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Company of Heroes 3 - prova

Il grande ritorno di un RTS leggendario.

Era il lontanissimo 2006 quando Relic Entertainment, allora già celebre per la sua relazione amorosa con la serie Warhammer, presentò a sorpresa un titolo ambientato lungo il fronte della Seconda Guerra Mondiale, cavalcando lo tsunami creativo generato da brand come Medal of Honor e Call of Duty per poi declinare inaspettatamente l'ispirazione secondo un'innovativa formula RTS.

Quel videogioco strategico in tempo reale si chiamava Company of Heroes, e portò un piccolo terremoto nel sottobosco degli appassionati presentando dozzine di meccaniche innovative nei confini di un setting che era lontanissimo tanto dalla mitologia vincente di Warcraft quanto dalla fantascienza di Warhammer 40.000 e Starcraft.

Il resto, come si suol dire, è storia. La scorsa settimana, a otto anni di distanza da uno straordinario secondo capitolo della serie che è stato supportato per un lustro, abbiamo finalmente messo le mani su Company of Heroes 3, piombato sul nostro banco di prova come un fulmine a ciel sereno dal momento che Relic sembrava impegnata a pieno regime sul quarto capitolo di Age of Empires che vedrà luce su Xbox Game Pass il prossimo autunno.

Lo splendido setting mediterraneo, e specialmente quello italiano, cambia profondamente la struttura delle mappe.

E invece gli sviluppatori hanno avuto tutto il tempo necessario per confrontarsi con la community, per riflettere sul gameplay, per studiare nuove meccaniche e addirittura per mettere insieme una versione pre-alpha che già profuma di successo. Una build di Company of Heroes 3 che abbiamo potuto mettere sotto torchio per oltre ventiquattr'ore, scoprendo un gomitolo di grandi novità che hanno inizio proprio dall'ambientazione.

Il terzo capitolo della saga nasce da un presupposto che farà la felicità di tantissimi videogiocatori italiani, ovvero quello di trasportare il conflitto sui fronti del Mediterraneo. Ciò significa che per la prima volta le compagnie metteranno piede sul suolo africano, che incontreremo la più grande varietà di armate nazionali della serie, ma soprattutto che gran parte dei conflitti avranno luogo proprio nella nostra cara penisola.

Teatro della prova di Company of Heroes 3 è stato infatti il famoso Fronte Gustav, linea su cui le forze alleate guidate dal generale Mark Clark combatterono per oltre cento giorni nel tentativo di conquistare il perno difensivo di Cassino e avanzare finalmente verso la capitale. Dopo lo sbarco a Salerno e la formazione del quartier generale a Napoli, il nostro compito era quello di aprirci una strada verso la celebre abbazia conquistando la maggior parte delle postazioni strategiche e stringendo relazioni con la resistenza partigiana.

Prima di raccontare la nostra esperienza, tuttavia, vale la pena fare una piccola introduzione alla fittissima rete di meccaniche di gioco che caratterizzano il prossimo episodio di Company of Heroes, un titolo che mescola componenti gestionali alla tradizione strategica per creare una verosimile illusione della classica tattica militare.

La mappa dinamica della campagna aggiunge un nuovo strato al gameplay, ma rallenta l'azione RTS.

L'azione si compone di due segmenti fondamentali, ovvero la mappa della campagna, che per la prima volta assumerà una formula dinamica, e le singole operazioni sul campo gestite dalle divisioni. Nella prima sezione bisogna interfacciarsi con la mappa della campagna, organizzando le divisioni e leggendo correttamente la linea del fronte in modo da prendere il controllo delle risorse fondamentali e smantellare le principali minacce del Reich.

Pensate per esempio al vecchio aeroporto di Pomigliano, che per tutta la durata della guerra fu conteso fra le forze alleate e il nemico: lasciare un simile obiettivo in mano ai nazisti significa esporre la fanteria ai bombardamenti e alle ricognizioni dei tedeschi, mentre impadronirsene consentirebbe ai B-32 statunitensi di liberare le strade dagli onnipresenti Tiger.

Il principale strumento per interagire con la mappa della campagna è la divisione alleata, che può essere una qualunque Aviotrasportata o una Black Ops; sostanzialmente si tratta di unità che non solo possono essere sfruttate per catturare obiettivi e attaccare truppe, ma anche e soprattutto per avviare operazioni sul campo e vere e proprie schermaglie per sfoltire le linee nemiche.

