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Elite: Dangerous Odyssey - prova

Un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per il gioco.

Per un giocatore di vecchia data di Elite: Dangerous, è difficile quantificare l'emozione che si prova compiendo il primo passo all'esterno della propria navicella. È una cosa che la community ha atteso per anni, sognando i tramonti di un pianeta alieno e i trafficati e rumorosi ambienti di una stazione spaziale al centro di un sistema in guerra.

L'espansione Odyssey, che permetterà tutto questo e molto altro ancora, rappresenta quindi uno step evolutivo fondamentale per il titolo di Frontier Development, soprattutto perché malgrado le tante buone novità addotte da Horizons, l'esperienza ludica era rimasta inevitabilmente ancorata e strettamente confinata tra gli angusti spazi di una cabina di pilotaggio.

La buona notizia è che, almeno su PC, entro l'estate potremo finalmente sganciare le cinture di sicurezza per scendere e farci una passeggiata su uno dei miliardi di corpi celesti che popolano la Via Lattea. Quella meno buona, che si è materializzata dopo aver trascorso diverse ore alle prese con l'alpha di Elite: Dangerous Odyssey, è che il team di sviluppo ha davvero tanto, tantissimo lavoro da fare e il tempo a disposizione non è ormai moltissimo.

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Nonostante ciò, i progressi dell'alpha sono evidenti e se solo qualche settimana fa i giocatori erano confinati in un solo sistema senza nemmeno poter utilizzare una nave per volare liberamente, la build attuale a cui abbiamo avuto accesso ci ha fornito un corposo assaggio del gameplay a terra e delle tante missioni inedite che faranno il loro esordio con quest'espansione.

Tutto comincia all'interno di una base spaziale, una prospettiva del tutto insolita per un CMDR, al punto che i primi istanti alle prese con Odyssey sono stati caratterizzati più da un senso di smarrimento, che di meraviglia. La stazione pullula infatti di negozi e di NPC, e non è chiarissimo almeno in un primo momento quale sia la funzione di ciascuno di loro, anche perché in pieno stile Elite non c'è l'ombra di un tutorial che introduca i giocatori ai nuovi contenuti del DLC.

Dopo un briciolo di esplorazione abbiamo finalmente familiarizzato coi diversi tipi di punti vendita presenti in una stazione, scoprendo come l'equipaggiamento standard si limitasse a prevedere una modesta arma da fianco e la classica tuta da pilota che però è del tutto priva di slot per armi secondarie.

L'alpha si apre così, con uno sguardo verso l'enorme hangar di una stazione spaziale.

Il catalogo dei negozianti ne include fortunatamente diverse, e la cosa più sorprendente è che ciascuna di esse è specificamente dedicata ad esigenze diverse sul campo. Ad esempio, la Artemis è quella con gli scudi più deboli, ma è l'unica ad essere dotata di un piccolo scanner con cui catalogare ed analizzare le forme di vita aliene che si incontrano durante l'esplorazione di un pianeta. La Dominator è perfetta per gettarsi al centro di un violento combattimento, mentre la Maverick è l'unica a poter sfruttare una serie di gadget cruciali nell'infiltrazione e nello spionaggio.

Non è chiaro al momento se vedremo altre classi di tute nella versione finale di Odyssey, eppure questa minima varietà si articola già in tantissime tipologie di missioni secondarie, che vanno dal semplice assalto armato alla riparazione dei sistemi critici di un avamposto, oppure all'assassinio furtivo di un bersaglio importante.

Il fatto che il gameplay a terra non si accontenti di tratteggiare i canoni di un insipido shooter in prima persona fa la differenza, poiché è semplicemente sbalorditivo come il nostro pilota possa interagire con i sistemi di una base planetaria utilizzando i suoi gadget. Per farci un'idea della profondità di queste meccaniche, abbiamo accettato una missione di assassinio e ci siamo diretti verso la struttura che ospitava l'obiettivo, atterrando in uno dei pad della stazione senza destare particolari sospetti.

Con l'arrivo dell'espansione, i giocatori potranno pagare piccole somme per spostarsi attraverso i sistemi limitrofi grazie a un servizio navetta.

Una volta a terra, abbiamo individuato un edificio isolato e facendo attenzione alle guardie, abbiamo silenziosamente divelto un pannello di controllo con la torcia laser, ottenendo un facile accesso all'interno del centro di ricerca. Abbiamo poi hackerato un terminale per ottenere la lista degli ospiti della struttura, in modo tale che la posizione del bersaglio ci venisse costantemente mostrata con un indicatore sul radar.

A quel punto, serviva soltanto un pass di sicurezza di livello 3 per entrare a contatto con l'obiettivo, un problema che abbiamo aggirato scannerizzando con un altro accessorio uno dei ricercatori per clonare le sue credenziali. Non ci rimaneva altro che neutralizzarlo silenziosamente con uno shock elettrico, eppure cercare di raggiungerlo senza allarmare nessuno è stata una sfida che francamente non ci aspettavamo di affrontare giocando a Elite: Dangerous.

