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I personaggi vengono prima della loro condizione: uno sguardo alla rappresentazione dell'autismo nei videogiochi - articolo

È tempo di soffermarsi sull'autismo nei videogiochi.

La rappresentazione è la chiave, dicono.

Uno degli aspetti più belli e coinvolgenti dei videogiochi è che non solo possono offrire delle esperienze arricchenti al punto da non riuscire a farci togliere il controller di mano, raccontando delle storie intense e profonde, ma che possono anche creare dei personaggi convincenti e con cui spesso ci si riesce ad identificare. Personaggi che sono davvero nelle nostre corde.

Questo può essere particolarmente vero per i giocatori che, come me, rientrano nello spettro autistico.

Ecco quindi un piccolo quadro generale per capire cos'è l'autismo. L'autismo è una condizione neurologica che coinvolge aspetti come l'interazione sociale, la comunicazione e le capacità motorie. Le persone che rientrano nello spettro autistico possono avere anche un'inclinazione a rituali e alle attività abitudinarie, interessi speciali, problemi sensoriali e difficoltà ad esprimere sentimenti, possono faticare a mantenere le relazioni e spesso sono impegnati in comportamenti ripetitivi e compulsivi.

L'autismo è una condizione molto individuale, pertanto si manifesta in modi completamente diversi all'interno di persone diverse. Non c'è un quadro di comportamenti valido per tutti. È diverso tra maschi e femmine, ad esempio. I tratti autistici nelle donne possono includere la tendenza a copiare ed imitare il comportamento delle persone attorno ad esse. D'altra parte, gli uomini che rientrano nello spettro autistico hanno più probabilità di ricevere una diagnosi rispetto alle donne.

I tentativi di rappresentazione dell'autismo nel passato non sono stati granché, come dimostra il videogioco Amy.

Le persone che rientrano nello spettro autistico, che siano giocatori o meno, possono trovare estremamente difficile relazionarsi con il mondo circostante. I videogiochi forniscono tendenzialmente la forma perfetta di evasione e divertimento di cui necessitano. Può essere particolarmente commovente trascorrere ore immersi in un gioco che permette di confrontarsi con un elemento che fa parte di sé all'interno di un personaggio.

In passato, le rappresentazioni dell'autismo nei vari media erano un po' un miscuglio che generava opinioni e risposte controverse da parte del pubblico. Prima di tutto, c'è stato il gioco stroncato dalla critica, Amy, uscito su PS3, Xbox 360 e PC. Il gioco prevede di guidare verso la salvezza il personaggio principale, sì esatto, è proprio una missione di scorta in cui il giocatore deve tenere al sicuro la piccola Amy. Questo non ha fatto altro che rafforzare lo stereotipo del genio autistico, che insinua che, per funzionare correttamente all'interno di una società neurotipica, le persone autistiche devono avere qualche forma di dono o superpotere per compensare i loro sintomi. Pensate a Raymond Babbit in Rain Man 30 anni fa...

Overwatch, il leggendario sparatutto in prima persona di Blizzard Entertainment incentrato sui personaggi, è stato continuamente elogiato, sin dalla sua uscita nel 2016, per la moltitudine di rappresentazioni dei suoi personaggi per quanto riguarda caratteristiche come l'etnia, il background e l'orientamento sessuale. Questo dimostra come i videogiochi stiano diventando sempre più inclusivi per quanto riguarda la rappresentazione delle minoranze. Non c'è da stupirsi se Overwatch è diventato così famoso in tutto il mondo.

La fan theory è stata confermata da Blizzard e supportata da un fumetto spin-off.

Un esempio importante è Symmetra, un architetto indiano, giocabile come support in Overwatch. Il creatore e director di Overwatch, Jeff Kaplan, ha confermato con una lettera ad un fan che Symmetra rientra nello spettro autistico. Le caratteristiche tipiche dell'autismo sono particolarmente evidenti in Symmetra, dato che durante i combattimenti non riesce mai a riconoscere i segnali sociali. Ad esempio, durante il gioco, dice ai suoi compagni di squadra che “il vero nemico dell'umanità è il disordine”, insinuando molto probabilmente che lei ha bisogno di struttura sociale e di routine e diventa molto angosciata se questo elemento viene in qualche modo interrotto, proprio come accade nelle persone nello spettro autistico.

