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Monster Hunter Stories - recensione

Se i mostri di Capcom diventano come i Pokémon di Nintendo.

Cercare in Monster Hunter Stories tutto ciò che da sempre allieta e diverte i cacciatori più longevi e fedeli alla saga di Capcom potrebbe costare una cocente, quanto inutile delusione. Cocente perché questo spin-off, a ben vedere, si allontana molto dai canoni a cui ci ha abituato il brand iterazione dopo iterazione, pur riproponendo, opportunamente riletti e aggiornati, stilemi e meccaniche ben noti.

Inutile perché, a conti fatti, abbiamo a che fare con un RPG che, prendendo spunto ora da Pokémon, ora da The Legend of Zelda, conquista e diverte sia se siete tra coloro che conoscono a memoria i pattern d'attacco di un Lagiacrus, sia che vi avviciniate per la prima volta alla saga, attratti dai colori sgargianti che caratterizzano l'art design del titolo realizzato in esclusiva per Nintendo 3DS.

Le premesse narrative, del resto, già solo per la loro esistenza, già solo perché finiscono per influenzare corso e progressione dell'epopea, spiazzeranno i fan di vecchia data, abituati, fatto salvo per Monster Hunter 4, ad avventurarsi senza alcuna giustificazione o motivazione che non fosse il solo e unico piacere per la caccia.

Tanto per cominciare, in Monster Hunter Stories non ci sono cacciatori, ma Rider: guerrieri che combattono fianco a fianco con le potentissime creature che popolano le lande del continente, allevate ed addestrate al compito sin dal momento della nascita.

Monster Hunter Stories offre anche una modalità multiplayer, sia online che in locale, in cui due giocatori possono sfidarsi, un po' come accade in Pokémon, per decretare chi sia il Rider alla testa del gruppo di mostri più forte.

Il giovanissimo protagonista della vicenda, Lute, è un membro di questo corpo speciale di indomiti temerari, il cui destino si legherà fin da subito al flagello nero, un morbo che si sta inspiegabilmente spargendo tra i mostri e che li rende irrazionalmente ed esageratamente aggressivi.

Sembra una scusa come un'altra per sommergere il videogiocatore di quest e sub-quest, eppure, sebbene l'intento di fondo sia proprio questo, c'è anche dell'altro. Lilia e Cheval, amici del nostro, inspessiranno la trama, approfondendo il rapporto che li lega all'eroe, mentre lo strambo Navirou, Felyne che accompagnerà Lute nella sua epopea, si renderà protagonista di innumerevoli siparietti comici.

Non ci sarà lo stesso spessore narrativo di The Last of Us, insomma, ma Monster Hunter Stories, sotto questo profilo, svolge egregiamente il suo duplice compito: svelare per i fan di vecchia data qualche succoso dettaglio extra sull'universo immaginifico in cui è da sempre ambientata l'IP; intrattenere e incentivare i neofiti a proseguire nella caccia, anche solo per il gusto di scoprire chi e cosa si celi dietro al flagello nero.

Per svelare il mistero, del resto, dovrete intraprendere un'avventura che si dipana attraverso numerose missioni, che vi terranno impegnati per più di una ventina d'ore, in cui dovrete fare i conti con l'aspetto più "rivoluzionario" del gioco: il combat system.

In via del tutto casuale, sulla mappa potrete imbattervi nelle Tane del Mostro, piccoli dungeon in cui, dopo aver battuto la creatura a difesa del nido, otterrete nuove uova da far schiudere per ottenere, così, nuovi alleati da schierare nel party.

Laddove l'esplorazione rispetta i cardini principali di Monster Hunter, per quanto la raccolta di risorse e il crafting seguano regole ben più accondiscendenti e meno restrittive rispetto ai capitoli regolari, una volta che entrerete in contatto con un mostro, il gioco si trasforma in tutto e per tutto in un RPG a turni che strizza l'occhio alla serie di Pokémon.

Nei combattimenti potrete controllare solo le mosse di Lute e ordinare gli attacchi speciali della creatura al vostro fianco che, altrimenti, si limiterà ad ingaggiare autonomamente il nemico. Il sistema che gestisce ogni scontro è piuttosto vivace, imprevedibile al punto giusto, per molti versi profondo. Gli attacchi base si dividono in tre tipologie, velocità, tecnica e potenza, i cui rapporti di forza e debolezza rispettano le regole della morra cinese.

