Skip to main content
Se clicchi sul link ed completi l'acquisto potremmo ricevere una commissione. Leggi la nostra policy editoriale.

Il ragazzo che rubò Half-Life 2

La storia dietro a un furto da 250 milioni di dollari.

Ed è a questo punto che torniamo all'inizio della nostra storia, con Gembe che si sveglia guardando la canna di un fucile mitragliatore.

Dopo l'iniziale sorpresa, il ragazzo si veste e si dirige con calma al piano inferiore, scortato da così tanti poliziotti da riempire completamente il piccolo corridoio della casa di suo padre.

La sua unica richiesta fu se poteva prendere qualcosa da mangiare ma, quando arrivò il momento di prendere il coltello e tagliare il pane, tutte le armi della stanza tornarono immediatamente a puntare verso la sua testa.

Dopo essersi bevuto una tazza di caffè e aver fumato una sigaretta, non gli restò altro che salire sul retro del furgone della polizia, per essere scortato fino alla stazione di polizia locale. Arrivato a destinazione, venne ricevuto dal capo della polizia, il quale lo guardò dritto negli occhi e gli disse una sola cosa: "Hai idea di quanto tu sia stato fortunato ad essere stato fermato prima di poter salire su quell'aereo?"

Gembe fu interrogato dalla polizia per tre ore. "La maggior parte delle domande riguardavano il worm Sasser, ovvero un malware particolarmente aggressivo che infettava i computer con Windows XP e Windows 2000. Per qualche motivo pensavano che ci fosse un collegamento tra me e Sasser, ma ovviamente negai. Anche Sasser aveva fatto molto scalpore e il suo creatore, Sven Jaschan, era stato preso il mio stesso giorno in un'operazione coordinata, e pensavano che avrei potuto avvertirlo".

"Il mio programma e il suo usavano la stessa vulnerabilità nel servizio LSASS, solo che io non facevo crashare l'host, per questo pensavano che gli avessi fornito il codice. Negai tutto e dissi loro che mai e poi mai avrei scritto un codice così grezzo".

Quando i poliziotti capirono che non c'era alcun collegamento tra Gembe e Sasser, iniziarono a chiedergli di Valve.

"Avrei potuto rifiutarmi di rispondere fino all'arrivo di un avvocato, ma decisi di dire tutto in maniera precisa e onesta, e credo che apprezzarono il gesto", dice. "Stavo simpatico al tizio che mi interrogava, perché, disse, non ero un bastardo come tutti gli altri. Quel dipartimento aveva a che fare soprattutto con pedofilia e pornografia minorile".

"Credo che fui così sincero e aperto per un semplice motivo: non pensavo di aver fatto una cosa così sbagliata".

Il livello iniziale di Half-Life 2 aperto con Hammer.

Gembe rimase in custodia per due settimane. Fu rilasciato solo quando la polizia capì che non stava per fuggire, con l'obbligo di firmare in centrale tre volte a settimana per tre anni, fino al processo.

Mentre era in attesa di giudizio, Gembe lavorò sodo per cambiare radicalmente la sua vita. Finì un apprendistato e ottenne un lavoro nel settore della sicurezza informatica (ovviamente), cominciò a scrivere applicazioni Windows per il controllo dei sistemi informatici, a creare database e fare manutenzione dei server.

Il processo di Axel Gembe durò sette ore. Nessuno di Valve era presente, si fece vedere solo qualcuno del Wall Street Journal. Al di là della breccia nei sistemi di sicurezza della compagnia, non c'era alcuna prova che indicasse in Gembe il responsabile della diffusione su Internet del codice sorgente di Half-Life 2, quindi la pena fu più lieve del previsto.

E anche se Gembe ammise di aver hackerato la rete interna di Valve, il giudice gli assegnò due anni di libertà vigilata. La sua infanzia problematica e l'impegno con cui stava cercando di cambiare la propria vita, si rivelarono attenuanti fondamentali una volta giunto il momento di decidere la pena.

E Valve come la prese? Beh, fino al giorno del processo erano state vendute 8,6 milioni di copie di Half-Life 2, e il suo successo non sembrava aver minimamente risentito del furto del 4 ottobre 2003. Newell era troppo impegnato a contare le mazzette di dollari per preoccuparsi di ciò che succedeva in un'aula lontana migliaia di chilometri. Oggi Gembe ha 28 anni e, a quasi 10 anni dall'accaduto, prova ancora rimorso per ciò che ha fatto.

"Ero ingenuo e ho fatto una cosa che non avrei mai dovuto fare", ammette. "Ci sono un sacco di modi migliori di impiegare il proprio tempo. Mi è dispiaciuto molto aver causato a Valve così tanti problemi e perdite finanziarie, mi dispiace anche aver causato danni ad alcune università che ho usato come test per il mio malware".

"Provo un grande rimorso per tutti gli atti illegali che ho fatto in quel periodo... e mi dispiace non aver fatto niente di buono prima di venire arrestato".

A questo punto non resta che un ultimo dubbio: cosa ne pensa Gembe della propria vittima? Cosa direbbe Axel Gembe a Gabe Newell se lo incontrasse per strada?

"Gli direi che sono molto dispiaciuto per ciò che gli ho fatto. Non era mia intenzione causargli tutti quei danni. Se potessi tornare indietro e cancellare tutto, lo farei, perché ripensarci mi rende ancora molto triste. Volevo solo essere lì e guardare i progressi del suo lavoro, ma alla fine ho rovinato tutto".

Gli direi: "Sei il mio sviluppatore preferito e comprerò sempre i tuoi giochi".

Chissà quale sarebbe la risposta.