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Cellularline Defy Recensione: Auricolari true wireless da gaming...ma non troppo

Bassa latenza e case RGB. Basterà per vincere l'agguerrita concorrenza?

Ricordate Cellularline? Un marchio storico che si occupa di accessori per cellulari da ben prima dei tempi del Nokia 3310. Chi non ha mai comprato un case, un auricolare, un caricatore per accendisigari o qualche altro accessorio di questo marchio per il proprio cellulare? Impossibile non essersi imbattuti in questo brand che ha affollato gli stand di centri commerciali e negozi di telefonia negli ultimi trent'anni, e infatti all'inizio del millennio si è affermato come leader europeo in questo settore.

Quest'azienda è sempre stata orientata su accessori utili e commerciali, lasciando i prodotti premium e di nicchia a brand ben più blasonati (e costosi). Con DEFY, però, l'azienda prova ad aggredire un mercato molto in crescita e certamente agguerrito, quello degli auricolari true wireless dedicati al gaming in mobilità, certamente tra i più prolifici negli ultimi anni.

Con l'arrivo dell'ultimo standard Bluetooth 5.0 e revisioni successive, si è riuscito ad ottenere un audio di qualità paragonabile a quello degli auricolari con filo, a ridurre i consumi e quindi aumentare la durata della batteria, ma soprattutto ad abbattere la latenza. Quest'ultima da sempre un limite per quanto riguarda gli auricolari true wireless, visto che alla latenza tra dispositivo e auricolare, si aggiunge anche quella necessaria per trasmettere e sincronizzare l'audio tra altoparlante destro e sinistro.

Il case ospita gli auricolari e li ricarica.

Se dunque un simile prodotto è sempre andato bene per l'ascolto della musica, diventava praticamente inutilizzabile per contenuti audiovisivi come film e serie TV o videogiochi, visto che si andava incontro inevitabilmente a mancata sincronia tra audio e video (in gergo lipsync). Col Bluetooth 5.0, però, questo è divenuto un ostacolo abbattibile, grazie a latenze inferiori agli 80ms. Ed è proprio la bassa latenza il principale selling point di Defy, ridotta a soli 50ms. Grazie a questo parametro, unito a uno stiloso case con led RGB e una batteria di buona durata, il prodotto si propone come auricolare true wireless per il gaming su smartphone e tablet.

Partendo dalla confezione, Cellularline Defy è contenuto in un cartoncino da stand per centri commerciali, con il classico incavo da esposizione. Una finestra trasparente mostra gli auricolari disposti al di fuori del case. All'interno troviamo, oltre questi due elementi, anche tre paia di gommini di varie dimensioni, un cavo USB-C to USB-A per la ricarica e la guida rapida.

Il telaio è in plastica rigida opaca è caratterizzato da due strisce led RGB, una all'esterno e una all'esterno e tre led bianchi che indicano lo stato di carica. Ospita infatti una batteria supplementare che, aggiungendosi alle cinque ore di durata degli auricolari, porta l'autonomia totale a trenta ore. La ricarica totale richiede invece solamente 1,5h. Aprendo il case, i led RGB si attivano automaticamente, restituendo un bell'effetto, soprattutto per quanto riguarda l'interno grazie alle plastiche lucide nere riflettenti.

Gli slot per riporre gli auricolari hanno un magnete che aiuta nell'inserimento, ma dobbiamo sottolineare qualche difetto. Innanzitutto, il contenitore ha un meccanismo di apertura non semplice e si fatica sempre un po' prima di riuscire ad estrarre gli auricolari. Inoltre, le sue plastiche appaiono non proprio solidissime.

L'accoppiamento è semplice e veloce. Basta aprire il case con gli auricolari riposti, e questi entrano in modalità accoppiamento automatico (led rosso/blu). Gli auricolari sono abbastanza comodi e non abbiamo avuto bisogno di provare gli altri gommini forniti. Ogni earcup è fornito di tasti touch che assolvono varie funzioni a seconda della durata della pressione: un semplice tocco assolve a funzioni di risposta/chiusura chiamata, play/stop della musica o dei video e così via.

Gli auricolari hanno una forma riuscita e sono comodi da indossare.