A loro supporto, Company of Heroes 3 mette una serie di altri distaccamenti che possono essere sfruttati per attaccare o difendere, compito che ricade nelle mani dei fucilieri, oppure per rimuovere ostacoli, che è la funzione primaria degli ingegneri, oppure ancora per soccorrere commilitoni, abilità che ovviamente è appannaggio dei soli medici.

La presa dell'aeroporto di Pomigliano permetterebbe ai bombardieri di spianare la strada alle divisioni.

Anche se la fase gestionale legata alla mappa della campagna costituisce un segmento di gameplay a sé stante, c'è da dire che alla lunga può risultare un po' invadente, perché il movimento delle divisioni può arrivare a prendere il sopravvento sulle missioni RTS. D'altra parte, è una componente che offre una discreta dose di profondità, e con l'incedere della guerra si sbloccano tantissimi perk e svariate abilità da sfruttare al meglio per ottenere pieno controllo della regione.

La cosa più importante, tuttavia, è che questa fase tattica aggiunge un decisivo strato di rigiocabilità alle campagne militari. Accadrà infatti spesso e volentieri di dover prendere decisioni tanto delicate quanto immediate, come ad esempio se soccorrere un gruppo di partigiani o tentare di eliminare un burocrate nazista, e ciascuna scelta presa sul tabellone finisce per influenzare e ramificare lo svolgimento della guerra.

In poche parole al giocatore è lasciata libertà totale nell'approccio alla linea Gustav: ci sarà chi preferirà tessere una fitta rete di contatti con la resistenza partigiana spingendo verso Avellino a est per poi puntare Montecassino dall'entroterra, e ci sarà invece chi sceglierà di risalire lungo la costa verso Pozzuoli, magari sfruttando l'ausilio degli incrociatori da guerra, aprendosi un varco per spezzare le linee dei rifornimenti degli avversari.

Il cuore di Company of Heroes 3, d'altra parte, risiede come sempre nelle fasi RTS, fasi che hanno inizio in seguito a particolari azioni delle divisioni sulla mappa dinamica. Basta assaltare una zona calda, rimanere coinvolti in una schermaglia contro il nemico, inseguire un ufficiale oppure tentare di catturare un obiettivo sensibile per spalancare i cancelli su splendide missioni che faranno la felicità di tutti gli amanti del genere.

Non solo guerra: bisogna anche condurre operazioni Black Ops decisamente più tattiche per eliminare bersagli sensibili.

La spina dorsale del gameplay è rimasta sostanzialmente invariata: all'inizio dell'azione si può fare affidamento sui membri della propria divisione e su un Quartier Generale, fondamentale per svolgere ricerche e ampliare il campo base con nuove strutture, come la caserma e l'officina per i veicoli. In assenza di un QG, cosa che spesso accade nelle operazioni di soccorso e durante i lavoretti sporchi, alcune unità possono riconvertire determinati edifici per destinarli alla produzione.

Per il resto, beh, se avete giocato un qualsiasi titolo RTS fra i tanti capolavori che sono emersi nel corso dell'ultimo ventennio è possibile che abbiate già un'idea piuttosto chiara di come funzionano le cose. Nel corso delle missioni e delle schermaglie è determinante assumere il controllo di particolari settori che forniscono risorse, per poi sfruttarle al fine di produrre tutte le unità e gli edifici necessari per assicurarsi la vittoria.

In Company of Heroes, ciò significa conoscere il proprio nemico, comprenderlo a fondo e sfruttare ogni mezzo possibile per piegarlo. Assaltare una roccaforte nazista, ad esempio, vuol dire confrontarsi con una spietata linea di Tiger, pertanto è imprescindibile armarsi di lanciarazzi e altre unità anticarro il prima possibile, perché i terribili carri possono decimare in pochi istanti dozzine di fucilieri, paracadutisti e mitragliere.

Ciò detto, la tattica resta una componente fondamentale, e un singolo cecchino barricato nell'edificio giusto può letteralmente fare la differenza fra il successo e il fallimento di una data incursione. Nel nostro caso, ad esempio, la buona riuscita della cattura di un ufficiale nazista è dipesa da un paio di cecchini barricati agli ultimi piani di una villa del trecento, eroi che sono sopravvissuti miracolosamente all'ultimo assalto teutonico.

