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Scarlet Nexus - prova

Alla scoperta dell'action brainpunk che sprizza shonen da tutti i pori.

Scarlet Nexus si è presentato al pubblico come la più classica delle scatole degli enigmi. Una produzione Bandai Namco Studios d'ispirazione orientale, vicinissima alla cultura degli anime, l'ennesima in un portfolio che intreccia adattamenti su licenza e opere originali. Un progetto che porta le firme di Kenji Anabuki, direttamente dalla serie Tales of, di Keita Iizuka, la mente dietro Code Vein, e soprattutto quella dell'art director Kouta Ochihai, la matita dietro i tratti di God Eater cui si è affiancato l'esordiente Masazaku Yamashiro.

Un titolo fortemente improntato all'azione tradizionale, molto distante dal classico JRPG, nonché decisamente più vicino all'Astral Chain di Platinum Games piuttosto che alla formula soulslite vista in Code Vein. Insomma, un videogioco atipico che a nostro avviso poteva essere tutto e niente, l'ennesimo "anime video game" impalpabile come un progetto destinato a lasciare il segno. Ma quando abbiamo finalmente vestito i panni dei protagonisti Yuito Sumeragi e Kasane Randall, la maschera è caduta e la nebbia si è dipanata tutto d'un colpo.

"Caspita, ma questo è un anime shonen, anzi, un ottimo anime shonen fatto e finito", abbiamo pensato dopo circa tre ore di gameplay. Ironia del destino, l'anime in questione si farà per davvero: Funimation ha licenziato il marchio allo studio di animazione Sunrise, che durante l'estate di quest'anno metterà in scena la serie ufficiale di Scarlet Nexus, una trasposizione diretta degli eventi raccontati nel videogioco.

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E questa rappresenta forse la più grande sfida per esperienze videoludiche di questo genere. Perché va bene ispirarsi al mondo dell'animazione giapponese, va bene riscuotere un discreto successo fra gli appassionati, ma quante di queste sceneggiature riuscirebbero effettivamente a far breccia nel pubblico se fossero nate direttamente come manga o anime? Per quanto abbiamo potuto vedere, Scarlet Nexus rappresenta uno dei rarissimi esemplari che hanno tutte le carte in regola per farcela.

Quello di Scarlet Nexus è un mondo sull'orlo dell'apocalisse: la Cintura dell'Estinzione, un'inspiegabile fenomeno che ha avuto origine nella stratosfera per poi raggiungere il pianeta, è una nebbia impalpabile che genera entità dall'aspetto raccapricciante denominate Others, o Estranei, pericolosissime creature che attaccano qualsiasi essere umano gli capiti a tiro nel tentativo di divorarne il cervello. La manifestazione della Extinction Belt, ovviamente, ha paralizzato il naturale scorrere del tempo, lasciandosi dietro le spalle le macerie di numerose metropoli e strappando milioni di persone alla vita.

Le speranze dell'umanità risiedono nella FSE, ovvero la Others Suppression Force, un esercito che esegue costanti operazioni di scouting nel tentativo di trovare giovani in possesso di devastanti poteri psionici, formando plotoni in grado di opporsi efficacemente alla minaccia ultraterrena. Una volta selezionati non è possibile tirarsi indietro, e bisogna dedicare il resto della vita, che spesso si rivela piuttosto breve, alla pronta distruzione degli Estranei. Nonostante ciò, esistono anche rarissimi casi di candidati volontari che vedono nell'opera della FSE un esempio da seguire.

Yuito Sumeragi è il protagonista maschile di Scarlet Nexus: un ragazzo determinato erede della dinastia che ha salvato il mondo.

Questo è proprio il caso di Yuito Sumeragi, protagonista maschile dell'avventura ed erede della potentissima famiglia Sumeragi, adolescente che ha preso le distanze dalla carriera politica per saldare un debito contratto durante l'infanzia. Dopo la morte della madre per mano di un Estraneo, il ragazzo è stato salvato da una donna misteriosa in uniforme, e in seguito al tragico avvenimento ha votato la propria vita all'inseguimento di un posto nei ranghi dell'FSE.

Ma non è finita qui, perché Scarlet Nexus mette sul piatto un deuteragonista che rappresenta la faccia opposta della medaglia. La fredda Kasane Randall è infatti il secondo personaggio giocabile, una ragazza individuata dagli scout della FSE in tenera età che, insieme alla sorella minore Naomi, si trova costretta a prendere parte all'eterno conflitto dimostrandosi una combattente d'élite fin dalle prime fasi dell'addestramento.

