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Global Game Jam 2011

Appunti, cronache e aneddoti dalla tappa veronese.

Si prospetta una seconda (e ultima) notte di fuoco, da trascorrere incollati al portatile nella speranza che l'orologio, almeno questa volta, scorra più lentamente: l'adrenalina e la voglia di far bene sono palpabili lungo i corridoi, pattugliati dallo staff dell'ateneo che si aggira curioso tra i vari banchi e inganna il tempo organizzando sfide sull'ammiraglia Microsoft (attirando a sé l'odio dei jammer, impossibilitati per ovvie ragioni ad abbandonare per troppo tempo la propria posizione).

Le battute finali di gara sono scandite dall'ansia e dalla frenesia: ultime compilazioni che puntualmente danno errore, asset grafici misteriosamente spariti che mandano in crash il gioco una volta lanciato, testi con errori grammaticali e altri bug sfuggiti ad un test sì accurato ma che risente delle poche ore di sonno.

Un'autentica Golconda informatica fatta di "Ricompila tutto!", "Funziona?", "Ma se fino a 5 minuti fa andava!" e "Veloci che manca poco!", che ha richiesto ai jammer un ultimo, estremo sforzo prima di dichiarare concluso il proprio capolavoro e caricarlo nei server dedicati. E finalmente, dopo 48 ore di lavoro estenuante e di cervelli mandati in fumo, è giunto il tempo di festeggiare il proprio risultato e godere di un breve, meritato riposo.

Quando si creano videogiochi, la parola 'ordine' non è contemplata in alcun dizionario.

Nelle tre ore che separano dalle presentazioni ufficiali dei titoli (con tanto di microfono e maxischermo) vengono ufficialmente indette le votazioni per il miglior gioco dell'edizione veronese, un premio simbolico, data la non competitività della manifestazione, deciso dagli stessi partecipanti ricorrendo al più classico sistema ad urna.

Gli sviluppatori ora "in ferie" iniziano a girare nelle varie aule, curiosando tra gli schermi degli amici che sfidano a superare un determinato livello o a ottenere il nuovo high score: l'atmosfera è fantastica, con ragazzi che nonostante la stanchezza riescono a stupirsi del lavoro fatto dai colleghi e che provano con curiosità i livelli proposti, per poi lasciarsi andare a complimenti sinceri, pacche sulla spalla e una lunga serie di apprezzamenti. Nessuno, o quasi, pare ricordarsi della votazione.

Una seconda commissione, intanto, si aggira nei corridoi dell'edificio. Come in ogni kermesse che si rispetti, oltre al premio "popolare" ne esiste uno "speciale", assegnato da un'apposita giuria di esperti chiamata a valutare le creazioni di questa intensa due giorni.

Calciomercato di inizio stagione. A qualcuno serve un game designer? Un audio artist?

Una giuria di tutto rispetto, che può fregiarsi di nomi del calibro di Antonio Farina (fondatore di Milestone), Paolo Giacomello (CEO di Idoru), il buon Vincenzo Lettera (IndieVault.it), Alberto Belli (Forge 11) e Luca De Dominicis (Accademia Italiana Videogiochi), oltre che di esponenti del marketing di Microsoft Italia: non certo gli ultimi arrivati nel campo dei videogame.

Osservare questi "pezzi grossi" alle prese con il tuo gioco, vederli provare e riprovare per poi stringerti la mano e complimentarsi per quanto realizzato, che lo crediate o no, vale molto più di qualsiasi classifica finale.

Chiamateci indie, sognatori digitali o addirittura Don Chisciotte 2.0, pesci piccoli in un oceano di squali: ma in un panorama videoludico fatto di major spietate, di budget a nove zeri e di brand multimilionari, anche un gruppo di semplici ragazzi volenterosi può creare qualcosa di stupefacente e innovativo, da mostrare al mondo a testa alta.

Questo è l'insegnamento delle 48 indimenticabili ore di questa terza edizione della Global Game Jam: e questo spiega perché ciascuno dei 60 partecipanti della fase veronese, al di là di ogni classifica, è il vincitore.