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Binary Domain

Umani e robot nuovamente gli uni contro gli altri.

Più in generale tutto il design non pare brillare per originalità; i nemici sono palesemente ispirati a quanto già visto al cinema, in particolare "Io, Robot" e la stessa cosa si può dire per l'architettura dei palazzi, per cui i designer hanno attinto a piene mani dall'immaginario popolare della "città futuristica standard".

Al di là delle inevitabili similitudini di gameplay con altri TPS, ci sono un paio di caratteristiche, oltre alla già citata fiducia dei compagni, che rendono Binary Domain un titolo dotato di una certa personalità. Innanzitutto, l'IA degli avversari sintetici sembra decisamente ben programmata, poiché non solo si riveleranno particolarmente ostici ed efficienti nell'usare le coperture e nei tentativi di accerchiamento, ma sembrano capaci di reagire in maniera dinamica in base ai danni subiti.

Quando li colpirete alle gambe, li vedrete dunque strisciare verso di voi, mentre colpendo l'arto utilizzato per impugnare l'arma di turno, li vedrete raccoglierla da terra con l'arto ancora funzionante... e se gli farete saltare la testa, cominceranno a sparare a casaccio, colpendo anche i propri compagni, che a loro volta risponderanno al fuoco con effetti quasi comici. L'unica maniera sicura per eliminarli è colpirli al petto, dove però sono dotati di una corazza più spessa, che richiederà molti proiettili per essere superata.

I robot sono come gli zombie, nel dubbio spara ancora.

La seconda caratteristica interessante è la possibilità d’impartire ordini ai vostri compagni utilizzando un microfono, sia quello che classico che quello integrato in Kinect, per rendere l'azione ancora più realistica. Da quello che è stato possibile vedere la funzione sembra integrata in maniera abbastanza efficace, e soltanto un paio di volte i comandi sono stati rifiutati - e la causa potrebbe essere stata il giocatore giapponese, originario di un popolo che non brilla certo per la propria perfetta pronuncia inglese.

La demo si è poi conclusa con un'immancabile boss battle contro un enorme robot-aracnide dotato di otto zampe, razzi e un pessimo carattere. Anche qui, niente di nuovo: dovrete utilizzare un bazooka per distruggere la corazza che copre le articolazioni del bestione per poi azzopparlo e renderlo inoffensivo, schema già visto in un sacco di altri giochi, da Metal Gear a Gears of War.

Avrete facilmente intuito che Binary Domain sia un titolo a due facce; da una parte troviamo un sistema di gestione dei compagni interessante e una IA in grado di mettervi in difficoltà, merce rara di questi tempi, dall'altra un design decisamente poco ispirato e un gameplay già visto, due particolarità che rischiano di trascinare il gioco negli abissi delle mediocrità.

E se da un "tradizionalista" come Toshihiro Nagoshi possiamo aspettarci un gioco che non brilli per le proprie meccaniche innovative, stupisce che l'uomo in grado di ideare il coloratissimo e caotico mondo di Yakuza si sia limitato a dare una mano di grigio sullo scenario, senza metterci neppure una nota di colore. Ho il sospetto che dietro questa mossa ci sia la voglia di conquistare il pubblico europeo, meno avvezzo alle stramberie dei designer nipponici, ma se la motivazione fosse questa, credo potrebbe rivelarsi una mossa non proprio azzeccatissima.

Per adesso direi che il giudizio su Binary Domain è sospeso, nonostante sia meno originale di una donna che ama le scarpe e Sex & the City, ci sono comunque delle trovate interessanti, che potrebbero elevare il gioco oltre la media. Non resta che aspettare Febbraio, mese in cui potremo provarlo in maniera più approfondita, e capire se dietro c'è una storia in grado di emozionare, se oltre la tristezza di Shibuya c'è del colore, e soprattutto se l'interazione con i compagni funziona a dovere.