Al primo avvio del gioco bisogna compiere una scelta fra i due protagonisti, ma sappiate che la storia di Yuito e quella di Kasane sono complementari: non si tratta di "path" assimilabili a quelli delle visual novel, ovvero di trame parallele che stravolgono lo scorrere degli eventi, piuttosto del medesimo intreccio raccontato dal punto di vista di ciascun personaggio. Pur potendo scegliere di interpretare Yuito o Kasane a seconda della vostra preferenza, portare a termine entrambe le storyline potrebbe rivelarsi l'unico modo per ottenere una visione completa del mosaico narrativo.

Kasane Randal è la protagonista femminile di Scarlet Nexus: fredda, determinata, una combattente nata.

Due cadetti della FSE, quindi, eppure due personaggi agli antipodi. Da una parte c'è Yuito con la sua timidezza, con la pesantezza del cognome che porta sulle spalle, con la voglia di fare bene in un mondo ostile. Dall'altra c'è Kasane, la più classica delle "tsundere", una ragazza fredda e determinata che nutre un amore sconfinato nei confronti della sorella. Le loro storie, tuttavia, sono strettamente legate: la donna che salvò Yuito, la ragione per cui il giovane decise di dedicare la vita alla FSE, era infatti esattamente identica alla giovane Kasane Randall.

Questo piccolissimo granello di peperoncino è in realtà la bomba che rappresenta il motore di Scarlet Nexus: i sogni di Kasane sono semplici sogni? Il ricordi d'infanzia di Yuito rappresentano il passato, il futuro, o sono solo il frutto della sua immaginazione? La ricerca delle risposte a queste domande è bastata per catturare completamente la nostra attenzione nelle prime ore di gioco, sullo sfondo delle mortali battaglie combattute giorno dopo giorno dai soldati della FSE.

La struttura di Scarlet Nexus è un calderone che pesca qua e là gli ingredienti giusti senza aver paura di sprecare manciate di ispirazioni. L'impostazione militare della FSE strizza l'occhio ad Attack on Titan di Isayama, il tratto che caratterizza alcuni Estranei è molto vicino a quello adottato da Toyama per la serie di Silent Hill, l'enorme cast di personaggi secondari è assimilabile a quello del My Hero Academia di Horikoshi, ma si tratta di punte di colore mai invasive, perlopiù corrette e prive di malizia.

Le fasi esplorative non sono il massimo, ma il design generale è ottimo.

Il roster di comprimari è veramente immenso, e i rapporti che si creano fra i membri della FSE, oltre ad avere un forte impatto sul gameplay, costituiscono la spina dorsale della componente narrativa. C'è un vasto intreccio di ufficiali e commilitoni che fanno capolino nella vicenda di Kasane e Yuito, dai Septentrion, ovvero i membri di grado più alto della FSE, fino ai capitani e ai compagni di plotone che li assisteranno direttamente sul campo.

Dovessimo citarli tutti faremmo notte, pertanto vi basti sapere che coprono praticamente tutte le sfaccettature e i cliché presenti nella tradizionale anima dello shonen. C'è ad esempio Ihanabi Ichijo, dolce amica d'infanzia del protagonista che nasconde un'interesse sentimentale; c'è l'esperto capitano Seto, che prende il giovane Sumeragi sotto la sua ala protettrice; c'è il coriaceo Gemma, uomo tutto d'un pezzo che prende molto seriamente la caccia agli Estranei; ci sono poi i sopracitati Septentrion, come il comandante Karen, fiore all'occhiello della FSE sempre sotto la lente d'ingrandimento dei Corvi.

Già, i Corvi: è così che i giornalisti vengono definiti nel mondo di Scarlet Nexus, perché agli occhi della popolazione non c'è nulla di più importante delle imprese dei militari. L'occhio del "grande fratello" osserva tutto ciò che accade nella guerra contro la Cintura dell'Estinzione, disegnando una società distopica nella quale la violentissima lotta per la sopravvivenza è anche la più grande forma d'intrattenimento che ci sia, fra soldati che diventano i beniamini del pubblico e droni che riprendono ogni battaglia.

Il sistema di combattimento è quello dell'action puro fatto di combo, proiezioni e attacchi speciali.

A proposito di battaglie, è giunto il momento di "parlare del videogioco" Scarlet Nexus, che nonostante l'importanza dell'impronta narrativa orientale resta al cuore un action puro. Le fasi narrative, che sono spesso presentate sotto forma di cutscene o tavole animate per rendere giustizia ai dialoghi, sono infatti il contorno alle missioni della FSE, momento in cui prendiamo il controllo di Yuito o Kasane per sterminare orde di Estranei.

Il sistema di combattimento è quanto di più vicino ci sia all'azione tradizionale: inizialmente abbiamo un tasto dedicato alle combo corpo a corpo, uno destinato ad un attacco fisico speciale, mentre il grilletto destro alle capacità telecinetiche che permettono sia a Yuito che a Kasane di scagliare oggetti della scenografia contro i nemici. L'intreccio di queste semplici ed efficaci abilità, insieme ovviamente a proiezioni pensate per avviare il combattimento aereo e altre chicche da sbloccare tramite level-up, costituiscono lo scheletro di qualsiasi scontro dell'avventura.

