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Il 2015 di PlayStation - editoriale

Il grande successo è continuato ma principalmente per forza d'inerzia.

All'E3 dello scorso anno, Sony ha vissuto uno dei suoi maggiori momenti di gloria del recente passato. Annunciando in un colpo solo il nuovo Shenmue, il remake di Final Fantasy VII e il redivivo The Last Guardian, ha strabiliato i fan e creato le basi per la prosecuzione del suo grande successo attuale.

A ben guardare, però, c'è da chiedersi da dove venga realmente questo successo. La PS4 continua a vendere stabilmente più della rivale Xbox One, ma cos'è esattamente che Sony ha azzeccato con la sua nuova macchina? Soprattutto: si tratta di un successo che potrà continuare per l'intera generazione?

Guardando ai semplici numeri, sembrerebbe di poter rispondere con un secco "sì". L'unica cosa davvero strepitosa del 2015 di Sony sono infatti i record di vendite macinati. A gennaio c'è stato l'annuncio dei 18.5 milioni di unità vendute, accompagnate da ben 81.8 milioni di giochi e da 10.9 milioni di abbonamenti al PlayStation Plus. A marzo le unità vendute erano già salite a 20.2 milioni (apparentemente, la crescita più rapida mai registrata da un hardware PlayStation), e ad aprile hanno raggiunto addirittura 22.3 milioni.

Il mese di maggio ha visto superata la soglia dei 2 milioni di PS4 nel solo Regno Unito, una diffusione più rapida di quella avuta da PS2. A luglio, Jim Ryan ha suggerito che la quota di mercato di PS4 nell'Europa continentale raggiungesse addirittura il 90%, mentre alla fine dello stesso mese le unità vendute erano arrivate a 25.3 milioni. A fronte di una simile marcia trionfale, cosa mai potrebbe andare storto?

Sebbene i numeri parlino chiarissimo, c'è però un interrogativo che a ben guardare emerge dall'intera situazione: dove sono i giochi? Dopo aver posticipato Uncharted 4, Sony ha faticato a colmare l'enorme vuoto lasciato.

The Order è il classico titolo di lancio che però è arrivato troppo tardi, un prodotto esteticamente bellissimo, ma con poca profondità.

Il 2015 è iniziato nel migliore dei modi, con un'esclusiva di peso come Bloodborne che ha anche suggerito come Sony sia in grado di imparare dagli errori passati. Dopo aver complicato la vita a Demon's Souls, perdendo anche l'opportunità di pubblicarne il "seguito spirituale" Dark Souls, l'azienda ha infatti capito l'occasione perduta ed è tornata a pubblicare in grande stile un nuovo ed eccezionale capitolo della serie.

Il fatto è che Bloodborne sia uscito a marzo, e prima di lui c'è stato The Order 1886: una sorta di titolo "di facciata", dalla grande estetica ma dai difetti strutturali altrettanto grandi. A seguire sono arrivati Until Dawn e la Nathan Drake Collection, titoli ben realizzati ma non certo definibili "killer application".

Parlando di release digitali, c'è stato Everybody Goes to the Rapture e l'iniziativa di Rocket League su PlayStation Plus si è rivelata un colpo di genio, ma con l'avvicinarsi del Natale il compito di rimpolpare il catalogo è toccato praticamente solo ai third party. I più grandi titoli PS4 per la fine del 2015 sono stati Star Wars e Call of Duty, con una Sony speranzosa che fossero sufficienti a sostenere l'attuale successo della propria console.

Il che, probabilmente, accadrà. Guardando a The Order e Until Dawn, si ha la tentazione di dire che il successo di Sony nel 2015 sia stato trainato più dall'inerzia che non dalle release. A quanto pare PS4 è ancora avvantaggiata dagli errori compiuti da Microsoft con il lancio di Xbox One. La catastrofe dei DRM e del focus sulla TV non è ancora stata dimenticata, al punto che molti gamer sono migrati dalla piattaforma di Microsoft a quella di Sony, con una sorta di effetto domino. Per aggiungere un'ulteriore beffa al danno, attualmente Sony sta implementando con successo alcune delle iniziative che in passato erano state il fiore all'occhiello dell'Xbox 360, come gli speciali deal realizzati con COD e Battlefront.

Drake non è arrivato in tempo per il Natale ma il successo di PS4 non ha comunque dato segni di cedimento.

Al di fuori di PS4, però, non tutto sta andando a meraviglia per Sony. La PS Vita, uno degli hardware portatili più promettenti sin dai tempi del primo Game Boy, è stata abbandonata ed è ora territorio esclusivo degli sviluppatori indie. Ad ottobre Sony ha ribadito che lo sviluppo di titoli tripla-A è ormai terminato sulla piattaforma, e a settembre Shuhei Yoshida ha dichiarato che il clima non è favorevole per il lancio di un'erede.

Nel frattempo su PS4 il servizio PlayStation Now non è partito particolarmente bene, a causa di un prezzo d'ingresso troppo alto, mentre l'emulazione a pagamento dei titoli PS2 non ha fatto altro che sottolineare quanto sia più generosa l'offerta di Microsoft con la sua retro-compatibilità. Persino il PlayStation Plus potrebbe essere un potenziale problema: i titoli gratuiti hanno costituito un grande incentivo per il pubblico, spingendolo a pagare la quota annuale, ma hanno anche disincentivato a spendere soldi altrove nello store. Perché acquistare un titolo quando si rischia di vederlo comparire il mese successivo nella lista dei titoli "gratuiti"?

Per quanto riguarda il futuro, la Paris Games Week e la PlayStation Experience di San Francisco hanno offerto un interessante scorcio su ciò che è a venire. Rez Infinite potrebbe offrire al PlayStation VR la sua prima killer application, e un seguito di Ni No Kuni sicuramente non guasta. È un peccato, però, che a parte l'interessante Wild non si sia visto niente di realmente nuovo.

Ad ogni modo Horizon: Zero Dawn è senz'altro uno dei titoli più interessanti del prossimo futuro (anche se avrebbe bisogno di un nome più efficace), mentre No Man's Sky a questo punto semplicemente non può permettersi di fallire, soprattutto in termini di vendite. Anche Nier sembra promettere bene, insieme a Shenmue e The Last Guardian, e poi c'è Hideo Kojima, il cui accordo di collaborazione con Sony ha ricevuto quell'accoglienza entusiasta che è invece mancata quando Microsoft ha annunciato l'esclusività temporanea di Rise of the Tomb Raider.

Alla fine del 2014 c'era già la sensazione che Sony si fosse crogiolata nei suoi successi troppo a lungo, e che fosse ora di cominciare ad offrire qualcosa di più concreto. A quanto pare il trend positivo è durato altri 12 mesi senza la necessità di grosse iniziative, col risultato che promesse e aspettative cominciano ad accumularsi sempre di più. Il 2016 dovrà essere l'anno in cui tutto verrà mantenuto.