Abbiamo messo alla prova questi Defy innanzitutto con le semplici chiamate e con qualche messaggio vocale su messaggistica istantanea e benché non siano sbandierate avanzate tecnologie di cancellazione del rumore, i nostri interlocutori ci hanno sempre compreso anche quando parlavamo in mezzo al traffico cittadino. Purtroppo non c'è il supporto integrato agli assistenti vocali come Google, Siri e Cortana.

Dopodiché, siamo passati all'ambito per cui il prodotto è destinato, ovvero il gaming. Abbiamo messo alla prova gli auricolari con giochi per smartphone come Asphalt 9, PUBG e Call of Duty Mobile, tre dei titoli più giocati e tecnicamente avanzati anche per quanto riguarda il comparto audio. Ebbene, la latenza di 50ms effettivamente permette di avere un audio sincronizzato con le azioni di gioco come spari, esplosioni e stridio di gomme in curva. I bassi sono potenti anche se non eccezionali, e restituiscono un buon coinvolgimento.

Dal firmware 13, Nintendo Switch supporta tutti gli auricolari Bluetooth, quindi Defy si presta benissimo all'utilizzo con la console ibrida, specialmente in configurazione portatile. Abbiamo testato platform come Mario Odyssey, Rayman Legends, Metroid Dread e Okunoka, e l'audio è perfettamente sincronizzato all'azione di gioco. Il volume è buono e non è necessario alzare al massimo grazie anche al buon isolamento acustico passivo, ma c'è da dire che anche al massimo il suono non distorce. Gli auricolari sono comodi e non infastidiscono nemmeno dopo sessioni lunghe qualche ora.

Tuttavia, confrontando le stesse sessioni di gioco con auricolari wireless Creative come Outlier One (che costano meno della metà), dobbiamo ammettere che il prodotto Cellularline ha una fedeltà leggermente peggiore e bassi molto meno potenti. Non abbiamo inoltre notato differenze apprezzabili per quanto riguarda la latenza.

Non sono vistosi come altri prodotti, e si indossano volentieri.

Certamente, chi compra un auricolare true wireless avrà in mente di usarlo anche per l'ascolto di musica con servizi come Spotify e simili e quindi abbiamo messo alla prova Defy anche in questo ambito. I bassi non mancano, ma i midrange sono troppo impastati e gli alti poco decisi. Con tracce rock e metal che contengono molti strumenti in contemporanea, il suono risultante è poco definito e a volte anche un po' fastidioso, specialmente a volume alto. Per la musica pop o per l'R&B può anche andar bene, ma se siete audiofili scordatevi di ottenere buoni risultati con jazz e classica.

Per quanto riguarda la visione di film e serie TV, la bassa latenza consente di avere audio sincronizzato con le labbra degli attori, ma le prestazioni non sono certamente da prodotto Hi-Fi. È anche vero che non è questo il suo mercato, ma il problema fondamentale è il posizionamento del prezzo. A €59,99, Defy deve vedersela con prodotti concorrenti come Sony WF-C500, JBL Tune 225, Razer Hammerhead e Creative Outlier V3, tutti prodotti Hi-Fi o gaming acquistabili allo stesso prezzo o qualche decina di euro in più. Questi offrono maggior qualità dell'audio e dei materiali, impermeabilità, equalizzazioni varie, supporto ad assistenti vocali, possibilità di utilizzare un solo auricolare alla volta e in qualche caso anche cancellazione attiva del rumore. Tutte feature che a Defy sfortunatamente mancano.

Alla luce di tutte queste considerazioni, possiamo concludere che il produttore vada lodato per l'audacia, ma con Defy non ha ancora centrato il bersaglio. Bassa latenza (ormai tutti i nuovi prodotti BT 5.0 la offrono) e buona durata della batteria non bastano a giustificare i €59 richiesti. L'RGB sarebbe l'elemento distintivo, ma è solo un inutile orpello a cui dopo qualche giorno non si fa più caso. Certamente il suo target è l'utente casual che compra quel che trova al centro commerciale senza documentarsi troppo, ma a questa cifra è pure difficile da consigliare l'acquisto frettoloso. A nostro avviso, se fosse venduto a una ventina di euro in meno godrebbe di un'appetibilità più consistente e andrebbe a evitare la spietata e agguerrita concorrenza di marchi top dell'audio attualmente in atto.

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Marco Procida

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