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Quattro chiacchiere con Ettore Giannuzzi: campione del mondo di PES 2018 - intervista

Il campione del mondo di PES ci racconta delle World Finals e del perché gli eSport non hanno ancora ben attecchito in Italia.

Era il 2009 quanto il piccolo Ettorito97 entrava nel mondo della PESLeague non proprio in punta di piedi, vincendo il suo primo torneo ufficiale in quel di Taranto, a soli dodici anni. Per chi viveva la community di PES in quegli anni era un evento miracoloso, di quelli che solitamente sono accompagnati da una stella cometa sopra una mangiatoia. A distanza di anni quel ragazzino è cresciuto parecchio, sino a diventare per la seconda volta in carriera campione del mondo di PES, concedendosi anche il lusso di portare a casa anche il titolo 3v3 in squadra con Alex Alguacil e Luca Tubelli.

Le PES League World Finals 2018 sono andare in scena in quel di Barcellona lo scorso 21 luglio ed è proprio qui che Ettorito97 ha portato a casa il suo personale doblete, vincendo il titolo mondiale di 1v1 in una finale al cardiopalma proprio contro il suo compagno di 3v3, Alex Alguacil. Con la vittoria delle PES League World Finals 2011, quindi, sono in totale ben tre i titoli mondiali che Ettorito ha portato in Italia, una nazione che paradossalmente non crede e non investe ancora a sufficienza negli eSports. Abbiamo incontrato Ettore per scambiare due chiacchiere sul suo percorso, sulle finali di Barcellona e sul tema degli eSports nel Bel Paese.


Eurogamer: Ciao Ettore, e benvenuto su Eurogamer.it. In che modo ti sei avvicinato a Pro Evolution Soccer e alla PESLeague?

Ettore Giannuzzi: Da bambino giocavo con mio padre e con mio zio per divertimento, anzi addirittura a volte nemmeno mi facevano giocare perché secondo loro ero troppo scarso (ride). Poi nel 2008 mio padre comprò una PlayStation 3 e iniziai a giocare a PES 2008 online, ovviamente continuando a giocare anche contro di lui.

In PES 2009 mi capitò di giocare una partita online contro Sagiptar, un ragazzo che come commento del suo profilo riportava la dicitura "Campione Italiano PES 2003", quindi ne approfittai per chiedergli qualche informazione sui tornei e lui mi indirizzò verso un torneo ufficiale vicino casa, a Taranto. Chiesi a mio padre di portarmici e quello fu il primo torneo che vinsi. Da quel momento sono iniziate a susseguirsi una serie di vittorie e la passione è aumentata giorno per giorno.

Con il doblete di quest'anno, a soli 21 anni Ettore Giannuzzi è probabilmente il giocatore di PES più forte di sempre.

Eurogamer: Quest'anno hai vinto il secondo titolo mondiale, dopo la vittoria del 2011. Com'è cambiata la PESLeague in questi anni?

Ettore Giannuzzi: Sicuramente la PESLeague è cambiata tantissimo in questi anni perché prima del 2010 non c'erano premi importanti, anche se era tutto organizzato bene non vi era ancora lo spirito di eSport. Dal 2016 hanno iniziato a prendere seriamente la situazione e hanno reso PES un eSport a tutti gli effetti, con premi molto grandi come i 200.000 dollari dell'anno scorso per il primo posto. Anche quest'anno il montepremi è stato corposo, praticamente è stata investita la stessa cifra dell'anno scorso, stavolta però suddivisa per tappe.

Eurogamer: Non solo la vittoria dell'1v1, ma anche quella della modalità 3v3, in squadra con Alex Alguacil e ildistruttore-44 (Team Broken Silence). In che modo si è creata la giusta alchimia tra voi tre?

Ettore Giannuzzi: All'inizio giocavamo io, Alex Alguacil e un ragazzo spagnolo, un amico di Alex anche lui molto bravo, ma non riuscivamo ad ottenere risultati un po' per la lingua diversa, un po' per lo stile di gioco differente. Così decidemmo di sostituirlo con Luca "il distruttore" Tubelli. Alex grazie anche alla presenza di Luca ha imparato un po' d'italiano, soprattutto delle frasi chiave che lo potevano aiutare. Per giocare bene bisogna parlare, altrimenti diventa molto difficile coordinare undici giocatori con tre menti differenti.

Luca ha comunque un gioco molto simile al mio e quindi è riuscito ad integrarsi bene. Però secondo me il segreto è che siamo tutti e tre molto amici. Ci prendiamo in giro, ridiamo insieme e giochiamo innanzitutto per divertirci e poi per vincere ed è questo che ci ha aiutato molto.

La finale 1v1 delle PES League World Finals 2018.Guarda su YouTube

Eurogamer: Ritrovare Alex nella finale 1v1 che effetto ti ha fatto?

