Skip to main content
Se clicchi sul link ed completi l'acquisto potremmo ricevere una commissione. Leggi la nostra policy editoriale.

Il mercato dell’usato

Un bene, un male o una necessità?

Il sito permette a un giocatore di mostrare ad altri utenti la lista dei titoli in suo possesso e che vuole scambiare, dopo di che lo mette in contatto con coloro che sono interessati a uno dei prodotti presenti nell'elenco. Parlando con la Ratcliffe di GaBoom, è interessante percepire il suo malcontento verso i commercianti, molto simile a quello dei publisher.

La vendita dell'usato "non corrisponde al consumatore il vero prezzo del gioco", racconta. "Quando scambi un gioco con un negoziante, loro lo rivendono per un profitto molto più alto, il che dimostra che il prodotto vale molto di più di quello che hanno pagato al consumatore."

Siti come GaBoom (o anche eBay e Amazon Marketplace) corrispondono invece ai consumatori il valore effettivo del gioco. Anche se gli sviluppatori non guadagneranno da questa vendita, saranno per lo meno felici di sapere che nessun altro sta speculando alle loro spalle.

Coi costi che hanno oggi, sempre meno persone collezionano videogame preferendo rivenderli.

Purtroppo però, nella lotta contro l'usato l'industria del gioco potrebbe eliminare anche quest'opzione. Ratcliffe ci fa notare che iniziative come Project Ten Dollar e Online Pass fanno male a tutti i consumatori dei giochi di seconda mano, di conseguenza anche a quelli che li comprano nuovi dando dentro il vecchio.

"Spero che lo spostamento verso l'online non sia un modo per punire i consumatori dell'usato", ci dice. "Questo sarebbe sbagliato: i consumatori non dovrebbero mai essere puniti per aver acquistato qualcosa legalmente."

È troppo facile ridere alle spalle dei dirigenti dell'industria dei videogiochi quando se la prendono col mercato dell'usato, al tempo stesso però non è giusto dipingerli come il diavolo. A loro modo di vedere, se ci dev'essere qualcuno che va demonizzato, queste sono le grandi catene di distribuzione.

Eppure anche questo aspetto è più complesso di quanto non sembri. Come ricordato anche nella nostra recente intervista a GameStop, l'opinione del più grande rivenditore al mondo di videogiochi è che senza il mercato dell'usato si venderebbero molti meno giochi nuovi.

Non solo, ma la scomparsa definitiva di GameStop dal mercato rappresenterebbe un grave danno per tutta l'industria, che si troverebbe senza il canale principale grazie al quale vendere in modo estremamente capillare i videogame in tutto il mondo.

Qualche tempo fa Mike Hayes di SEGA ha alluso a questa situazione ambivalente, ricordando che al di là di quanto poco gli piaccia la vendita di seconda mano, "SEGA ha un buonissimo rapporto di lavoro con i negozianti che offrono questo servizio".

GameStop viene additata come un male cui porre rimedio, dimenticando che senza di essa l'industria collasserebbe.

A ben guardare, dunque, i publisher hanno fatto una sorta un patto col diavolo: se i loro sforzi per eliminare il mercato dell'usato fossero vittoriosi, rischierebbero di perdere proprio quegli stessi negozianti da cui dipendono pesantemente per la vendita dei loro giochi.

La nuova frontiera diventa allora la distribuzione digitale, che permetterà ai publisher di fare domani quello che non riescono oggi. La loro speranza però è che i governi non si accorgano di come questa nuova situazione potrebbe portare all'infrazione delle normative attualmente vigenti, intervenendo magari con legislazioni che ripristinino i diritti dei consumatori.

Per la Ratcliffe quel giorno sembra molto lontano e anche se la distribuzione digitale sta aumentando, non sarà catastrofica per lo scambio di videogiochi o per il mercato dell'usato.

"Credo che il mercato dell'usato abbia un futuro e continuerà a essere un successo anche negli anni a venire," dice. "Se considerate che 12,4 milioni di persone solo in Gran Bretagna giocano con prodotti usati, vi renderete conto che questo business ha un futuro assicurato."