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APB

Un'occasione mancata.

Nonostante il geniale sistema di richieste di aiuto, che vi permetterà di formare “gruppi di emergenza” sfruttando l’aiuto di qualsiasi altro giocatore nelle vicinanze, le brutte notizie non finiscono qui e riguardano principalmente un sistema di bilanciamento dei gruppi davvero poco equilibrato.

Di solito non troverete più di 12, 20 persone in ogni arena, e anche nei momenti di maggior traffico il tetto massimo è 100 giocatori. Il risultato, com’è facile intuire, è che molto spesso vi ritroverete a combattere contro persone che hanno passato molto più tempo di voi sul gioco, ed nel campo dei MMO questo vuol dire solo una cosa: sconfitta quasi certa.

Questo problema è solitamente limitato da un sistema di matchmaking (perché c’è solo una cosa più odiosa del dover imparare a giocare ad un gioco online, ovvero il doverlo fare mentre i vostri avversari sono tutti meglio equipaggiati di voi) ma il punto è che in APB questo sistema è totalmente inutile, perché con soli 100 giocatori su cui contare, la possibilità che un niubbo con la pistola a pallini si trovi di fronte ad un tamarro tatuato e armato di bazooka sono abbastanza verosimili. Il risultato? Un’esperienza frustrante per entrambi.

L'impatto visivo con la realtà di gioco è senz'altro buono, ma alla luce delle scarse dimensioni dell'ambientazione, il vostro eventuale entusiasmo svanirà presto.

APB è dunque tutto sbagliato e tutto da rifare? No, perché quando metterete mano al sistema di personalizzazione e alle aste, sarete pronti a tutto pur di racimolare i soldi necessari per quella maschera da hockey di cui il vostro alter ego ha assolutamente bisogno.

Non c’è aspetto di voi che non possiate cambiare (vestiti, trucco, tatuaggi, cicatrici, adesivi per la macchina, perfino un piccolo tema sonoro da lanciare al vostro passaggio o quando eliminate un avversario) e proprio per questo motivo ben presto capirete che a San Paro non conta chi ammazza di più ma chi ha la Desert Eagle in tinta con gli interni della macchina.

Il sistema di personalizzazione è senza dubbio il più grande pregio del prodotto.

E’ questo il paradosso spiazzante di APB: la cura dedicata agli aspetti più superflui del gioco è stata negata a quelli che lo avrebbero resto un successo planetario. E così accanto ad un livello di personalizzazione mai visto in un MMO (potete perfino importare i disegni realizzati da voi per farne tatuaggi, logo e adesivi) trovate un sistema di combattimento abbozzato; accanto ad un client privo di sbavature, un modello di guida frustrante, e così via. E’ un po’ come se gli sviluppatori abbiano passato ore e ore a pettinarsi davanti specchio per poi uscire senza pantaloni.

Con solo due scenari in cui avventurarsi e una struttura di quest così ripetitiva, le missioni non possono dunque rivelarsi nient’altro che un fastidioso e necessario intermezzo tra il decidere che tatuaggio farsi e la cromatura dei cerchioni.

Forse non tutto è perduto e forse qualche patch sarà sufficiente per risolvere le cose, ma la realtà è che per ora APB è un’occasione sprecata, una bella casa senza fondamenta… insomma, un titolo la cui modestia non può essere nascosta dallo sfavillare dei piercing e dei neon.

6 / 10