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Le origini maledette dei Pokémon - articolo

Cosa lega le antiche leggende giapponesi a queste vivaci creature?

In questo preciso momento esistono oltre ottocento Pokémon, le cui identità variano da arbusti a entità soprannaturali che risalgono a secoli e secoli di tradizione giapponese. Molti si basano espressamente sugli Yōkai, strane creature dall'aspetto sinistro ma grottesco, originarie del Giappone che, come i Pokémon, sono stati inseriti in enciclopedie e carte da gioco illustrate.

Protagonisti di questa parata degli orrori: una testa dai lunghi capelli neri che nasconde una bocca umida e piena di denti, facce sorridenti che penzolano da un albero e ondeggiano con dolci risate, ombrelli senzienti che sfoggiano lunghe lingue rosse e un unico occhio fisso (come si vede in Nioh), e pezzi di carne marcia che ballano nelle notti di luna piena.

Queste affascinanti bestie sono gli antenati maledetti di Pikachu e dei suoi compagni che, ancora oggi, urlano silenziosamente. Prendiamo, ad esempio, Exeggutor, un Pokémon di tipo Erba/Psico: una goffa palma sovrastata da un massimo di sei espressivi volti umanoidi. Le sue origini potrebbero essere legate a uno Yōkai chiamato Jinmenju o “l'albero dalla faccia umana”.

Situato nelle remote valli del sud, le persone un tempo andavano alla ricerca dei suoi frutti nel tentativo di raggiungere l'immortalità. Si dice che gli alberi siano stati privati di tutti i loro deliziosi frutti e che non ne sia rimasto nessuno.

Un'altra storia invece racconta che un viaggiatore solitario stesse passeggiando lungo una valle inondata di sole. L'uomo si mise a sonnecchiare sotto i rami di un grande albero, ma venne svegliato da un coro di voci sussurranti. Guardandosi intorno, notò vicino a lui un albero singolare. Era più alto degli altri, con folte e lussureggianti fronde tropicali che si concludevano in frutti dal colore della carne.

”Rivelatevi!”, gridò l'uomo, sospettando si trattasse di banditi. Con un suono rivoltante, i gonfi frutti dell'albero si girarono verso di lui tutti insieme, rivelando centinaia di serafiche facce. Avevano grandi occhi neri e bocche rosse con denti piccoli e affilati.

”Noi siamo l'albero”, annunciò lo strano arbusto in un vortice disordinato di sussurri, con la sua voce dal tono infantile, ma profondamente serio. Il viaggiatore urlò e barcollò all'indietro, il piede colpì una roccia che lo fece cadere all'indietro sull'erba fitta. Sopra di lui, delle fragorose risate cominciarono a scuotere i gonfi frutti.

I rami si sollevavano e schioccavano mentre la massa sghignazzante oscillava e, ad uno ad uno, i ridenti frutti avvizzivano e cadevano a terra con tonfi intensi e umidicci.

I loro sorrisi infantili si trasformavano in smorfie quando precipitavano al suolo come pesche mature, mentre i frutti già caduti smettevano di ridere e sembravano emettere un profumo delizioso. Il loro succo aveva un sapore dolce, ma anche, in qualche strano modo, aspro.

Come questa che vi ho raccontato, molte altre storie sugli Yōkai sono vaghe e prive di una netta conclusione morale o narrativa, concentrandosi perlopiù sul gusto per il macabro per esplorare cose strane e, a volte, mortali.

Sebbene le notizie riguardanti gli Yōkai affondino le loro radici nel lontano VIII secolo, queste maligne entità non si sono radicate nel folclore giapponese fino alla proliferazione dei bestiari di Yōkai, come il famosissimo volume illustrato "La parata notturna dei cento demoni" (1776). La parata, in questo caso, si avvicina molto ad un pandemonio: tutto il contenuto dell'Altro Mondo si sta riversando in giro e chiunque sia catturato nel mezzo del corteo rischia di morire o di svanire nel nulla.

Tratto da un miscuglio di leggende locali, manoscritti e dall'immaginazione dei suoi creatori, la Parata Notturna includeva delle fervide illustrazioni di diversi Yōkai e istruzioni su dove trovarli. Grazie a testi come la Parata Notturna, le raffigurazioni di queste creature iniziarono a standardizzarsi, mentre le vaghe tradizioni appartenenti a diverse regioni si ancoravano a definizioni più ampiamente riconosciute.

Un esempio di Yōkai proveniente da una zona particolare è lo Yuki-onna, su cui si basa Froslass, il Pokémon di tipo Ghiaccio/Spettro. Originario delle regioni ghiacciate del nord, quelle più fredde del Giappone, Yuki-Onna si identifica con “la donna delle nevi”, solo uno dei suoi numerosi nomi, tutti appartenenti alla sfera femminile.

Può essere moglie, figlia, strega, amante e madre. È quasi sempre letale come le tempeste di neve che il suo arrivo può predire. Tuttavia, il suo aspetto è tendenzialmente sempre lo stesso: pallida, bella, con indosso un kimono estivo sottile poco adatto all'inverno.