La cosa interessante è che avremmo potuto svolgere tutta la missione attraverso un approccio diametralmente diverso, equipaggiando la tuta con la corazza più spessa e affidandoci al nostro arsenale per avere ragione del personale a guardia della base. La scelta non è infinita, questo è ovvio, ma dobbiamo ammettere che malgrado i problemi tecnici e un'IA ballerina che non sempre è stata puntuale nell'individuarci, quel quarto d'ora alle prese con questa nuova missione di Odyssey ci fa essere ottimisti.

Con la possibilità di atterrare su pianeti dotati di atmosfera, ecco che i panorami diventano molto più affascinanti che in passato.

Paradossalmente, ingaggiare dei veri e propri scontri a fuoco è quasi meno divertente che utilizzare i gadget della tuta, non solo perché al momento il numero delle armi è abbastanza limitato, ma anche a causa di alcune incertezze dell'intelligenza artificiale che non ci è parsa disastrosa, ma comunque assolutamente migliorabile. Il tutto poi è incredibilmente bidimensionale, dal momento che non c'è traccia di elementi simulativi che rendano il combattimento più strategico e stratificato.

Certo, anche in questo caso (come nei dogfight tra navicelle) è consigliabile utilizzare un'arma laser contro gli scudi e una cinetica per finire il bersaglio, ma il combattimento non ha niente di cerebrale e consiste solo nel puntare il proprio fucile in direzione di un nemico fintanto che ciò a cui stiamo sparando smette di muoversi. Non è una novità per un FPS, ma non nascondiamo che da un gioco peculiare come Elite: Dangerous potevamo aspettarci scelte molto più coraggiose su questo fronte.

Le armi (così come le tute) potranno essere migliorate dagli ingegneri ma attualmente l'intera sezione è oscurata e non sarà disponibile in quest'alpha. Siamo curiosissimi di scoprire se le modifiche aggiungeranno ulteriore profondità al modulo shooting, e non vediamo l'ora di capire se il team di sviluppo introdurrà nuovi equipaggiamenti da qui all'uscita dell'espansione.

Come vale nel combattimento tra navi, le armi laser saranno letali nei confronti degli scudi e quelle cinetiche nei confronti delle armature.

Chi ha giocato al simulatore spaziale di Frontier saprà bene che quasi tutte le attività in Elite: Dangerous fanno riferimento a una specifica carriera che il nostro pilota può intraprendere tra i quattro angoli della galassia: il mercenario, il commerciante e l'esploratore. Quest'ultima è forse la più popolare, e non a caso l'alpha si è recentemente aggiornata con l'arrivo della tuta Artemis, che permette di scansionare e di studiare i dati relativi alle forme di vita che popolano un pianeta dotato di atmosfera.

Prima che possiate viaggiare con la fantasia, no, niente a che vedere con la biodiversità di No Man's Sky, i pianeti sono tutti abbastanza brulli e l'unica cosa che potremo studiare saranno piante ed altri arbusti, peraltro non poi così diffusi sulla superficie. Per ottenere i dati necessari da una determinata specie, saremo costretti ad analizzare almeno tre esemplari in parti diverse del corpo celeste, quindi siate pronti ad armarvi di pazienza per una caccia alla piantina che, nella nostra esperienza, un po' di frustrazione ce l'ha regalata.

Chiudiamo infine quest'analisi preliminare con una riflessione personale su quello che secondo noi è il più grande difetto di Odyssey, un'occasione mancata che difficilmente potremo perdonare a Frontier Development. Chiunque abbia speso anche solo qualche ora alle prese con Elite: Dangerous saprà bene che nel vuoto cosmico, nello spazio senza fine, l'unico compagno che spesso si ha è la propria nave. Le paratie rumorose, l'abitacolo pieno di luci e indicatori, è quello il vero hub di gioco, non le stazioni, e per noi rimane francamente inspiegabile che nessuno abbia pensato a rendere esplorabili gli interni dei vascelli.

Compiere missioni a terra in compagnia della propria wing sarà uno dei piaceri offerti dall'espansione.

Nel più acerrimo concorrente di Elite, Star Citizen, sono le navi ad essere il punto d'incontro tra giocatori, e nemmeno a farlo apposta Cloud Imperium Games ripone una cura maniacale nello sviluppare gli ambienti all'interno di una navicella. Magari non ci aspettavamo i lounge scintillanti degli yacht spaziali che solcano i cieli del sistema Stanton, ma era del tutto lecito sognare di poter condividere il salotto di una Federal Corvette coi membri della propria wing.

Elite: Dangerous Odyssey, da quel che abbiamo visto finora, rappresenta quindi una mezza occasione sprecata da Frontier Development, anche se la volontà di non proporre in quest'espansione un banale modulo FPS è da lodare. I gadget di ogni tuta donano profondità al gameplay, e sarà curioso scoprire cos'altro è in arrivo che possa ulteriormente diversificare l'approccio alle missioni a terra. Si tratta insomma della giusta direzione, ma il lavoro è ancora tantissimo per giungere a quel salto di qualità che i fan attendono da tempo.