Nel fumetto spin-off “Symmetra: un mondo migliore” in cui la lore del fumetto è strettamente collegata a quella del gioco, si scopre che Symmetra è stata spesso definita “diversa” dagli altri e le viene anche chiesto in che livello dello spettro autistico rientri. Nella prima vignetta, ad esempio, la Vishkar Corporation parla di alcuni fatti politici molto importanti e Symmetra nota invece una foto sul muro, la vede storta e approssimativa: questo minuscolo dettaglio si dimostra un chiodo fisso per lei. Questa è una caratteristica molto comune nelle persone appartenenti allo spettro autistico: le lievi tendenze ossessivo-compulsive e la meticolosa attenzione ai dettagli, alla precisione e all'accuratezza.

Un po' come succede a me con le prese di corrente. Ogni volta che vedo una presa vuota con l'interruttore acceso, devo andare lì e spegnerla. Devo per forza. Non so perché.

Alla fine del fumetto, parlando della sua diversità che gli altri notavano in lei, Symmetra dice che un tempo le dava fastidio perché sapeva essere vero, ma adesso non se ne preoccupa più. Si sta emancipando. È in grado di vedere e fare cose che molte altre persone non riuscirebbero a fare. Gli altri potrebbero proprio per questo considerarla diversa, ma lei sa di avere un potere speciale che deriva da questa sua peculiarità.

In quanto donna di colore che si trova sullo spettro autistico, l'inclusione di Symmetra nel gioco mi ha fatto urlare internamente di gioia. Adoro il fatto che gli sviluppatori siano stati così premurosi da pensarci. Inoltre, il fatto che in Overwatch sia assente una modalità campagna, permette forse di prestare più attenzione a Symmetra, alle sue capacità e a ciò che può offrire alla sua squadra. Vedere un personaggio autistico in un videogioco che non rientra nella categoria degli Sheldon Cooper o dei Raymond Babbit è allo stesso tempo confortante ed edificante per quanto mi riguarda. Soprattutto perché le donne di colore che rientrano nello spettro autistico sono gravemente sottorappresentate nella società nel suo insieme.

Mi dà molta forza vedere un'altra donna di colore con l'autismo in un gioco. Symmetra mostra a tutte quelle persone che si sentono diverse che non devono mai permettere alla società di decidere ciò che si deve o non deve essere. Faccio i miei complimenti ai ragazzi di Blizzard per aver inserito tutto questo in modo così bello ed elegante senza sbattercelo malamente in faccia e senza fare la predica a nessuno. Con questo tipo di esposizione, all'interno di un franchise mondiale da miliardi di dollari, spero davvero che le persone riescano a comprendere che trovarsi all'interno dello spettro autistico non dovrebbe essere considerato affatto limitante.

Nell'odierna cultura dell'Internet, è molto triste che l'autismo spesso venga usato come insulto volgare o come commento negativo, e che così tanta gente che sbatte le dita sulle tastiere possa essere così pronta a prendersene gioco con cose tipo “Oh, sei un po' autistico”, o “Oh, è così gay”. Siete così obsoleti…

Cover image for YouTube videoLet's Four-Play Overwatch

Non sto dicendo che ogni gioco dovrebbe avere un personaggio che rappresenti l'autismo. Ma è bello vederlo incluso in un videogioco come Overwatch, così pieno di personaggi eroici. Le persone autistiche non sono ritratte abbastanza nei media. Le minoranze sottorappresentate sono raramente incluse nei videogiochi; mi sembra però che gli sviluppatori stiano facendo dei piccoli passi verso un reale cambiamento in tal senso. Per migliorare la rappresentazione dell'autismo nei videogiochi, gli sviluppatori e gli sceneggiatori devono mettere il personaggio di fronte a questa condizione.

È necessario concentrarsi maggiormente sulla narrazione e l'esperienza di gameplay piuttosto che ridurre l'autismo a una serie di stereotipi pur di farlo rientrare all'interno dell'opera. L'autismo e la sindrome di Asperger non devono mai definire chi ne soffre. Il prossimo passo è farlo capire alle persone.

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A proposito dell'autore

Laura Francis

Contributor

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