Skip to main content
Se clicchi sul link ed completi l'acquisto potremmo ricevere una commissione. Leggi la nostra policy editoriale.

Rainbow Six: Extraction - prova

Ubisoft presenta Rainbow Six: Extraction, lo shooter cooperativo che era stato presentato col nome di Quarantine.

Solo pochi minuti fa, durante l'evento Ubisoft Forward che si è appena concluso [che si sta svolgendo proprio in questi minuti], il publisher transalpino ha nuovamente portato sul palco della sua conferenza lo shooter cooperativo noto come Quarantine, lo spin-off PVE di Siege che ha ora un nome nuovo di zecca, Rainbow Six: Extraction.

Malgrado la notizia non sia stata al centro di alcun rumor in queste intense settimane pre-E3, essa non ci ha colto del tutto di sorpresa. Un paio di settimane fa, Ubisoft ha infatti ospitato un evento di presentazione a porte chiuse che oltre a svelare i dettagli sul rebranding di Quarantine, ci ha permesso di provare in prima persona questa rivisitazione stand-alone che trae le sue fondamenta dall'evento speciale Outbreak, che si svolse sui server di Rainbow Six: Siege nel marzo del 2018.

Quella modalità a tempo limitato non rimase particolarmente memorabile, eppure il successo planetario dello sparatutto tattico di Ubisoft lasciava immaginare che presto o tardi l'azienda non si sarebbe fatta sfuggire l'opportunità di ricavarne un eventuale spin-off. Annunciato all'E3 del 2019, Quarantine non si era poi presentato durante gli eventi successivi, e si pensava che il gioco potesse rientrare tra le schiere di quei desaparecidos di Ubisoft (come Skull & Bones o Beyond Good & Evil 2) destinati con tutta probabilità a un lungo sonno criogenico.

Guarda su YouTube

Mentre attendiamo che i suoi autorevoli colleghi si risveglino dal loro torpore, Rainbow Six: Extraction ha saputo dimostrare di non aver dormito affatto, dal momento che il gioco gode di ottima salute e ci ha perfino convinto della bontà del suo concept, che ad essere sinceri non ci aveva particolarmente colpito fin dalle sue stesse premesse.

Outbreak proponeva intense missioni cooperative in cui dovevamo affrontare una minaccia inedita per il team Rainbow, quella rappresentata da una violenta epidemia di un pericoloso patogeno alieno. Le partite erano divertenti e si traducevano in brutali sparatorie nelle quali bisognava crivellare qualsiasi cosa si muovesse, eppure quell'esperienza non si sposava particolarmente bene con l'accezione tattica e strategica di Siege. Era più simile a un match di Left 4 Dead, e nonostante questo non fosse necessariamente un male, mancavano tutti quegli elementi che avevano reso il gioco così popolare.

Il pericolo era di trovarsi di fronte a qualcosa che piegasse le dinamiche classiche della serie nel tentativo di adattarle a una formula che non aveva niente di ragionato o di cerebrale, ma dopo due ore in compagnia di Extraction la buona notizia è che questo spin-off è prima di tutto un Rainbow Six, nonostante l'avversario sarà rappresentato questa volta da mostruose entità aliene piuttosto che da altri operatori.

Le safe room offrono la possibilità al team di rifiatare, anche se medikit e scorte di munizioni rimangono davvero limitate.

L'incipit di trama non è chiarissimo, e da quel che abbiamo visto il gioco non sembra ripartire dalle basi narrative gettate da Outbreak. L'epidemia, che avevamo lasciato in New Mexico, ora esplode all'ombra della statua della Libertà, ed è sempre la squadra Rainbow a doversene occupare. Il gioco proporrà come personaggi giocabili alcuni dei più celebri operatori di Siege, anche se i gadget su cui ciascuno di loro può contare sul campo sono stati lievemente rivisitati per adattarsi al contesto di un'infezione aliena, proprio come accadeva nell'evento a tempo limitato del 2018.

Anche la struttura dei match sarà vagamente ispirata ad Outbreak, anche se alcune differenze sostanziali rendono imparagonabili le proposte ludiche di ciascun prodotto. In Rainbow Six: Extraction, ogni match è suddiviso in tre distinti round, che ci vedranno combattere per completare una grande varietà di obiettivi in altrettante sezioni della mappa. Alla fine di ciascun round si imbocca l'entrata di una safe room a tenuta stagna e si cambia ambientazione, e un nuovo obiettivo compare sull'interfaccia. In linea teorica lo scopo è quello di sopravvivere a tutti e tre gli incontri, ma il gioco includerà una sorta di meccanica in stile "lascia o raddoppia" che permetterà al team di fermarsi in anticipo per incassare tutti i preziosi punti esperienza accumulati fino a quel punto.

Andare avanti e rischiare il tutto per tutto o fermarsi per evitare di fare una brutta fine? È proprio questa la domanda che ci siamo posti in più di un'occasione, specialmente dal momento che Extraction vanta inoltre una meccanica unica che metterà i giocatori di fronte a delle scelte che hanno delle vere e tangibili conseguenze. Ogni game over avrà un peso, poiché se tutta la squadra viene eliminata o non riesce a raggiungere un punto d'estrazione, l'operatore che stavamo utilizzando rimarrà bloccato fino a quando non riusciremo a trarlo in salvo nel corso di un match successivo.

