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Activision Blizzard ancora guai: una nuova causa legale per intimidazioni e blocco dei sindacati

I dipendenti di Activision Blizzard sul piede di guerra.

I dipendenti hanno intentato una nuova causa contro Activision Blizzard accusando l'azienda di utilizzare "tattiche coercitive" per impedire gli sforzi organizzativi per migliorare le condizioni di lavoro - in mezzo alle azioni legali in corso da parte del California Department of Fair Employment and Housing per presunte molestie sessuali, discriminazione e cultura di lavoro "frat boy".

A seguito della prima accusa, gli sforzi organizzativi da parte dei dipendenti hanno visto più di 2.000 impiegati attuali ed ex di Activision Blizzard firmare una petizione che descrive la risposta iniziale dell'azienda alla causa come "ripugnante e offensiva", con successiva azione di sciopero che ha visto più di 500 lavoratori incrociare le braccia.

Tuttavia, la nuova causa, presentata al National Labor Review Board dal collettivo di lavoratori ABetterABK in collaborazione con Communications Workers of America, sostiene che Activision Blizzard negli ultimi sei mesi si è "impegnata e si sta impegnando in pratiche di lavoro sleali" che violano la legge nazionale sui rapporti di lavoro.

"Il management di Activision Blizzard sta usando tattiche coercitive per tentare di impedire ai suoi dipendenti di esercitare i loro diritti di stare insieme e chiedere un posto di lavoro più equo, sostenibile e diversificato", ha scritto CWA in un comunicato stampa che annuncia l'azione legale. "È loro diritto come lavoratori organizzarsi per un ambiente di lavoro libero da abusi, discriminazioni e molestie sessuali, e questo diritto è protetto dalla legge federale sul lavoro".

Secondo il documento, Activision Blizzard ha "minacciato i dipendenti di non poter parlare o comunicare riguardo salari, orari e condizioni di lavoro".

L'"attività concertata protetta" dei dipendenti ha incluso la richiesta di migliori condizioni di lavoro presso Activision Blizzard, con ABetterABK che ha continuato a elencare quattro richieste: fine dell'arbitrato forzato nei contratti di lavoro, adozione di pratiche di reclutamento e assunzione inclusive, aumento della trasparenza salariale e una verifica delle politiche e delle pratiche ABK che deve essere eseguita da una terza parte neutrale.

Activision Blizzard ha finora soddisfatto una di queste richieste, commissionando un audit di terze parti per le pratiche e le politiche ABK. Tuttavia, la sua scelta della società, WilmerHale, è stata oggetto di notevoli critiche data la reputazione dello studio legale per l'eliminazione dei sindacati.

Quest'ultima azione legale non è la prima ad accusare Activision Blizzard di imbrogli nella sua risposta alle accuse iniziali del California Department of Fair Employment and Housing. Il DFEH ha recentemente aggiornato la sua causa, sostenendo che il dipartimento delle risorse umane di Activision Blizzard aveva distrutto documenti relativi a reclami del personale e a indagini interne, un'affermazione che il publisher di Call of Duty ha descritto come "non vera".

Fonte: Eurogamer.net.