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Remothered: Tormented Fathers - prova

Nascondetevi in un angolo buio e pregate!

I survival horror sono ormai un genere fortemente radicato nella cultura videoludica. Il mercato è strapieno di alternative, da quelle un po' più action fino a produzioni in cui il protagonista è totalmente inerme. Remothered: Tormented Fathers è un progetto tutto italiano nato dalla volontà di Chris Darril (anche lui italiano DOC, a dispetto del nome!), che ha cambiato pelle prima di approdare su Steam in fase beta.

In origine il titolo doveva essere un omaggio a Clock Tower, con tanto di grafica bidimensionale, ma successivamente si è evoluto in un survival horror con una marcata componente hide & seek e un look più moderno. Tenete a portata di mano una scorta di pannolini puliti, perché qui ce n'è davvero bisogno!

Una donna giunge a bordo di un furgone nel vicolo sul retro di una gigantesca villa dall'aria fatiscente. Dopo aver finito di fumare una sigaretta suona il campanello e si presenta come Rosemary Reed all'infermiera che le apre. Si trova lì per un colloquio privato con il sig. Richard Felton, il proprietario della magione. A dispetto delle precarie condizioni di salute il padrone di casa acconsente e i due si ritrovano poco dopo a parlare in uno studio polveroso.

La conversazione verte inizialmente sulla gravità della malattia dell'anziano ma poi vira verso la scomparsa, avvenuta anni prima, di Celeste, la figlia di Felton. L'uomo si inalbera per l'insistenza della Reed e il colloquio termina bruscamente con lei invitata in malo modo ad andarsene.

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La protagonista però è testarda e decide di attendere la sera per introdursi abusivamente nell'abitazione in cerca di qualche buon indizio. Una scelta che si pentirà per sempre di aver compiuto, dato che nelle ore successive verrà risucchiata in un incubo ad occhi aperti. Le stanze e i corridoi dell'enorme casa sono più minacciosi con l'oscurità e la sensazione opprimente che qualcosa possa sbucare all'improvviso dalle ombre diviene presto palpabile.

Dopo essersi nascosta nell'armadio della camera da letto di Richard, Rosemary vede l'uomo mentre conversa amabilmente con il cadavere della moglie adagiato sul letto. È molto diverso dal vecchio di qualche ora prima: coperto solo da un camice da giardiniere se ne va in giro per casa con lo sguardo spiritato, un falcetto in mano e le chiappe al vento.

Nei panni della Reed tenteremo quindi di proseguire nell'indagine, facendo bene attenzione a non rivelare la nostra presenza al padrone di casa. Una volta scoperti infatti non rimane che fuggire e provare a nascondersi in qualche armadio, sperando di essere abbastanza svelti. La villa per fortuna è disseminata di oggetti che possono rendersi utili alla altrimenti inerme protagonista. Tazze, bicchieri e fermacarte possono essere scagliati contro il nostro inseguitore rallentandolo per un po'.

Altri utensili più pericolosi come forbici, tagliacarte o cacciaviti invece sono utilissimi nel caso in cui si finisca tra le grinfie dell'invasato sig. Felton. Dopo essere stata agguantata, infatti, la protagonista non esiterà a conficcare l'arnese a propria disposizione nella spalla del suo aggressore (previa la riuscita di un QTE) per poi darsi alla macchia.

Meglio non farsi vedere dal quello psicopatico del sig. Felton... le conseguenze possono essere davvero spiacevoli.

Come è giusto che sia miss Reed non è che una donna comune, assolutamente non in grado di rappresentare una vera minaccia né tanto meno di difendersi con efficacia. Il modo migliore per sopravvivere consiste nel muoversi silenziosamente e rannicchiarsi in qualche buio pertugio una volta sentiti i passi o la voce del nostro aguzzino nelle vicinanze. I movimenti legnosi e la telecamera stretta non aiutano di certo, contribuendo invece ad aumentare il livello generale di ansia.

Per proseguire bisogna risolvere una serie di enigmi legati alla raccolta e all'utilizzo di specifici oggetti. I puzzle sono logici e abbastanza intuitivi, ma tutt'altro discorso è riuscire a raggiungere indenni il luogo desiderato. La magione di Felton è labirintica e molti corridoi e stanze si assomigliano tra loro, rendendo complesso orientarsi.

Da questo punto di vista il titolo è avaro persino di una mappa consultabile, strumento che anche il più vetusto dei Silent Hill concedeva. Per sapere come muoversi è quindi necessaria una costante esplorazione, meccanica che rallenta ulteriormente un gameplay già poco dinamico e che frustra il giocatore con un quantitativo di game over a nostro parere troppo elevato.

La partita si può salvare in un unico punto: davanti ad uno specchio appeso ad una colonna. Qui è anche possibile ripristinare la salute, che non è indicata da nessuna barretta, ma intuibile dalle condizioni estetiche della protagonista. Nemmeno il salvataggio comunque è un'operazione sicura, e bisogna arrivare sul luogo non visti se non si vuole finire affettati mentre si naviga il menù. Sempre qui è possibile accedere alla gestione delle abilità di Rosemary e ai suoi ricordi, entrambe funzioni bloccate in questa versione di prova.

Finire tra le grinfie del giardiniere folle significa andare incontro ad una orribile morte.

Sul versante tecnico ci troviamo di fronte ad un lavoro solido, con una grafica di tutto rispetto e delle animazioni notevoli per una produzione indipendente. L'atmosfera c'è tutta, e la sensazione opprimente di essere costantemente braccato non abbandona il giocatore nemmeno per un secondo. Quello che ci ha colpito di più è il taglio registico di dialoghi e cutscene, davvero cinematografico e d'effetto.

Un sistema di puntamento oggetti ballerino, la mancanza totale dei sottotitoli e alcuni testi incompleti sono solo alcuni dei problemi (tipici delle produzioni in fase beta) che abbiamo riscontrato e che ci aspettiamo di vedere risolti al momento della release. Il gioco sarà composto da tre capitoli rilasciati con modalità episodica e sarà sottotitolato in italiano .

Tirando le somme, questo Remothered: Tormented Fathers si prospetta come un'opera imperdibile per gli amanti degli horror e affini. Alcune scelte degli sviluppatori, come la totale assenza della mappa e dei checkpoint, non ci hanno convinto pienamente. Questi espedienti potrebbero applicare una difficoltà artificiosa, che rischia di rendere l'esperienza frustrante e ripetitiva senza stimolare o offrire un vero valore aggiunto. Detto questo, se siete amanti del terrore tenetelo d'occhio, di sicuro si rivelerà una bella sorpresa del 2017.

Avatar di Andrea Forlani
Andrea Forlani videogioca da sempre e scrive da parecchio. Il suo ambiente naturale è la sedia davanti al PC e si nutre principalmente di cibo spazzatura. Se importunato, potrebbe difendersi tirandovi contro manciate di dadi da 20.

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