Soprattutto quando attaccante e difensore si muovono all'unisono, eventualità tutt'altro che sporadica, gestita e condizionata com'è dai parametri dei personaggi in gioco, sarà l'allineamento scelto a decretare il successo o meno della mossa selezionata. In maniera del tutto simile, quando si attivano attacchi speciali e tecniche esclusive, bisognerà tenere conto della tipologia dei contrattacchi possibili dei mostri nemici, così da guadagnarsi, nella maggior parte dei casi, un vantaggio non da poco.

Serve naturalmente un pizzico di fortuna, soprattutto contro i nemici dotati di mosse di diverse tipologie, ma il sistema rimanda, in qualche modo, alla necessità di conoscere e riconoscere i pattern d'attacco delle varie bestie nei capitoli regolari della saga, abilità che il cacciatore di turno deve sviluppare immediatamente se non vuole puntualmente avere la peggio.

All'inizio dell'avventura, potrete naturalmente personalizzare l'aspetto del protagonista dell'avventura, tramite un editor invero piuttosto limitato e limitante.

Tra quick time event e l'importanza ricoperta dall'utilizzo dei giusti item, nel momento più propizio, il combat system non tarda a svelare la sua profondità, tradita solo da una certa facilità di fondo del gioco. Per quanto non manchino scontri piuttosto prolungati ed impegnativi, in cui dovrete persino sostituire il mostro al vostro fianco con una certa regolarità, perché a corto di punti vita o perché poco adatto rispetto all'andamento dell'alterco, soprattutto grazie alla progressione spedita e lineare, figlia di una certa generosità con cui vengono elargiti i punti esperienza, si procede senza grossi intoppi, incappando molto difficilmente in un game over.

Un difetto, soggettivo e relativo, che non intacca più di tanto un'esperienza globalmente emozionante, sempre divertente, profonda e sfaccettata quel tanto che basta per abbracciare un pubblico potenzialmente più ampio rispetto ai capitoli regolari della saga.

I neofiti, come detto, si confronteranno con un titolo meno pretenzioso in termini di abilità con il pad, ma non per questo avaro di possibilità strategiche. I videogiocatori più navigati si crogioleranno alla visione di gigantesche lande da attraversare ed esplorare in sella ai mostri; si allieteranno nella creazione degli item più disparati partendo dagli ingredienti raccolti o ottenuti nelle battaglie; si lasceranno ammaliare dalla merce messa in vendita dal fabbro, oltre che dalla possibilità di potenziare il proprio equipaggiamento battuta di caccia, dopo battuta di caccia.

In Monster Hunter Stories c'è solo un ambito che mostra chiaramente il fianco a qualche critica: la grafica. Al di là degli eccessivi caricamenti tra una sezione di mappa e l'altra, indispettisce il frame rate tutt'altro che granitico, oltre che il persistente effetto di pop-up che fa comparire e sparire personaggi, mostri, elementi dello scenario. Questi limiti del motore grafico, oltre a ridimensionare un lavoro di art design davvero piacevole e azzeccatissimo, possono causare anche qualche problemino al videogiocatore di turno, soprattutto nelle fasi in cui lo schermo si affolla di mostri con i quali proprio non si vuole combattere.

Nel villaggio potrete acquistare nuovo equipaggiamento, ricevere preziosi consigli dagli abitanti, gestire il party di mostri e, soprattutto, accettare sub-quest tramite la bacheca cittadina.

Monster Hunter Stories è un riuscitissimo spin-off della famosa e apprezzatissima saga di Capcom. La totale rilettura del combat system indispettirà i fan più intransigenti, ma si tratta di una meccanica di gameplay comunque riuscita che segue, con stile ed efficacia, il sentiero tracciato dagli episodi di Pokémon sviluppati da Game Freak. L'esplorazione, il crafting, la gestione del personaggio, per quanto lievemente semplificate, sono tutte fasi che ripropongono efficacemente feeling e sensazioni esperite in qualsiasi altro episodio regolare della saga. Peccato solo per la grafica, che sporca un lavoro di art design apprezzabile.

Consigliatissimo, insomma, sia ai fan navigati che ai neofiti, a patto di essere consapevoli che l'infrastruttura da action-RPG è stata soppiantata totalmente, in favore di una gestione dei combattimenti fedele, in tutto e per tutto, alla tradizione dei giochi di ruolo a turni.

8 / 10