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Teardown Recensione, un GTA in versione voxel

Pronti a distruggere tutto?

Immaginate di stare comodamente seduti sul divano della vostra casa, magari dando un’occhiata alle notizie trasmesse al telegiornale. È una giornata qualsiasi: dalle finestre sbuca il riflesso ombrato del tramonto e l’aria inizia a farsi frizzantina.

Sorseggiate la vostra bevanda preferita o, perché no, una birra fresca e dissetante. Il ticchettio dell’orologio però vi ricorda che dovreste darvi da fare, possibilmente coltivare le vostre passioni, quelle che potrebbero permettervi di lavorare e guadagnare qualche soldo extra. È a quel punto che uscite di casa, prendete la vostra fidata ruspa, la avviate e… distruggete l’abitazione.

Sì, perché in Teardown la distruzione è il fulcro interattivo per eccellenza, quella contorta gratificazione che non stanca mai. Certo, demolire la propria casa non è esattamente l’apoteosi della soddisfazione (salvo in alcuni casi), ma Tuxedo Labs ha saputo giocare le sue carte. Questo videogioco sandbox è stato rilasciato in early access ben due anni fa, e da allora continua ad attrarre sempre più persone con le sue dinamiche a dir poco folli. Gli ingredienti in tavola sono diversi e, per quanto non siano perfetti, hanno saputo intrattenere anche noi, che abbiamo iniziato ad affrontare la campagna con sadico divertimento.

Non fraintendeteci, questa esperienza non può essere paragonata alla saltuaria partita di squash fatta per svagarsi o alle scazzottate date a un sacco da box per alleviare lo stress accumulato. Insomma, per qualsiasi motivo si scelga di avviare questo gioco, ne uscireste come se fosse quasi una seduta terapeutica. Un po’ come quando nei film consegnano una mazza da baseball a un amico e gli dicono di distruggere tutte le cose vecchie che trova in discarica.

Ci sono innumerevoli modi per portare a termine una missione. Ogni strumento è incredibilmente gratificante!

Tuttavia, in questo universo di demolizioni, incendi ed esplosioni, Teardown ha un lieve accenno di storia. Il protagonista è infatti un demolitore esperto che per racimolare soldi accetta gli incarichi altrui. Accessibili dal vostro fidato PC, dovrete rubare oggetti preziosi o distruggere edifici. Ed è qui che assaporerete un’atmosfera che vi proietterà in un GTA versione voxel.

I vostri fedeli strumenti saranno un martello, un estintore in caso di incendi, una fiamma ossidrica per distruggere eventuali componenti in metallo e una shotgun. Le missioni della campagna principale, per quanto sembrino limitanti, in realtà garantiscono grande libertà di scelta. In qualsiasi modo decidiate di completare l’obiettivo stabilito, nessuna rapina sarà uguale a quella precedente. A contribuire è la vastità di interazioni e strumenti a disposizione: dinamiti, ruspe, demolizioni, carri che si fiondano violentemente contro gli edifici e tanto altro ancora. C’è un unico elemento a cui prestare attenzione, però: gli incendi.

Questi ultimi porterebbero letteralmente al fallimento della missione, ed è esattamente per questo motivo che avrete sempre con voi il prezioso estintore. Nonostante ciò, abbiamo costantemente sperimentato una certa flessibilità in ogni singola circostanza, che si trattasse di spostare oggetti o di raccogliere scale di legno casuali per farci strada su un tetto. Tuttavia, un paio di incongruenze ci hanno fatto storcere il naso. La prima riguarda la fisica tanto straordinaria quanto incoerente: ci è capitato di distruggere quasi interamente un edificio e non vederlo crollare perché non avevamo distrutto l’ultimo angolo delle fondamenta (cosa decisamente surreale).

Vedete quell’incendio? Ecco, è esattamente ciò che dovete evitare se non volete fallire.

La seconda è legata alle dinamiche stealth del gioco: nel corso delle missioni, le guardie sono completamente assenti anche se distruggiamo senza pietà l’intero complesso, tra esplosioni e demolizioni. Rubando gli oggetti necessari, però, scatta automaticamente un timer di 60 secondi che ci impone di fuggire prima di imbatterci nelle autorità. Insomma, nulla di troppo grave ma che potrebbe far riflettere.

Ad ogni modo, nel corso delle missioni abbiamo anche potuto recuperare tesori di valore, in modo da aumentare il nostro bottino. Se però non doveste amare questo tipo di missione, sappiate che potrete divertirvi spensieratamente con la modalità sandbox e usufruire anche delle mod. Qui non esisterà alcuna limitazione, se non quella strettamente legata alle mappe.

Quest’ultime possono essere sbloccabili solo attraverso la campagna principale. In ogni caso, vi consigliamo decisamente di provarlo, soprattutto se amate il genere. Ciò che infatti rende unico questo gioco è la sua grafica realizzata in Voxel, straordinariamente fusa con un open-world completamente distruttibile. Ne conseguono quindi effetti davvero scenografici, con una fisica che riesce a rendere ogni azione realistica.

Quando non abbiamo la pazienza di entrare normalmente in casa…

Per quanto concerne il comparto tecnico, vi suggeriremmo di provare Teardown su un PC che possegga almeno un processore Intel Core i7 e una GTX 1080. Si tratta di una semplice misura di sicurezza per prevenire eventuali cali di frame tra una demolizione e l’altra. Un aspetto ancora più importante su cui vogliamo concentrarci, però, è la possibilità di sperimentare gravi episodi di motion sickness.

Chiunque soffra in particolar modo di questa problematica dovrebbe riflettere attentamente prima di metter mano nel portafogli. Sebbene sia possibile aumentare il campo visivo, nonché correggere alcune impostazioni specifiche, dopo pochi minuti potreste iniziare ad accusare mal di testa insieme a una fastidiosa nausea per via dei numerosi stimoli visivi. Ciò non ha nulla a che fare con la realizzazione del gioco: è un effetto collaterale imprevisto per chiunque soffra di cinetosi, e dunque una variabile da considerare per evitare sgradevoli conseguenze.

I più esigenti potrebbero riscontrare una leggera ripetitività nel corso del tempo ma, d’altronde, in un sandbox spetta anche a voi avere la giusta creatività per trovare nuove sfaccettature stimolanti. Adesso scusateci, ma ci siamo accidentalmente catapultati sul tetto di un edificio con la nostra ruspa e abbiamo un po’ di difficoltà a scendere…

7 / 10
Avatar di Stefania Netti
Stefania Netti: Classe 1995, Stefania ama follemente qualsiasi videogioco dalla trama coinvolgente, non a caso si definisce una “cacciatrice di emozioni”. Nella sua lista non possono mancare le avventure grafiche e, tra una sessione e l’altra di gaming, coccola i suoi gatti.

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