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Il futuro è cross-platform? - editoriale

Il multiplayer condiviso tra Xbox, PlayStation e PC apre le porte a scenari inediti. E nel complesso, è un bene per tutti i gamer.

Pochi giorni fa, nel corso della Game Developers Conference 2016, Microsoft ha spiazzato tutti annunciando ufficialmente una nuova feature che, a quanto pare, sarà presto implementata sulla sua console: parliamo del Cross-Network Play, ossia la possibilità per gli sviluppatori di creare titoli multiplayer online con una base di utenza condivisa tra Xbox One, PC ed eventualmente persino altre console della concorrenza, a cominciare da PlayStation 4.

Ovviamente nessuno si stupisce del fatto che Microsoft voglia favorire la "compatibilità" tra Xbox One e PC Windows 10: si tratta di una strategia ormai chiarissima e più volte ribadita da Phil Spencer e soci. La vera novità è l'apertura verso gli hardware rivali, nei confronti dei quali l'atteggiamento della casa di Redmond era stato finora piuttosto chiuso.

La risposta di Sonynon si è fatta attendere: all'indomani dell'annuncio, la casa della PlayStation ha infatti mostrato disponibilità a collaborare a questa nuova iniziativa, sottolineando (con un pizzico di malizia) come la funzionalità cross-network tra PlayStation e PC esistesse "già dai tempi di Final Fantasy XI nel 2002".

Al di là della gara a chi è arrivato prima, la notizia è di primissimo rilievo: la possibilità di giocare online anche con utenti di altre piattaforme è da tempo una delle più richieste dalla comunità dei gamer, e la sua implementazione strutturale apre scenari completamente inediti per un'industria storicamente poco incline alla pacifica cooperazione tra i diversi brand, e caratterizzata invece da una concorrenza con poco fair play e molta console war.

Rocket League sarà il primo gioco a supportare ufficialmente il Cross-Network Play tra Xbox One e PC, con un invito esplicito alle altre console 'ad unirsi' all'iniziativa.

Se i piani di Microsoft (e a questo punto anche di Sony) andranno in porto, potremmo avere a breve un futuro in cui la scelta della piattaforma su cui giocare non sarà più vincolata da fattori come la presenza o meno dei nostri amici su un determinato network. Se tutti quelli che conosciamo giocano su Xbox, ma noi per qualsiasi ragione preferiamo la PlayStation (o viceversa), non dovremo più preoccuparci di rimanere isolati: all'uscita del prossimo Destiny, potremo comunque unirci alle partite dei nostri amici che giocano su una console diversa... miracoli del cross-network!

Non solo: l'eventualità di trovare server vuoti diventerà molto più remota, dal momento che le comunità dei giocatori non saranno più "separate in casa" su hardware differenti, bensì costituiranno un unico insieme. Titoli che soffrono di una certa carenza di giocatori (come ad esempio Evolve) ne gioverebbero enormemente.

I più ottimisti sperano anche in un primo e più immediato esito positivo della nuova politica di Microsoft: l'arrivo su Xbox One di Final Fantasy XIV: A Realm Reborn, che non è mai approdato sulle piattaforme della casa di Redmond proprio a causa della "chiusura" del suo servizio online, come all'epoca fu apertamente dichiarato da Square-Enix.

Quello che si è appena aperto, nel complesso, è dunque uno scenario in cui tutti vincono. Tanto che viene da chiedersi come mai la nostra industria ci stia arrivando in forma sistematica solamente adesso, a circa dieci anni dalla nascita dei grossi servizi online come Xbox Live e PlayStation Network.

Final Fantasy XIV non è mai uscito sulle piattaforme Xbox a causa della 'chiusura' del servizio Xbox Live. È arrivato il momento di recuperare?

Chiaramente, il multiplayer cross-platform non sarà una cosa facile da implementare a livello tecnico, e potrebbe portare con sé alcuni squilibri. Come saranno gestiti, ad esempio, i sistemi di comunicazione vocale e testuale "a cavallo" dei diversi servizi? Sappiamo benissimo, poi, che non tutti i giochi hanno livelli prestazionali identici su Xbox One e PlayStation 4: è evidente che un titolo con performance più fluida e maggiore frame rate su una delle due console, darebbe un vantaggio agli utenti della stessa in un eventuale sparatutto competitivo, fortemente basato sulla prontezza dei riflessi e sulla risposta ai comandi.

Anche il differente sistema di controllo, derivato dai joypad diversi, potrebbe in qualche modo interferire sull'equilibrio delle partite. Si tratta però di disparità che non hanno mai impedito di proliferare alla comunità del gaming online su PC, dove le differenze di hardware e le frammentazioni di ogni genere sono all'ordine del giorno.

Un'altra domanda da fare è: come si porrà Nintendo nei confronti di questa nuova iniziativa? La casa di Mario in passato ha già annunciato politiche simili, ma principalmente rivolte alla compatibilità interna tra Wii U e 3DS: ora che gli altri grandi dell'industria sembrano intenzionati a collaborare più seriamente sul tema delle funzionalità cross-network, come reagiranno Kimishima e soci?

L'interrogativo è lecito, anche perché la comunità online condivisa ha senso solo nei titoli multi-piattaforma, che sulle console Nintendo ormai scarseggiano drammaticamente. In poche parole, questo nuovo passo in avanti compiuto da Sony e Microsoft per la modernizzazione dell'industria potrebbe trasformarsi in una mossa che lascia ancora più indietro, ormai isolata e autoreferenziale, una delle aziende che maggiormente hanno contribuito a plasmare il nostro passatempo e trasformarlo in fenomeno di massa.

La famosa (o famigerata, a seconda dei punti di vista) 'console unica' sarà mai una realtà? E sarebbe un bene o un male per l'industria dei videogiochi?

Infine, possiamo maliziosamente chiederci: con il fiorire di nuove iniziative che tendono a distaccarsi sempre più dal concetto di piattaforma come hardware, per favorire invece quello di piattaforma come servizio (PlayStation Now, Cross-Network Play, eccetera), stiamo forse assistendo alla corsa dell'industria dei videogiochi verso la fantomatica console unica?

Quell'hardware unitario e perfetto che finalmente metterebbe d'accordo tutti i produttori e non ci costringerebbe più a comprare tanti hardware differenti solo per sfruttarne le poche esclusive? (oppure, a seconda dei punti di vista, la macchina che azzerando la concorrenza rappresenterebbe lo schiacciamento verso la mediocrità e la fine dell'innovazione?)

È davvero immaginabile uno scenario futuro in cui l'aumento della collaborazione tra i vari produttori possa spingerli al punto di unire gli sforzi per realizzare una piattaforma condivisa, una sorta di "standard" tecnologico sul quale poi ognuno potrebbe offrire i propri servizi e pubblicare, sotto licenza, i propri contenuti (pensiamo, ad esempio, al mercato dei film in streaming)?

Più che una domanda, ovviamente, è una provocazione a cui nessuno può rispondere. Ma sé è vero che le "diverse" console in realtà non sono mai state tanto simili tra di loro quanto lo sono adesso (in termini di tecnologia, libreria di titoli, servizi online...), chi può davvero escludere che un domani non finiranno per convergere in un unico prodotto?

Oggi sembra un'ipotesi remota e improbabile, ma chiedete ad un teenager degli anni '90 se avrebbe mai immaginato di vedere Sonic sfrecciare sulle console di Nintendo.