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Past Cure - recensione

Pillola azzurra, fine della storia.

Quanto può essere profonda e contorta la psiche? Spesso neanche noi riusciamo a comprenderci pienamente, confusi dallo stress che la mente non riesce a scrollarsi di dosso. Ma se arrivasse qualcuno a ingannare ulteriormente la nostra percezione, che cosa accadrebbe? È proprio quello che succede al protagonista di Past Cure, opera d'esordio dei ragazzi di Phantom 8 Studios. E oggi siamo qui per scoprire quanto può essere profonda la tana del bianconiglio.

Ian è un ex soldato con un mistero da svelare: scoprire cosa sia successo durante un periodo della sua vita di cui non ha alcun ricordo. L'unico elemento che gli suggerisce di esser stato in qualche modo rapito è il fatto di essersi addormentato in Siria, e di essersi poi risvegliato tre anni dopo in Inghilterra, ma profondamente cambiato nella sua psiche.

Ian dopo il "black out" si ritrova in possesso di poteri sovrannaturali, che gli permettono di distorcere il tempo e di proiettare la sua coscienza oltre i limiti del proprio corpo. Queste incredibili doti hanno tuttavia turbato la sua mente nel profondo, rendendo ogni sonno una lotta contro gli incubi che albergano nel suo cervello. Durante la veglia, però, si dedica alle indagini sui suoi rapitori, per scoprire laboratori segreti specializzati nella creazione di super soldati.

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La dicotomia è forte in Past Cure: si è infatti divisi tra i sogni in cui si viene braccati da "uomini porcellana", temibili mostruosità in grado di distruggerci all'istante, e le indagini diurne, che ci vedono impegnati nella lotta a un'organizzazione segreta collegata allo smercio di speciali pillole (le uniche in grado di mantenere sana la mente di Ian). Il canovaccio parte col piede giusto, lanciandoci inizialmente nel distorto limbo mentale del protagonista, per poi perdersi strada facendo, arrivando ad un finale che non lascia alcuno strascico emotivo.

L'unica sezione che riesce a distinguersi è un particolare incubo in cui si avanzerà prevalentemente risolvendo enigmi, che unendosi ad un'atmosfera da horror riescono a catturare chi gioca. Purtroppo parliamo di un'eccezione che cerca di differenziare la formula ma ci riesce per poco, con le sezioni action/stealth alla luce del giorno in netta supremazia. E le problematiche maggiori di Past Cure emergono proprio in questi frangenti.

Ian è infatti chiamato ad infiltrarsi in uno stabilimento, trovando diverse guardie armate sul suo cammino. A voi la scelta se spianarvi la strada con le pallottole, proseguire silenziosamente oppure sfruttare i poteri mentali dell'eroe. Ma come detto i problemi sono dietro l'angolo. Partiamo dall'assenza di un sistema di coperture, su cui potremmo chiudere un occhio se non fossero presenti sezioni di sparatorie. A colpire è tuttavia la pessima intelligenza artificiale, capace di comportamenti illogici perfino per un gioco della scorsa decade. A tal proposito un piccolo esempio: durante la nostra review siamo stati scoperti e circondati dai nemici che ci sono arrivati a meno di un metro di distanza.

In questo esempio vediamo Ian perfettamente immobile mentre l'agente si scopre senza motivo. Questi pattern si ripetono anche in situazioni di superiorità numerica dei nemici.

Durante lo scontro a mani nude siamo arrivati ad un sospiro dalla morte, e in quel preciso istante il gruppo di guardie che ci circondava ha pensato bene di arretrare di diversi metri per posizionarsi dietro a delle coperture. Queste falle nella programmazione colpiscono anche le sezioni sparatutto, in cui basta restare per pochi secondi al sicuro dietro il proprio riparo per vedere gli agenti nemici correrci incontro singolarmente senza badare più a proteggersi. Se cercate un'IA che provi ad accerchiarvi o lanciarvi granate per stanarvi dal vostro nascondiglio, non la troverete in questo gioco.

Per gli amanti dello stealth non tira aria migliore: umani e mostri si comportano allo stesso modo, muovendosi il linea retta o girovagando lungo la stanza. In generale e facile esser scoperti e la logica nemica del "ti vedo e ti inseguo"potrebbe idealmente funzionare per gli uomini di ceramica, ma mal si sposa con agenti addestrati. Infine l'utilizzo dei poteri abbatte anche il più blando livello di sfida, dato che potremo vedere nemici attraverso i muri e individuare il loro campo visivo. Anche la possibilità di rallentare il tempo gioca un ruolo primario, sia nell'aggirare le guardie, sia nell'evitare proiettili vaganti.

Se i nemici sul nostro cammino non bastassero, anche Ian si mette d'impegno per rovinare l'esperienza tra movimenti goffi, comandi macchinosi e uno scarso arsenale offensivo (quattro armi in tutto il gioco). Il feeling nelle sparatorie è blando, e il combattimento corpo a corpo si limita ad una singola combo ed un contrattacco. I poteri mentali sono l'unica idea originale, ma si poggiano su una struttura ludica fallata e di con poco mordente.

Le ambientazioni degli incubi risultano sicuramente più ispirate rispetto alle sessioni diurne.

Il gameplay di Past Cure tenta invano di seguire la scia di titoli noti, ma tutti gli sforzi compiuti sono solo una grande occasione sprecata per i ragazzi di Phantom 8 Studios, e dire che hanno provato a impacchettare il tutto con un discreto taglio cinematografico. Purtroppo l'Unreal Engine vacilla nel frame rate anche in situazioni non caotiche, e mostra i consueti pop-up delle texture. Non mancano bande nere ai lati dello schermo nel simulare l'effetto pellicola, ma l'esperienza c'insegna che è un furbo tentativo di alleggerire gli elementi caricati, e neanche questo escamotage riesce a risollevare la situazione.

In definitiva Past Cure prova a inserire talmente tanti elementi action, stealth e puzzle, da non riuscirne a esaltarne neanche uno. Le idee ci sono e si vedono ma la loro realizzazione è lacunosa sotto tutti i punti di vista. Il voler mettere troppa carne al fuoco ha giocato un brutto scherzo a Phantom 8 Studios, perché alla fine sviluppare un videogioco di alto livello è assai complesso, forse peggio della psiche umana.

4 / 10