Ettore Giannuzzi: Arrivare in finale contro di lui è stato il coronamento di un sogno, perché abbiamo vinto il 3v3 insieme e siamo diventati campione del mondo e vice campione del mondo insieme, quindi siamo senza dubbio i migliori giocatori di PES di quest'anno. Ovviamente ero un po' triste per lui dopo la finale, ma allo stesso tempo felice perché siamo riusciti a coronare entrambi il nostro sogno. Giocando giorno dopo giorno insieme è stato strano, ma allo stesso tempo una sfida esaltante, come se effettivamente stessimo giocando un'amichevole e io ne fossi uscito vincitore.

Eurogamer: Durante la premiazione a Barcellona sei stato apostrofato come il giocatore di PES più forte di tutti i tempi, come ti fa sentire questo appellativo?

Ettore Giannuzzi: Sicuramente è una cosa molto bella soprattutto quando, inserendo il disco nella console, ti soffermi e pensi che tra milioni di giocatori che giocano a PES tu sei il più forte. Una bellissima emozione, forse una delle migliori emozioni che abbia mai provato nella mia vita, soprattutto fare questo doblete. Allo stesso modo la vittoria del 2011 è stata molto importante per me, forse perché la prima vittoria non si scorda mai, però il percorso di quest'anno è stato, allo stesso modo, molto emozionante.

Eurogamer: Il tema degli eSports in Italia è sempre più complesso. Alcuni esponenti dello sport italiano (come Federica Pelligrini) si sono opposti quando il Comitato Olimpico ha riconosciuto che gli eSports sono a tutti gli effetti un'attività sportiva. Tu cosa ne pensi?

Ettore Giannuzzi: Penso che gli eSports debbano essere riconosciuti come sport a tutti gli effetti. Anche se non si fa un'attività fisica, c'è uno spreco esorbitante di energie mentali e stress. Inoltre un elemento chiave degli eSports è l'allenamento. Come è importante per l'attività fisica l'allenamento è importante anche in PES, in FIFA o in qualsiasi altro videogioco agonistico. Senza allenamento ovviamente non si vince, quindi secondo me gli eSports sono da considerarsi dei veri e propri sport e dovrebbero entrare a far parte dei Giochi Olimpici.

Il team Broken Silence, vincitore del titolo mondiale 3v3. Partendo da sinistra: Alex Alguacil, Luca Tubelli ed Ettore Giannuzzi.

Eurogamer: Secondo te in Italia cosa manca ancora per radicare la cultura degli eSports?

Ettore Giannuzzi: Manca la concezione mentale delle community. Quando vinci c'è sempre qualcuno pronto ad attaccarti per qualsiasi cosa, c'è molta ostilità e invidia nei confronti di una persona che vince. Secondo me questo è il motivo principale per il quale gli eSports in Italia non crescono, perché nelle community estere anche se "odi" il giocatore che vince sempre, quest'ultimo è sempre e comunque tifato fino alla morte nelle competizioni internazionali.

Eurogamer: Per arrivare a certi risultati quanto tempo ti alleni?

Ettore Giannuzzi: Mi alleno due o tre ore al giorno, non di più. Ormai fa parte della mia quotidianità giocare quattro o cinque partite al giorno. La cosa che mi fa vincere è che mi diverto, non gioco per "fare i soldi", ma gioco per il titolo e per divertirmi, ovviamente ora è diventato anche un lavoro però lo faccio soprattutto per divertimento.

Il secondo match della finale 3v3 delle PES League World Finals 2018.Guarda su YouTube

Eurogamer: Durante i match delle World Finals era monitorata la frequenza cardiaca di ogni giocatore, un'introduzione che ha sottolineato ulteriormente lo sforzo psicofisico che un giocatore compie durante una partita di alto livello. Ti è capitato di sbirciare la frequenza del battito dell'avversario (se si poteva) per constatare se fosse calmo o agitato?

Ettore Giannuzzi: (Ride) No, la frequenza si poteva vedere solo per chi guardava lo streaming dell'evento, non potevo effettivamente sapere la sua frequenza in tempo reale. Però mi sono rivisto i video e ho notato che il ragazzo brasiliano è arrivato addirittura a 180bpm, giocando contro il ragazzo giapponese, mentre io mi aggiravo sempre massimo sui 140/145bpm, quindi un'ottima frequenza cardiaca.

Eurogamer: Manca poco alla prossima stagione e a PES 2019. Cosa ti aspetti?

Ettore Giannuzzi: Mi aspetto una nuova stagione ricca di tornei. Ovviamente continuerò a giocare, perché c'è tanta voglia di vincere ancora, di provare a fare anche un back-to-back dei titoli vinti quest'anno, sperando continui ad andar tutto bene.