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Transformers: la Battaglia per Cybertron

Il retrogusto del vintage, secondo Hasbro…

A conferma della suddetta arretratezza del gameplay giungono poi elementi che ormai si credevano esistenti solo nei libri di storia, come le casse sparse per i livelli con dentro scudi e munizioni. Meno male che i robot non hanno bisogno dei medikit, o il rischio era di trovarseli in degli armadietti attaccati ai muri...

Queste perplessità aumentano considerando che Hasbro, anche non volendo uscire dal coro, poteva comunque introdurre altri elementi presi dal prontuario del third person shooter contemporaneo, quali i sistemi di copertura alla Gears of War o la possibilità di posizionare i propri alleati impartendo loro ordini basilari come in Mass Effect 2. Nella versione da me provata, infine, non ho potuto vedere neanche alcun elemento RPG, ormai presente persino nei giochi di guida arcade, che portasse a una qualsiasi crescita delle abilità del personaggio (ma in proposito Activision ha lasciato intendere che nelle prossime build qualcosa potrebbe cambiare).

Optimus e Bumblebee in posa per i lettori di Eurogamer.

Ed è proprio mentre mi interrogavo su come fosse possibile che gli sviluppatori non si rendessero conto dell’obsolescenza del proprio gameplay, che sono rimasto folgorato da una battuta di Megatron, che rompendo una cassa con dentro delle munizioni ha affermato: “questo sistema mi sembra terribilmente datato”. Al che, uno degli altri robot, in tutta risposta: “d’altronde, siamo su una stazione che è stata progettata diecimila anni fa…”. È stato in quel momento che m’è venuto un dubbio: “vuoi vedere che quei volponi di Hasbro adesso cambiano tutto…”. E invece no, nelle successive ore tutto è rimasto immutato.

Nonostante quanto scritto, però, è non senza un certo imbarazzo che devo ammettere di essermi divertito nel giocare a Transformers, finendo per prolungare la mia sessione di gioco ben oltre il dovuto, fino a quando non ho realizzato che correvo il rischio di restare imbottigliato nella tangenziale insieme al traffico del rientro (cosa poi puntualmente accaduta).

Faccia a faccia con un Tanker: come sempre, se l'avversario ha uno scudo, il punto debole è alle spalle...

La Guerra per Cybertron, infatti, è come quel vecchio paio di scarpe che si scoprono in fondo a una scatola a ogni cambio di armadio, che le si guarda e si pensa che sarebbe meglio buttarle, che tanto non le metteremo più neanche questa stagione… poi, senza neanche sapere bene perché le indossiamo e le sentiamo comode, ben modellate attorno al nostro piede, e di colpo capiamo per quale ragione erano ancora lì dove le avevamo lasciate.

Il gioco di Hasbro infatti fila via liscio che è un piacere, secondo un gameplay rodato da decine di anni e da centinaia di videogiochi. L’azione è veloce il giusto, il grado di sfida a livello medio ci vedrà morire se va male una volta ogni ora senza però per questo annoiare mai, i comandi rispondono bene ai nostri input e, in generale, tutto è là dove ci aspettiamo che sia.

E se è vero che il coraggio dimostrato dagli sviluppatori è paragonabile a quello di un'anziana signora col bastone che si appresta ad attraversare un’autostrada a quattro corsie, mentirei se negassi di essermi goduto le mie tre ore di prova.

Certo, non è che dalla mia bocca siano mai usciti gridolini di piacere o esclamazioni di stupore, ma alla fine Transformers è un gioco onesto che si dichiara subito per ciò che è, ovvero un prodotto di intrattenimento ben studiato e ben realizzato.

Per chi non ambisce a fare arte, può anche andare bene così…