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I'm Not Alone

L'orrore parla italiano.

I’m Not Alone, prima fatica di PixRev, software house partenopea fondata da Alfonso Mincione e Giuseppe del Giudice, rientra nella categoria dei survival horror, un genere che negli ultimi tempi seppur con alterne fortune, stenta a trovare soluzioni innovative e risulta ancorato a cliché ormai abusati. La produzione nostrana ha quindi l’ingrato compito di cercare di ribaltare questo trend negativo con un prodotto in grado di fondere più anime in un unico titolo e le cui promesse, almeno su carta, solleticano il palato degli amanti del genere.

Alla prova pratica il gioco si presenta in maniera a dire il vero ben poco originale: il protagonista, in maniera simile a quanto ci hanno abituato i capostipiti del genere (ad esempio il primo Alone in the Dark, ormai vecchio di quasi venti anni), si ritrova, invitato da quello che in circostanze diverse si potrebbe definire un suo amico, solo in una casa apparentemente abbandonata, ma che al suo interno cela delle presenze la cui natura non ci è ancora stata spiegata e che verosimilmente dovremo scoprire con il nostro alter ego.

Una volta all’interno della villa, la sensazione di deja-vu continua: Patrick (questo il suo nome) richiama in più di un particolare l'Edward Carnby della nuova interazione di Alone in the Dark e la visuale in terza persona fa più di un riferimento nella regia e nell'impostazione al suo predecessore spirituale Resident Evil.

Patrick ci ricorda qualcuno...

La storia si dipana quindi fluidamente, con il nostro che dovrà fare luce sul mistero che avvolge la casa e coloro che la possiedono, impossibilitato a tornare alla luce del sole prima di aver adempiuto al compito che lo attende. La voce scelta per comunicare i pensieri del novello “indagatore dell'incubo” è la prima vera nota positiva: partendo direttamente da un doppiaggio in inglese per puntare verosimilmente al mercato mondiale, dona subito carattere al protagonista che si ritrova a pennello nei panni del bello e dannato.

Anche a livello grafico le impressioni non sono malvagie con modelli ben definiti e ambientazioni che si confanno plausibilmente all’atmosfera di mistero che aleggia nei vari ambienti che ci troveremo ad affrontare. Il sangue ad esempio, protagonista indiscusso vista la deriva marcatamente action di I’m not Alone, è reso in modo particolarmente realistico e contribuisce a immergere il giocatore nell'ambiente e nella storia, donando quei tratti macabri che fanno le fortune negli horror di qualità.

Come atmosfere si può affermare quindi che la lezione impartita dai maestri del genere sembra essere stata recepita con attenzione e personalità. Contributo sicuramente sostanziale a tale impatto è il taglio dichiaratamente cinematografico, riconoscibile nelle inquadrature, nel ritmo sostenuto e nell'alternarsi sapiente di momenti di quiete con momenti dove l'adrenalina scorre veloce.

A sostegno della coreografia troviamo un comparto audio che seppur non radicalmente innovativo, svolge il suo lavoro egregiamente con i rumori sinistri delle presenze della casa che aleggiano sull'incidere timoroso del protagonista e con una colonna sonora che ricorda i classici del cinema horror degli anni '80.

Le animazioni purtroppo non sono ancora rifinite in maniera particolare, risultando leggermente fastidiose nel loro essere oscillanti all'incedere di Patrick, ma vengono compensate con un sistema di controllo che promette di essere più intuitivo rispetto a quanto presente attualmente sul mercato.

L’uscita del gioco nella sua versione PC è prevista per questo autunno: tirando le somme speriamo che il tempo a disposizione permetta di rifinire nei particolari questo titolo che se per ambizioni non sfigura con le maggiori produzioni presenti sul mercato, attualmente mostra dei limiti fisiologici abbastanza marcati che ne potrebbero minare il successo a livello globale. Il tempo ci dirà la verità.