I loadout degli operatori di Rainbow Six: Siege sono stati adattati alla nuova minaccia che la squadra dovrà affrontare.

Ciò avviene anche se si muore mentre i compagni sono in vita, anche se in questo caso gli alleati potranno prendere il corpo esanime del nostro personaggio e portarlo al punto d'estrazione più vicino per permetterci di poterlo utilizzare ancora. Tutti gli operatori tratti in salvo dopo un game over o estratti dai compagni di squadra saranno feriti, e sarà necessario svolgere qualche altra missione prima di poterli nuovamente giocare al massimo degli HP. Tutto ciò implica che scegliere se proseguire o fermarsi non sarà mai davvero semplice: arrivare alla fine del terzo round incolumi garantisce il premio più ricco, ma uscirne coi piedi davanti può pregiudicare la salute (e quindi la disponibilità) dei membri del roster anche a lungo termine.

Vi avevamo accennato di una gran varietà di obiettivi, e salvare un personaggio precedentemente sconfitto è proprio uno di questi. All'inizio di ciascun match, il gioco sceglie casualmente un obiettivo di missione per ognuno dei 3 round, e se alcuni di questi potranno sembrarvi abbastanza semplici da portare a termine, vi assicuriamo che una volta scesi sul campo ci si accorge abbastanza in fretta di come anche il compito più banale possa trasformarsi in un piccolo inferno.

Che siate chiamati a eliminare una creatura in particolare, oppure a scannerizzare diverse aree della mappa, o ancora a distruggere alcuni nidi alieni nascosti ai quattro angoli dell'ambientazione, Rainbow Six: Extraction non mostrerà alcuna pietà di voi. Non ci consideriamo dei giocatori professionisti, eppure la nostra era una squadra composta da affezionati al genere FPS e nonostante questo siamo stati fatti a pezzi più volte senza mai riuscire a completare il terzo e ultimo round di una partita.

Le mappe sono ricoperte da uno spesso strato di melma, che rallenta i movimenti e avvisa i nemici della presenza degli operatori.

L'elevato grado di sfida offerto dal gioco è legato all'aspetto strategico a cui facevamo riferimento. Scordatevi di poter andare in giro ad armi spianate facendo strage di ogni mostruosità che vi si parerà di fronte, in Extraction le prede siete voi e di conseguenza bisognerà sempre utilizzare la testa prima di premere il grilletto. Le aree dell'ambientazione pullulano di creature, e se anche una sola di esse dovesse notarvi e dare l'allarme, tutti i nidi alieni nascosti all'interno della mappa cominceranno a vomitare abomini di vario genere finché non sarete tutti e tre morti.

Queste premesse si traducono in un impianto di gameplay votato allo stealth, dalla forte accezione strategica, che prevede di muoversi silenziosamente eliminando cautamente ogni ostacolo che vi separa dal vostro obiettivo, naturalmente senza che nessuno si accorga della vostra presenza. In questo senso il gioco di squadra è fondamentale, e scegliere gli operatori giusti in base alle tre missioni che vi saranno affidate lo è forse di più.

Doc, esattamente come in Siege, può curare i compagni e rimediare alla cronica assenza di medikit sulla mappa, mentre Lion col suo scan è in grado di individuare la posizione dei bersagli evitando che il team vaghi alla cieca mentre ne è alla ricerca. Ash, Ela e Hibana possono lanciare delle cariche esplosive e Sledge ha il suo immancabile martello di ferro, che oltre a creare degli utilissimi varchi nei muri si rivela efficace anche nella gestione delle orde aliene. In totale, i personaggi inclusi nella build di prova erano 9, e non è chiaro se sarà questo il roster definitivo di Rainbow Six: Extraction o se al lancio potremo assistere all'introduzione di operatori inediti.

Scegliere la giusta squadra sarà fondamentale per sperare di uscire vivi da ogni round.

In realtà, tutto quello che non riguarda strettamente i quattro angoli del "campo da gioco" è avvolto nel mistero più totale. Abbiamo fatto qualche domanda in merito, ma al momento manca qualsiasi dettaglio sul modello di business che Extraction vorrà adottare, così come non ci è stato detto nulla sul sistema di progressione che coinvolge gli operatori. I personaggi possono essere livellati e l'intero scopo di una partita è quello di raccogliere più punti esperienza possibili, eppure non sappiamo ancora quali saranno gli eventuali vantaggi che potranno essere sbloccati e che invoglieranno indirettamente i giocatori a spingersi fino l'ultimo scampolo del terzo round, lottando con tutte le loro forze per sopravvivere.

Le variabili sono tante e al momento farsi un'idea su quale direzione voglia effettivamente prendere questo progetto è difficilissimo. Sebbene non fossimo particolarmente convinti del suo concept iniziale, dopo un paio di ore alle prese con Rainbow Six: Extraction è emerso quanto Ubisoft sia stata abile nel confezionare un'esperienza divertente, assuefacente e magnetica, capace di convogliare l'esperienza offerta da Siege in qualcosa di completamente nuovo.

Siamo stati massacrati, divorati e fatti a pezzi diverse volte nel corso della nostra prova, ma dopo ogni game over la voglia era quella di tornare al più presto in missione, con la speranza prima o poi di arrivare sani e salvi a quella dannata, preziosissima estrazione.