginarie senza riallacciarci direttamente ai fatti di cronaca o di politica, scongiureremo il rischio di scontentare una parte del nostro pubblico.

Eurogamer Non ti nascondo che è qualche anno che guardo ai vari Call of Duty con una certa stanchezza. Si entra in una zona, un trigger aziona lo script, si ammazzano tutti i nemici e così via sino alla fine. Avete mai pensato di creare un’esperienza ‘sandbox’ con mappe aperte invece che lineari?
Josh Olin

Non sarebbe più Call of Duty, che è una serie che basa la sua forza su un gameplay scriptato capace di proporre situazioni cinematografiche altamente spettacolari. È una ricetta quindi che non vogliamo cambiare, sebbene come avrai visto dalla presentazione c’è più di un modo per affrontare gli scenari di Black Ops. Nulla però che possa essere riallacciato a un approccio sandbox come quello che tu proponi: non sarebbe ciò che la gente si aspetterebbe da noi.