Poi le cose si fanno via via più interessanti, e ciò accade principalmente a causa dei companion. Yuito e Kasane possono infatti fare affidamento su un sistema denominato SAS per interagire temporaneamente con le capacità psioniche dei compagni di party; Hanabi, ad esempio, consente a Yuito di aggiungere l'elemento fuoco alle sue capacità, creando vortici di fiamme telecinetiche in grado di carbonizzare in un istante gli avversari lignei.

Il sistema di assist messo in campo dal SAS permette di sfruttare i poteri dei compagni del party.

Questo sistema di "assist", soggetto a un tempo di cooldown, non si limita a conferire bonus elementali ai protagonisti, ma riesce a spaziare dall'invisibilità gentilmente concessa dai poteri di Kagero fino alla chiaroveggenza di Tsugumi, ed è essenziale sfruttare tutto l'arsenale al meglio per abbattere gli Estranei più coriacei. L'elemento più interessante è che le capacità del SAS possono essere incrementate solamente approfondendo il rapporto personale con i compagni, partecipando a missioni opzionali di "bonding" che aumentano la caratterizzazione dei comprimari e la profondità del legame con i protagonisti.

Anche se Yuito e Kasane combattono in modo differente, perché il primo è specializzato nel corpo a corpo e la seconda negli scontri dalla distanza, la struttura delle missioni sul campo resta sostanzialmente invariata. Bisogna farsi largo in piccole mappe aperte piene zeppe di nemici sfruttando tutto l'arsenale per ripulire ogni zona, per poi affrontare spesso e volentieri boss piuttosto impegnativi, forti di punti deboli da focalizzare e meccaniche ambientali da padroneggiare alla svelta, magari con l'ausilio di qualche schivata perfetta.

Abbiamo solamente scalfito la superficie dell'esperienza, pertanto è ancora molto presto per sbilanciarsi con sentenze nette. Lo scheletro del sistema di combattimento, così come quello del sistema di progressione, sembrano cavarsela nella loro immediatezza e semplicità, ma c'è più di qualche sbavatura che meriterebbe di essere limata, su tutte un sistema di lock-on che troppo spesso porta intere combo ad andare a vuoto a causa di hitbox talvolta imprecise e singhiozzanti. Inoltre, è molto facile cadere preda di catene di attacchi da parte dei nemici che stordiscono ripetutamente i protagonisti, e sono particolarmente difficili da evitare a causa dell'assenza dell'animation canceling: in poche parole, una volta iniziata una combo non è possibile schivare, e ciò rende molto complicata l'operazione di lettura degli avversari.

Non mancano i boss, che sono anche particolarmente impegnativi e molto belli da vedere.

I limiti nell'architettura delle ambientazioni, che sono contenute e lineari in maniera simile a quanto visto in Code Vein, sono controbilanciate da un ottimo design estetico e da un buon livello d'interazione, specialmente in combattimento, ma sembrano soffrire la piattezza delle fasi esplorative che intervallano le varie missioni, in cui ci si limita a far due passi per strada e comunicare "via SMS" con i personaggi secondari.

In fin dei conti, i punti di forza di Scarlet Nexus dovrebbero risiedere nella componente narrativa e nel gameplay action: sarà interessante vedere se quest'ultimo riuscirà a tenere il ritmo per l'intera durata dell'opera, migliorando man mano che si sbloccano nuove abilità e adeguandosi al comportamento dei nemici. Per quanto riguarda trama e "lore", invece, abbiamo ben pochi dubbi; l'ispirazione cosiddetta "brainpunk"sembra funzionare alla perfezione, il mondo connesso da Psynet è molto affascinante, i comprimari sono ben caratterizzati, mentre tanto l'incipit di Yuito quanto quello di Kasane sono stati in grado di convincerci fin dal primo istante.

Il compito di Scarlet Nexus, in ogni caso, rimane più che mai arduo, perché è quello di mostrare al pubblico che oltre la patina dei videogiochi-anime originali si nasconde qualcosa di più dell'inconfondibile stile artistico, che salvo eccellenti eccezioni si rivela spesso l'unico tratto distintivo di queste produzioni. Ce la farà? Non ce la farà? È ancora presto per dirlo.

Ma oltre l'opening originale che alza il sipario sull'ammaliante artwork di Kasane e Yuito sembra nascondersi un'anime interattivo che ha tutti gli ingredienti necessari per riuscire a compiere il grande passo. Se avete consumato le sezioni dedicate su Netflix, Prime o Crunchyroll, se siete in cerca di un'affascinante distopia apocalittica, se avete voglia di affettare orde di mostri tremendamente ispirati a colpi di spada e poteri telecinetici, beh, non vi resta che tenere d'occhio Scarlet Nexus.