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Linger in Shadows

Fenomeni videoludici incontrollabili.

Parlando in termini pratici, Linger in Shadow è tutto qui. Non è quel che definiremmo un gioco e seppure c'è dell'arte dentro, be', noi non l'abbiamo vista benissimo, onestamente. Vada per l'intrigante comparto sonoro e per alcune suggestive immagini di una città decadente, ma lo ammettiamo: trattasi chiaramente di pulsioni oniriche, ficchiamoci dentro anche l'inconscio, le mille sfaccettature della psiche umana e il coraggio di proporre e mettere in vendita ( 3 Euro sul PSN) un prodotto totalmente fuori da qualsiasi schema, ma ancora ci chiediamo: qual'è il senso?

Se ci fosse dietro un qualcosa di ben definito avremmo anche potuto accomunare l'esperienza alla stregua di ben più varie correnti artistiche. Probabilmente Rimbaud avrebbe gradito parecchio, anche in mancanza di assenzio.

Nemmeno il comparto tecnico fa sfoggio di effetti grafici degni di nota. È tutto in real time, le animazioni sono fluide ma in termini prettamente visivi i contenuti sono deboli, anche se non del tutto privi di originalità. I controlli inoltre risultano spesso imbarazzanti. In alcuni casi vi verrà chiesto di manovrare il sixaxis muovendolo e girandolo, costringendovi ad eseguire movimenti fastidiosi dei quali avremmo volentieri fatto a meno. Irritanti i momenti in cui i fotogrammi sembrano "scratchare" sullo schermo.

I motivi per cui Sony ha sponsorizzato il prodotto sulla falsariga di un video stravagante sono pertanto chiari. La stessa interazione risulta in effetti alquanto limitata: se da un lato è vero che potrete gestire ogni frame del video, dall'altro bisogna ammettere che i margini di visuale siano parecchio ristretti. Gli oggetti sono poi quasi tutti nascosti nei bordi più periferici delle inquadrature. Trovarli tutti non sarà tanto semplice come sembra.

Il fumo nero. Probabilmente rappresenta il male, ma è giusto una nostra ipotesi.

I giocatori skillati potrebbero quindi ritenere Linger scarsamente interattivo, mentre i puristi della demoscene al contrario punteranno il dito sulla eccessiva "giocabilità" del prodotto finale, a prescindere dal suo carattere commerciale. È certamente strano vedere un colosso dell'intrattenimento elettronico come Sony promuovere un software nato da una cultura specificamente undergound e decisamente di nicchia. Nonostante le molte perplessità, possiamo definire Linger in Shadow per quel che è: un esperimento interessante, le cui potenzialità potrebbero sicuramente arricchire il medium videoludico. Stiamo chiaramente parlando di un prodotto che necessita una sensibilità molto particolare e una innata inclinazione all'introspezione. Per intenderci, ognuno potrà vederci dentro ciò che vuole, un po' come avviene nella pittura metafisica o nelle strambe composizioni dadaiste. I più audaci tra voi lo avranno già provato, o lo proveranno presto. In fin dei conti, costa meno di un pacchetto di sigarette e di certo non nuoce gravemente a chi vi sta intorno. Sull'incolumità della vostra salute mentale, be', non garantiamo nulla...