Ogni unità ha una lunga serie di abilità e strumenti speciali da sfruttare al momento giusto.

A questo proposito, la curva della difficoltà è molto ripida, anche per tutti coloro che hanno maturato un certo grado di esperienza con gli RTS. Utilizzare fumogeni, bombe adesive e l'intero arsenale della divisione è a dir poco essenziale, ed è ancor più importante farlo al momento giusto, altrimenti si rischia di perdere dozzine di soldati in un battito di ciglia, magari perché ci si è trovati scoperti di fronte al fuoco di una MG-42, oppure perché un panzer nemico è riuscito a tagliare la linea dei rifornimenti.

In linea generale, tentare assalti puntando sulla mera forza bruta non si rivela mai e poi mai una soluzione efficace, quindi bisogna scordarsi di produrre decine di unità per travolgere il nemico, mentre la giusta coordinazione fra un semplice scout, un paio di fucilieri e una mitragliatrice può talvolta portare alla distruzione di interi battaglioni. Bisogna armarsi di pazienza, sfruttare al massimo le abilità dei ricognitori e scegliere di volta in volta la soluzione migliore come in una velocissima partita a scacchi.

Per agevolare i neofiti, Relic ha ben pensato di introdurre una pausa tattica volta a rallentare il ritmo dell'azione, congelando di fatto la partita e consentendo al giocatore di impartire anche lunghe catene di comandi prima di riprendere il combattimento; vien da sé che si tratta di un'offerta completamente opzionale ed esclusiva del comparto single-player, ma è una feature molto efficace per permettere a chiunque di prendere confidenza con le unità e con il campo di battaglia.

Anche se abbiamo già menzionato lo splendido setting mediterraneo, non ci siamo ancora soffermati su quanto quest'ultimo influenzi le dinamiche di gioco. Le location del centro-sud Italia, ad esempio, sono il teatro di numerose schermaglie attorno a paesini arroccati su colli fatti di tornanti, piccole piazze e stretti vicoli perfetti per operazioni di pura guerriglia. Lo stesso discorso vale per le ville campane alle pendici dell'Appennino, e siamo estremamente curiosi di scoprire come la struttura del mapping si sposerà con un'ambientazione più aperta e campale come quella nordafricana.

Le battaglie campali possono diventare rapidamente caotiche, ed è indispensabile mantenere il sangue freddo.

Come da tradizione la distruttibilità degli ambienti è parte integrante dell'esperienza, al punto che la demolizione di un intero edificio è sempre un'opzione da tenere in considerazione, e lo stesso discorso vale per ogni singola copertura, che va assolutamente sfruttata al meglio per sopravvivere durante gli scontri a fuoco più violenti. È evidente, d'altra parte, che queste caratteristiche finiscono per pesare notevolmente sul fronte grafico.

La complessità tecnica e la pienezza visiva offerte da Company of Heroes 3 fanno infatti sì che il titolo risulti piuttosto impegnativo da gestire anche su PC di fascia medio alta, perlomeno nella versione pre-alpha a nostra disposizione, ma gli sviluppatori ci hanno garantito che le build aperte al pubblico saranno decisamente più snelle. Il che, d'altra parte, è una testimonianza concreta della volontà di Relic di trasformare il terzo capitolo della serie in un vero e proprio RTS di nuova generazione.

Obiettivo raggiunto, quindi? È ancora molto, molto presto per sbilanciarsi riguardo Company of Heroes 3: siamo ancora nel pieno della fase di sviluppo, ma è chiaro che il titolo sia stato interamente costruito per rispondere alle esigenze degli appassionati, immagazzinando anni e anni di feedback al fine di proporre un'esperienza ancor più completa e sfidante che in passato.

Questo terzo episodio ha tutte le carte in regola per raccogliere la pesante eredità della serie e portare una ventata di calore mediterraneo sul campo di battaglia, scherzando con nuove meccaniche e sacrificando un pizzico della narrativa emozionale per puntare tutto sul piano del gioco.

E dopo ore di divertimento non vediamo l'ora di scoprire se l'RTS più premiato dalla critica internazionale riuscirà a inaugurare un nuovo ciclo vincente, trascinando un genere spesso sottovalutato oltre i cancelli della next-gen.