Secondo alcune varianti regionali, Yuki-onna è una vampira affamata che si aggira nelle foreste bianche, congelando i viaggiatori dispersi dopo aver risucchiato le loro anime. In altre, Yuki-onna è una donna seducente dai capelli neri che si trasforma in una sottile nebbia di ghiaccio quando viene toccata da mani calde. Si racconta anche che la notte chiami i viaggiatori, per poi gettarli giù da un burrone se non rispondono e attaccarli selvaggiamente se invece lo fanno.

Sul filone della “donna demone malvagio” c'è il Pokémon Jynx di tipo Ghiaccio/Psico: una strega delle terre selvagge divoratrice di carne. Le sue origini, secondo alcuni, vanno ricercate nella moda giapponese Ganguro, caratterizzata da un'abbronzatura finta, con un trucco e delle tinte di capelli dai colori chiari e contrastanti, non molto diversi dal broncio e dalle ciocche platino di Jynx.

Una delle varie declinazioni di questa moda è conosciuta come “yamanba”, un chiaro riferimento agli Yama-uba: delle mostruose megere che attirano stanchi viaggiatori verso le loro capanne ai margini delle strade, solo per divorarli durante la notte.

C'è poi Futakuchi-onna, che viene replicato dal Pokémon (assolutamente adorabile) Mawile di tipo Acciaio/Folletto, una creatura bipede che sfoggia un gigantesco paio di mascelle dietro la testa.

Lo Yōkai a cui si ispira davanti ha l'aspetto di una normale donna, ma nasconde una famelica sorpresa tra i suoi capelli: una seconda bocca piena di denti.

Quando l'escrescenza dalle rosse labbra non strilla selvaggiamente per ottenere più sostentamento, è risaputo che borbotti malignamente. Mentre mangia, la bocca grida di gioia e divora gustosi bocconcini usando le ciocche di capelli che si muovono come serpenti. In alcune illustrazioni, i capelli hanno persino imparato a usare le bacchette.

È risaputo che la Futakuchi-onna piombi sugli avari per infliggere la sua oscura giustizia. All'apparenza si mostra come una giovane e candida donna, molto frugale, visto che non sembra mangiare mai. L'avaro, sciocco e avido, si rallegra di questa donna, fino a quando, una notte, non viene risvegliato bruscamente da un masticare distante e sinistro.

Non tutti gli Yōkai sono assetati di sangue, pur essendo una caratteristica di molti di loro. Prendiamo ad esempio la Kitsune, o le volpi in generale, rappresentate come esseri celestiali, santi, ma anche maliziosi e malvagi. Le Kitsune sono note anche per la loro passione per il tofu fritto, tra le altre cose. Il meraviglioso Ninetales, il Pokémon volpe di fuoco, s'ispira alla Kitsune che ha vissuto per centinaia di anni, raggiungendo una saggezza infinita e un bel numero di code.

Dal momento che le storie degli Yōkai si stavano diffondendo a macchia d'olio, la loro influenza si allargò ulteriormente e divennero sempre più note. Durante il periodo Edo (1603 - 1868), mentre i bestiari si stavano sempre più espandendo, fiorirono le richieste anche di Obake Karuta, le carte da gioco di mostri, che rimasero popolari fino all'inizio del XX secolo.

Tipiche di Tokyo, le carte dei mostri includevano delle colorate illustrazioni di creature del folclore giapponese e si basavano sull'Iroha Karuta, un gioco di carte di abbinamento comunemente usato per insegnare ai bambini i caratteri della lingua giapponese.

Con le sue vivaci illustrazioni e le sue basi folcloristiche, le Obake Karuta si potrebbero considerare come i precursori di giochi di carte come Pokémon e Yu-Gi-Oh!, visto che includono anche la collezione e il commercio di una sfilza di creature leggendarie. La cosa curiosa è che Nintendo, sebbene non abbia mai venduto nello specifico delle carte di mostri, ha iniziato nel 1889 come società di carte da gioco.

Il gioco stesso ha indubbiamente alimentato ulteriormente il fascino del Giappone verso le bestie fantastiche, una tendenza, però, che nei tempi moderni ha virato più verso i Kaiju come Godzilla e simili.

Molti degli Yōkai di un tempo sono ovviamente spariti nel corso dei secoli: persi, dimenticati o rimpiazzati, mentre altri hanno ottenuto nuova vita attraverso libri e disegni. È strano vedere che in alcuni Pokémon si trovino storie che risalgono a centinaia di anni prima: bizzarre dicerie e frottole alimentate dalla tradizione orale e da vecchie paure, che si sono trasformate in mostri a tutti gli effetti inseriti all'interno di un'enciclopedia.

Gli Yōkai qui menzionati e gli innumerevoli altri che vivono grazie all'intrattenimento e alla tradizione locale, in qualche modo sono riusciti a restare a galla sulle correnti in continua evoluzione dei mass-media. Graffiando, strisciando e danzando hanno trovato sempre la via d'uscita dai nostri incubi per entrare nei nostri telefoni e nelle nostre console, pronti a formare una sinistra e caotica parata per marciare nella notte ancora una volta.